Def, Gualtieri ‘spiega’ a Borghi il Mes: ‘non è stato introdotto e non ci sarà a meno di ok Parlamento’
In audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri affronta anche la questione del Mes, rispondendo alle osservazioni di Claudio Borghi, economista leghista e presidente della Commissione di bilancio della Camera. Gualtieri ha definito le affermazioni di Borghi sul Mes
“strumentali”, aggiungendo che “questo momento consiglierebbe maggiore sobrietà”.
Dal canto suo Borghi ha detto al titolare del Tesoro di “non” dargli del “bugiardo, perché sono le cose che lei approva che la smentiscono”.
Il titolare del Tesoro ha tenuto a precisare, comunque, che Claudio Borghi “ignora che non è stato introdotto ancora nessuno strumento del Mes e se ciò avverrà il governo si confronterà con il Parlamento”.
Tra l’altro, “nell’eventualità che l’Italia decidesse di farne accesso, (il Mes) non potrebbe che passare da un voto del Parlamento”. In generale, ha precisato ancora il ministro Gualtieri, l’Italia “dall’inizio considera inadeguati gli strumenti attuali e quindi si sta battendo per uno strumento nuovo, il Recovery finanziato con titoli comuni”.
Detto questo, Gualtieri ha tenuto a ribadire che il nuovo Mes non è come quello vecchio, che imponeva dure condizioni ai paesi che lo richiedevano.
“Ad oggi stiamo parlando semplicemente di offrire la possibilità di una linea di credito senza condizioni. Forse alcuni onorevoli non si sono accorti che finora vi si accedeva solo con condizioni”.
Sul Recovery Fund, “a questo punto sarà essenziale definire adeguatamente la dimensione, la composizione in termini di prestiti e trasferimenti – che per noi devono essere prevalenti – e la tempistica della sua attuazione”.
In ogni caso, “il Governo è impegnato a garantire che la realizzazione sia la migliore possibile per il nostro Paese e per l’intera Europa”.
Gualtieri ha ricordato che, nella videoconferenza dello scorso 23 aprile, il Consiglio europeo ha delineato “un insieme di strumenti da definire per affrontare la crisi: il programma Sure, che potrà arrivare fino a 100 miliardi; l’ampliamento delle risorse della Bei, per garantire fino a 200 miliardi di nuovi prestiti alle imprese; una linea di credito (Pandemic Crisis Support) del Mes, che potrà arrivare fino al 2 per cento del Pil dei Paesi che vorranno farne richiesta”.
Si tratta di strumenti, ha spiegato nel corso dell’audizione alle Commissioni, che hanno un valore “fino a 540 miliardi di euro”, e che “dovrebbero essere attivati entro il prossimo 1 giugno”.
Il Consiglio Ue ha “inoltre riconosciuto la necessità e l’urgenza di un nuovo strumento, il Recovery Fund, da dotare di risorse comuni reperite attraverso l’emissione di titoli europei da destinare, anche con trasferimenti a fondo perduto ad interventi di sostegno all’economia e alla ripresa soprattutto nei settori e nei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi”.