Effetto tensioni Usa-Cina sul forex: acquisti sul dollaro, euro bucherà nuovi supporti?
Euro sotto pressione, cede quasi mezzo punto percentuale nei confronti del dollaro, sotto la soglia di $1,09. Le rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina rinfocolano l’appetito degli investitori nei confronti del biglietto verde verso le principali valute.
L’euro, considerato moneta più rischiosa del dollaro, ne paga lo scotto, insieme allo yuan, che scende al valore minimo in due mesi e mezzo. Vendite anche sul dollaro australiano e su quello neozelandese.
Il trend della valuta americana viene commentato da Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM, in una nota che fa il punto della situazione dei mercati:
“Il dollaro potrebbe completare la sua fase di apprezzamento entro giugno arrivando fino ad area 1,05 verso euro per le seguenti ragioni: 1) temporanea fase di risk off 2) effetto scarsità del dollaro: le forti immissioni di dollari indotte dall’ampliamento del bilancio Fed sono per ora più che bilanciate dalle cospicue emissioni di Treasury pari a 2999 Mld$ nel trimestre in corso. 3) Attesa di ulteriori manovre BCE che contribuirebbero a indebolire l’euro in vista di un ampliamento quali/quantitativo del piano PEPP”.
Sotto i riflettori la proposta di Pechino, annunciata in occasione dell’Assemblea nazionale del Popolo, di varare una nuova legge sulla sicurezza nazionale, destinata a inasprire i controlli su Hong Kong. Decisione che si è scontrata subito con la reazione del presidente americano Donald Trump, pronto a intervenire a favore della città stato nel caso in cui la legge dovesse venisse imposta.
Tornando all’apprezzamento del dollaro, c’è da dire che, almeno apparentemente, Trump non è più un ostacolo. Tutt’altro: “E’ un grande momento per avere un dollaro forte”, ha detto di recente il presidente Usa. “Tutti vogliono investire sul dollaro perché lo abbiamo mantenuto forte. Io l’ho mantenuto forte”. Fino a qualche mese prima (prima dell’emergenza del coronavirus-COVID-19), Trump aveva accusato la Federal Reserve di Jerome Powell di essere responsabile di una politica monetaria a suo avviso eccessivamente restrittiva che rendeva il dollaro Usa troppo forte e, di conseguenza, le esportazioni americane meno competitive.
Guardando in avanti, Cesarano di Intermonte SIM elenca nella sua nota i temi che potrebbero caratterizzare i mercati nelle prossime settimane.
“In particolare, stanno emergendo due filoni – fa notare – 1)un’inversione dei ruoli tra Fed e amministrazione Trump, la prima molto preoccupata per gli sviluppi post Covid e pronta a nuove manovre concertate con il governo. Dall’altra parte l’amministrazione Trump che, pur non negando la necessità di nuove manovre, non appare però essere particolarmente frettolosa al punto che Trump ha dichiarato ieri ‘Unlimited’ Fed tools available, but U.S. won’t need’. (Ovvero ‘Disponibili strumenti illimitati della Fed, di cui gli Usa non hanno però bisogno”; 2) intensificazione del contraddittorio Usa/Cina su tre fronti: a) le accuse sui danni arrecati dal virus. b) la disputa commerciale sul rispetto dell’accordo di primi livello dal lato cinese. c) il tema Hong Kong, dopo che è emersa l’intenzione cinese di procedere ad una legge sulla sicurezza di emanazione del Congresso cinese che comporterebbe forti limitazioni alle libertà individuali ad Hong Kong”.
Guardando a Wall Street, Cesarano commenta il recupero dei listini azionari Usa dai minimi di marzo con “il forte flusso di liquidità immesso dalla Fed (il bilancio ha superato i 7000Mld$ dai 4250 ante virus) insieme alle manovre governative di circa 3000Mld$ (alcune delle qualia quattro mani con la Fed)”.
Viene fatta notare anche “la probabile coda di un incremento del flusso retail sui mercati azionari US. Ne è testimonianza il forte incremento dei nuovi conti aperti presso broker on line US tra marzo e aprile, in parte legato alla necessità di trovare nuovi approdi su cui scommettere diversi da quelli sportivi, in presenza del lockdown che ha impedito appunto lo svolgimento di diverse manifestazioni sportive”.
Non viene esclusa la presentazione da parte dell’amministrazione di Trump, proprio sulla scia delle tensioni tra Usa e Cina – tensioni che potrebbero penalizzare i mercati – di “un nuovo piano di stimoli (verso giugno) molto incentrato su taglio delle tasse e varo di nuove infrastrutture anziché sul salvataggio degli stati in difficoltà come richiesto invece dai democratici, anche perché i governatori degli stati più indebitati presentato colore democratico”.
Cesarano sotolinea che “a quel punto un ulteriore forte intervento della FED (ad esempio ampliando gli acquisti anche ad Etf azionari) rappresenterebbe la ciliegina finale”.