Effetto coronavirus e lockdown, indice Pmi Hong Kong ancora in forte fase di contrazione
L’attività economica di Hong Kong è rimasta in uno stato di forte contrazione nel mese di aprile. L’indive Pmi si è attestato a 36,9 punti, in lieve ripresa rispetto ai 34,9 precedenti, ma ancora ben al di sotto della soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) dell’economia.
Così Bernard Aw, economista presso IHS Markit: “La chiusura delle attività e il crollo della domanda hanno provocato il forte calo della produzione e delle vendite nel mese di aprile. L’occupazione ha continuato a scendere a un ritmo significativo, mentre le aziende hanno tagliato in modo sostenuto le operazioni di acquisto. Le pressioni deflazionistiche persistono, a causa della flesione dei costi dovuta ai prezzi input inferiori e al calo dei salari. Le aziende hanno offerto inoltre sconti nella speranza di aumentare le vendite. Tra le aziende, il sentiment rimane molto negativo, con la maggioranza pessimista sulla ripresa nel corso dei prossimi 12 mesi, a causa della pandemia” (da coronavirus COVID-19).
Ha fatto ancora peggio il Pmi manifatturiero di Singapore, capitolato a quota 28,1, ad aprile, rispetto ai 33,3 punti di marzo.
Ieri le autorità governative di Hong Kong hanno reso noto che, nel primo trimestre del 2020, il prodotto interno lordo di Hong Kong ha sofferto una contrazione pari a -8,9% su base annua, riportando la flessione più forte dal 1974.
In un comunicato stampa, Paul Chan, segretario all’economia della città stato, ha detto che “il contesto esterno rimane molto sfidante”, anche se il coronavirus a Hong Kong “sembra essere sotto controllo”.