Paul Tudor Jones rivela: ho puntato 2% quasi miei asset sul Bitcoin. L’oro? Per qualcuno un ‘gigante dormiente’
Il Bitcoin? E’ una “speculazione grandiosa”. Parola del gestore veterano di hedge fund, Paul Tudor Jones che, in un’intervista rilasciata alla Cnbc, ha rivelato di detenere appena più dell’1% dei suoi asset nella criptovaluta numero uno al mondo. “Forse è quasi il 2% – ha precisato – Al momento, questo mi sembra il numero giusto”.
In ogni caso, per “ogni giorno in cui il Bitcoin sopravvive, la fiducia nei suoi confronti sale”. Fondatore e amministratore delegato di Tudor Investment, considerato tra i migliori trader macro di sempre, Paul Tudor Jones aveva già confessato di star puntando sul Bitcoin, nell’ambito di una strategia di investimenti più ampia, tesa a massimizzare i profitti.
Alta è in queste ore l’attenzione sul Bitcoin, con l’inizio ufficiale dell’halving, che ha già scatenato un bel po’ di euforia, ma anche dietrofront notevoli.
Le ultime ore sono state convulse, con la criptovaluta scesa anche sotto la soglia di $8.500, in calo di oltre -14% rispetto a sabato scorso, in preda a una forte volatilità.
Tornando a Jones il gestore ha difeso il suo nuovo investimento, soprattutto verso altri asset, come il dollaro Usa. A suo avviso, infatti, le valute sono destinate a perdere valore con il passar del tempo.
Il motivo? Già ora sono molti gli investitori che si stanno tenendo alla larga dal cash nel lungo periodo, a causa delle spese che i governi di tutto il mondo continuano a fare (ora aumentate a causa dell’emergenza coronavirus COVID-19, che ha reso necessario il lancio di misure a sostegno di famiglie e imprese): spese pubbliche che crescono a ritmi più alti di quanto facciano le entrate fiscali. Ma i governi continuano a spendere, spiega Jones, anche perché ormai dipendono dalle iniezioni di liquidità delle banche centrali, fattore che con il tempo ridurrà il potere di acquisto delle rispettive monete.
“Se investi in contanti, sulla base del potere di acquisto della (moneta), se decidi di possedere cash nel mondo di oggi, sai che la banca centrale ha l’obiettivo risaputo di deprezzarne il valore del 2% l’anno. Dunque, se fai così ti ritrovi praticamente con un asset sprecato nelle mani”.
Non è così, invece, per il Bitcoin, che non dipende dalla spesa pubblica e dal gettito fiscale dei governi. Certo, riconosce il gestore, si tratta di un asset rischioso, perchè ha solo 11 anni. Si spiega così l’esposizione pari soltanto al 2% circa che Jones ha verso la criptovaluta.
“Quando penso al Bitcoin, lo guardo come a una parte piccola di un portafoglio. Potrebbe anche finire con l’essere l’asset migliore di tutti, e in un certo senso la penso così. Ma sono molto prudente e la mia intenzione è di detenerne una piccola percentuale. Non ha ancora superato la prova del tempo nel modo in cui, per esempio, ha fatto l’oro”.
A tal proposito Jones punta anche sull’oro, popolare strumento di hedging contro l’inflazione, e ritiene che i prezzi del metallo giallo potrebbero “salire in modo notevole” in caso di ripresa dell’inflazione. Non per niente per qualcuno l’oro è il gigante dormiente tanto che Andrew Hecht, nell’Hecht Commodity Report, ha scritto che è possibile che il dietrofront riportato dal metallo la scorsa settimana, sceso sotto la soglia di $1.700 l’oncia, abbia inaugurato l’inizio di una fase nuova di rally, che potrebbe portare il bene rifugio per eccellenza a salire non solo fino a $2000, ma a $3.000.
Hecht ha spiegato la sua view bullish con gli stimoli monetari lanciati dalle varie banche centrali, così come avvenuto a seguito della crisi finanziaria del 2008. Stimoli che, di un ammontare superiore a cinque volte quelli del 2008, potrebbero avere un impatto ancora più esplosivo rispetto a quello che ebbero 12 anni fa sul metallo, andando avanti nel 2020 e oltre.