Notizie Notizie Mondo Merkel-Macron sfornano piano Recovery Fund da 500 miliardi. Aiuti arriveranno da bilancio Ue, non con prestiti

Merkel-Macron sfornano piano Recovery Fund da 500 miliardi. Aiuti arriveranno da bilancio Ue, non con prestiti

19 Maggio 2020 10:29

I sovranisti e non solo continuano a strepitare, ma la proposta franco-tedesca viene salutata come un enorme passo in avanti e un’importante apertura verso le richieste dei cosiddetti paesi del Sud, Italia in primis, soprattutto se si considera che, a presentarla, è stata la Germania, il grande falco dell’Europa. Falco che, come insegna la storia, culturalmente “vede il debito come un peccato”. Tanto che la parola “schuld”, debito, significa anche “colpa”.

Ma stavolta è diverso. Stavolta non c’è nessun peccatore, visto che tutta l’Europa, anzi tutto il mondo, è stato colpito dalla piaga del coronavirus.

Dopo diversi tentennamenti, Berlino ha dunque deciso di andare oltre i suoi diktat, e lo ha fatto con Parigi.

Qualcosa, chiaramente, sta cambiando in Europa, se si considera anche il commento rilasciato con un’intervista al Corriere della Sera da Christine Lagarde, numero uno della Bce.

“Il patto di stabilità va rivisto prima che rientri in vigore”, ha detto Lagarde, aggiungendo di ritenere che “questa crisi sia una buona occasione di modernizzare le modalità del Patto di stabilità e di crescita, oggi sospeso” e sottolineando, anche, come la sostenibilità del debito non possa essere calcolata concentrandosi sul rapporto debito-Pil.

“La priorità, oggi, è aiutare le economie a risollevarsi. Gli Stati stanno spendendo e naturalmente i debiti aumentano; quanto al rapporto fra debito e Pil, crescerà, perché siamo in recessione. Tutti i Paesi al mondo stanno assistendo a un aumento del loro livello di debito: secondo le previsioni dell’Fmi, il debito degli Stati Uniti supererà il 130% del Pil alla fine del 2020, mentre quello della zona euro sarà sotto al 100%. Certo è una media, ci sono differenze tra i Paesi dell’area. Ma per valutare la sostenibilità, non bisogna concentrarsi sul livello di debito rispetto al Pil. Bisogna prendere in considerazione il livello di crescita e i tassi d’interesse in vigore. Questi due fattori sono determinanti”.

RECOVERY FUND DA 500 MLD EURO: CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO, NON PRESTITI

Tornando al Recovery Fund, il grande annuncio è arrivato ieri, in occasione della videoconferenza stampa congiunta indetta dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron. L’asse franco-tedesco ha sfornato una proposta su un Recovery Fund da 500 miliardi di euro, dopo trattative che si sono intensificate nel pomeriggio.

Il piano, definito da Merkel di “breve termine”, prevede l’erogazione di 500 miliardi di euro dalla voce spese del bilancio dell’Ue: non si tratta dunque di prestiti, ma di finanziamenti, di contributi a fondo perduto che, come ha confermato Merkel, saranno messi “a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia”.

Ma come sarà finanziato questo fondo? Come spiega l’FT la Commissione europea raccoglierà i finanziamenti accedendo ai mercati dei capitali, cosa che ha già fatto finora, in realtà, ma per importi relativamente modesti. Le somme verranno raccolte attraverso l’emissione congiunta di bond: emissione di debito comune, proprio ciò che i paesi del Sud Europa hanno chiesto ripetutamente all’Asse del Nord.

Tali finanziamenti, è questa la grande novità, non saranno poi erogati ai singoli stati membri del blocco sotto forma di prestiti, ma utilizzati per sostenere le spese di bilancio Ue. Saranno insomma contributi a fondo perduto, non prestiti.

La cancelliera Merkel ha d’altronde ammesso che l’Unione europea sta facendo fronte “alla crisi più grave della sua storia, una crisi che richiede risposte appropriate”. Dal canto suo, il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la proposta “un passo importante”, facendo notare che il piano implica “il trasferimento di veri soldi di bilancio alle regioni e ai settori più colpiti (dalla pandemia Covid-19)”. E qui si potrebbe aggiungere Italia in primis.

Ovviamente, quella annunciata ieri è solo una proposta, che deve essere approvata dai 27 paesi dell’Unione europea: si tratta tuttavia di un presupposto che rende il raggiungimento di una intesa più probabile. La parola spetta ora ai leader dei 27 paesi Ue, dunque al Consiglio europeo, che si dovrà riunire per stabilire le misure da prendere per fronteggiare quella che da emergenza sanitaria è diventata una emergenza economica. Una data per la riunione del Consiglio Ue non è stata ancora fissata.

