Confindustria: Pil -9,6% nel 2020. Poi la ripresa, ma di che tipo? Anticiperà di nuovo anni di stagnazione?
Numeri da bollettino di guerra, quelli sfornati oggi dal Centro Studi di Confindustria, che ha rivisto al ribasso l’outlook già disperato sul Pil italiano. Il titolo del report del CSC dice già tutto: “Previsioni Italia: faticosa risalita dopo il crollo, investimenti ed export soffrono più dei consumi”. Pil Italia destinato dunque a un crollo, poi in ripresa, ma in modo faticoso. Ancora prima, gli investimenti e le esportazioni scenderanno più dei consumi. Altro fattore degno di nota è lo spread: nonostante tutte le promesse della Bce di Christine Lagarde, nonostante l’incetta di carta italiana che sta facendo, lo spread BTP-Bund sale e si attesta a livelli ben superiori rispetto al minimo testato a febbraio.
L’outlook rimane incerto, la ripresa sarà soltanto parziale. Basta elencare i numeri snocciolati dal CSC per capire cosa, secondo gli economisti, attende l’Italia in questo 2020 segnato dalla crisi del coronavirus e dal conseguente lockdown.
Il Pil è atteso crollare del 9,6%, peggio del -6% stimato nell’outlook precedente. Tra i motivi c’è il prolungamento del lockdown che il governo Conte ha deciso con un decreto, prorogando le misure di contenimento:
“Due fattori hanno accentuato la già profonda caduta del PIL attesa nel 2020 (-9,6%, dal -6,0% previsto dal CSC il 31 marzo): il prolungamento per decreto dal 13 aprile al 4 maggio, con poche eccezioni, della chiusura parziale dell’attività economica in Italia; un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che frena anche l’attività delle imprese autorizzate a riaprire”.
Riassumendo il trend del Pil italiano, viene ricordato che “nel 1° trimestre il PIL ha subito un crollo oltre le attese (-4,7%). Nell’industria, che ha riaperto a inizio maggio, la produzione è calata del 28% a marzo ed è stimata in ulteriore caduta in aprile (-23%, indagine CSC); il PMI (Purchasing Managers’Index) ha registrato un tonfo (31,1). Nei servizi, l’attività è più ridotta (PMI a 10,8) e la riapertura completa sarà a giugno”.
Di conseguenza, “nel 2° trimestre il CSC (Centro studi di Confindustria) prevede un calo molto forte del PIL (-9,0%). Nel 3° e 4°, con il 100% di settori aperti, è atteso un parziale recupero, frenato da scorte accumulate e difficoltà di molte imprese, che proseguirà nel 2021 (+5,6%)”.
A pesare sull’economia sarà soprattutto il crollo degli investimenti, atteso pari a -15,5% nel 2020. Il tonfo è superiore alla flessione -10,6% prevista lo scorso marzo.
Molto male andranno anche le esportazioni:
“Nello scenario CSC, l’export di beni e servizi crollerà di oltre il 14% nel 2020, recuperando solo in parte nel 2021 – si legge nel rapporto – La caduta è maggiore di quella del commercio mondiale, per la particolare debolezza di Europa e USA; la risalita sarà più robusta. L’import, correlato all’export, riflette anche il forte calo di consumi e, soprattutto, investimenti”.
I consumi, per l’appunto, scenderanno meno di quanto faranno gli investimenti, scendendo del 9,9%. “Le misure anti-contagio hanno in gran parte congelato i consumi a marzo- aprile. La riapertura graduale di attività commerciali e la maggiore libertà di movimento attenueranno la caduta, da maggio; tuttavia, resterà prudente la gestione dei bilanci familiari (-14% la spesa nel 1° semestre). Con un recupero nel 2° semestre, il calo nel 2020 sarà di -9,9% (seguito da +5,7% nel 2021)”.
I conti pubblici si confermeranno croce dell’economia italiana, con il deficit Pil che salirà quest’anno fino all’11,1% e il debito che volerà al 159,1%. L’aumento è in minima parte attribuibile agli effetti della scorsa Legge di bilancio; per gran parte è dovuto alle misure del governo per contrastare gli effetti negativi del Covid-19 (4,6 punti) e al crollo del PIL.
Uno scenario da incubo per l’economia italiana, che porta gli economisti del CSC anche a fare previsioni sul tipo di ripresa che potrà verificarsi quando il peggio, si spera, sarà alle spalle. Il centro studi di Confindustria ricorda come gli economisti usino le lettere per descrivere il tipo di ripresa di un’economia caduta in recessione.
Qual è la lettera adatta a descrivere la situazione italiana?
“Gli economisti si interrogano su quale forma prenderà, questa volta, la ripresa dell’attività economica in Italia – si legge nel report del CSC – Le ipotesi sono varie, in parte basate sugli episodi passati. E vengono spesso sintetizzate in una singola lettera dell’alfabeto, che descrive il profilo trimestrale del PIL di un paese”.
In teoria le possibilità sono tante: “La rapida ripresa dopo una caduta è definita profilo a V: si tratta del caso migliore. Se invece occorre qualche trimestre prima della risalita, si parla di profilo a U (gradualità). Quando la ripresa non arriva affatto, fenomeni rari nella storia, si tratta di un profilo a L. Quando a una caduta-ripresa segue a stretto giro un ulteriore episodio di caduta-ripresa si parla di profilo a W. La possibilità peggiore è il profilo a S rovesciata: alla caduta segue una ripresa che conduce però a una nuova caduta. Meglio del profilo a V ci sarebbe solo quello a J, ma ciò presupporrebbe una piccola caduta, quindi non è una “lettera” attuale”. Viene fatto notare a tal proposito che “con la precedente recessione, dal 2011, il profilo del PIL in Italia ha assunto una forma a U molto allargata: alla caduta è seguito un periodo di stagnazione di ben 7 trimestri e solo dopo una risalita dell’attività. Potremmo dire che si è trattato di un profilo a LI, cioè una brutta L seguita infine da una I”.
Detto questo, quale ripresa si può prevedere al momento per l’Italia?
“Oggi le due fazioni principali di economisti sono i teorici del profilo a V (ottimisti) e i sostenitori del profilo a U (pessimisti). Questa seconda ipotesi è diventata prevalente. Il motivo è che molti si attendono che carenza di domanda e aumento dei fallimenti ritarderanno la risalita nel 3° trimestre, forse anche nel 4°, rispetto alla meccanica variazione positiva che deriverebbe dalla riapertura istantanea al 100%”.