Gli ostacoli non sono pochi, se si considera che le trattative per varare il bilancio pluriennale Ue vanno avanti da più di due anni. Di fatto, è stata la stessa cancelliera Merkel ad ammettere che tutto è ancora allo stadio iniziale. “Noi stiamo facendo una proposta che, credo, aiuterà a raggiungere una intesa nell’Ue 27. Ma non possiamo costringere nessuno ad accettarla”. Tra l’altro, la stessa Commissione europea deve presentare ai paesi membri dell’Unione europea una sua proposta sul Recovery Fund. Ma, come ha detto anche Macron, “noi speriamo che l’accordo tra la Francia e la Germania sia di aiuto”.

In un comunicato congiunto il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno annunciato che “il Recovery Fund avrà una dotazione di 500 miliardi di euro di spese di bilancio Ue per i settori e le regioni più colpite (Il fondo) rafforzerà la resilienza, la convergenza e la competitività delle economie europee, e aumenterà gli investimenti, in modo particolare nelle transizioni ecologiche e digitali, nella ricerca e nell’innovazione”.

Macron ha poi precisato che i 500 miliardi di euro “saranno stanziati a favore di quei settori che non sono solo tecnologici, aggiungendo che “si tratta di una forte risposta economica che aiuterà a combattere la disoccupazione e a proteggere le aree più vulnerabili”.

IL COMMENTO DELL’ANALISTA: TABU’ SUPERATO

Così ha commentato Samy Chaar, Chief Economist di Lombard Odier:

“L’annuncio congiunto Angela Merkel / Emmanuel Macron di sovvenzioni di bilancio per un valore di 500 miliardi di euro, finanziate attraverso il prestito comune, rappresenta un progresso molto significativo. Di fronte a una crisi di questa portata, l’Unione Europea potrebbe progettare una risposta fiscale comune finanziata dal debito attraverso l’emissione di un bene sicuro in euro, ammissibile sia per il Programma di Acquisto del Settore Pubblico della Banca Centrale Europea (PSPP) che per il Programma di Acquisto d’Emergenza Pandemica (PEPP). Tali acquisti non sarebbero controversi dal punto di vista legale. Non sarebbero soggetti alla ripartizione delle perdite, in altre parole la BCE acquisterebbe “nel proprio portafoglio”, con un limite di emissione del 50% per programma. Inoltre, il debito dell’UE non verrebbe conteggiato come debito di uno Stato membro. Invece, questo sarebbe considerato puro debito dell’UE, oggi valutato “AAA”, e implicitamente sostenuto dai futuri contributi degli Stati membri. Fino a pochi giorni fa, questo era un tabù. La proposta di un’emissione congiunta di 500 miliardi di euro di debito UE attraverso un fondo di recupero equivale al 4% del prodotto interno lordo dell’UE in termini di nuova spesa. L’allocazione dei fondi (cioè la chiave di spesa) sarà in funzione della gravità dello shock pandemico. Finora c’è stata una stretta relazione tra lo shock sanitario pubblico, la gravità degli arresti e lo shock sul PIL. L’Italia potrebbe quindi essere un beneficiario netto, pari al 2% del suo PIL. La Germania ha avuto meno casi di Covid-19 e ha registrato una contrazione del PIL più contenuta nel primo trimestre. Il Paese dovrebbe quindi ricevere molto meno e diventare uno dei maggiori contribuenti in qualsiasi chiave di spesa probabile. Si tratta quindi di un’offerta piuttosto generosa da parte della Germania. Se fosse ancora membro dell’UE, l’esperienza di Covid-19 del Regno Unito l’avrebbe reso un beneficiario netto del finanziamento comune, almeno per alcuni anni. Naturalmente, dopo Brexit, ora non può più beneficiare del programma”.

“A parte questo – commenta ancora il capo economista di Lombard Odier-  la Corte costituzionale tedesca non può contestare questa iniziativa. Questo programma rientra nella politica fiscale dell’UE e quindi, se approvato, i tribunali non possono fermare il piano, soprattutto se il parlamento tedesco lo appoggia. Nel complesso, questo programma rappresenta un importante passo avanti. Speriamo che abbia abbastanza slancio perché i cosiddetti Stati membri frugali dei Paesi Bassi o dell’Austria non lo blocchino. Il diavolo sarà ovviamente anche nei dettagli, soprattutto per quanto riguarda la questione di come stanziare i fondi. Per ora, non vediamo l’ora di avere maggiori dettagli sull’accordo, ma potenzialmente, questo rappresenta un grande passo avanti per l’Europa”.