Atlantia sbotta e minaccia stop investimenti Autostrade. Caos al governo, M5S sbraita per revoca ma tutto è ancora in forse
Sono passati più di due anni dalla tragedia del Ponte Morandi, avvenuta il 14 agosto del 2018 e costata la vita a 43 persone, ancora non si riesca a capire quale sarà il futuro che il governo italiano ha deciso di riservare ad Autostrade, la controllata dalla holding Atlantia, responsabile della gestione di quel tratto dannato.
In realtà di governi ne sono passati due: quello gialloverde M5S-Lega e quello giallo-rosso attuale M5S-PD, entrambi con il comune denominatore pentastellato, che ha continuato in questi anni a chiedere la testa di Autostrade, per privarla delle concessioni autostradali. La minaccia però, più che concretizzarsi in qualcosa, ha lasciato il futuro di Autostrade-Atlantia -e dunque degli stessi investimenti previsti in Italia – in un limbo eterno di incertezza.
Ritiro concessioni sì, ritiro concessioni no: il balletto delle dichiarazioni dell’ultimo biennio ha alla fine fatto perdere la pazienza ad Atlantia che, complici anche alcune frasi al vetriolo arrivate negli ultimi giorni, venerdì scorso 22 maggio 2020, al termine di una riunione straordinaria del cda, ha optato per quello che il governo ha definito subito una serie di ultimatum e ricatti: stop agli investimenti senza i prestiti con garanzia pubblica, ora che l’azienda è stata messa in ginocchio dal crollo del traffico autostradale provocato dall’emergenza sanitaria del COVID-19. E in un momento in cui tutta la Corporate Italia si prepara alla conta dei danni dell’emergenza economica esplosa con il coronavirus.
Qualche giorno prima dell’assemblea straordinaria del cda era stato lo stesso amministratore delegato di Aspi, Roberto Tomasi, a ricordare in un’ intervista rilasciata al Sole 24 Ore come Autostrade avesse presentato una proposta al governo per un accordo da 2,9 miliardi di interventi complessivi lo scorso 5 marzo, senza ricevere una risposta ufficiale.
Il gruppo aveva detto di essere pronto ad avviare il piano di investimenti (14,5 miliardi al 2038) e di manutenzioni (7 miliardi), confermando tuttavia il bisogno dell’accesso al mercato del credito, a causa del balzo stimato del debito nei prossimi anni fino a 13 miliardi (contro la stima di 11 miliardi di Equita e rispetto ai numeri di fine 2019, che parlano di un debito lordo di 9,6 miliardi e netto di 8,7 miliardi)”.
Venerdì scorso, la bomba sganciata da Atlantia: niente garanzie statali sugli 1,25 miliardi di prestiti richiesti? Stop a investimenti da 14,5 miliardi”.
C’è da dire che Atlantia aspetta da un po’: ai primi di marzo Autostrade aveva proposto per l’appunto, come ha ricordato Tomasi, un piano per salvare la concessione: 2,9 miliardi di euro tra investimenti per 1,5 miliardi, taglio delle tariffe del 5% l’anno per i primi cinque anni e circa 700 milioni di euro per il sistema Genova a titolo di risarcimento per la tragedia del Ponte Morandi. La proposta si è però arenata al governo, sul nodo delle tariffe – come scriveva giorni fa il Corriere della Sera – in quanto “il governo chiede che quel 5% di riduzione delle tariffe valga per tutto il periodo concessorio” , mentre “Autostrade chiede che sia una tantum promettendo investimenti per 14,5 miliardi”.
CHI MINACCIA CHI? IL POST DI STEFANO BUFFAGNI E IL COMUNICATO DEL GRUPPO
La situazione peggiora venerdì 22 maggio, con il post che il pentastellato e viceministro del Mise Stefano Buffagni scrive su Facebook:
“Domandare è lecito, rispondere è cortesia: No grazie”, in riferimento alla richiesta di Atlantia di accendere una linea di credito da 1,25 miliardi con garanzia dello Stato italiano, come concesso dal Dl Liquidità.
A quel punto, Atlantia sbotta e, come rilevano alcuni membri del governo, non solo del M5S, “minaccia” di congelare i 14,5 miliardi di investimenti promessi dalla controllata Autostrade a meno di non ricevere le garanzie statali sugli 1,25 miliardi di prestiti richiesti. Non solo: la holding dà mandato ai suoi legali per “valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del Gruppo, visti i gravi danni” provocati dalle mancate risposte della politica italiana. Mancate risposte da “due anni”.
LEGGI IL COMUNICATO DI ATLANTIA SU STOP INVESTIMENTI AUTOSTRADE
A quel punto sbotta però anche il M5S che fa quadrato attorno a Buffagni. Così il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, che parla di “ricatto” e lancia un appello al Pd e Italia Viva affinché si ponga la parola fine al dossier infinito con la revoca delle concessioni:
“Stiamo perdendo tempo, revochiamogli le concessioni, questa non è gente seria. Noi un piano ce l’abbiamo, commissariare direttamente Aspi” e sostituire Spea con Anas.
Cancellieri se la prende anche con il suo diretto superiore, la ministra ai Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli: il dossier della ministra sulla vicenda Aspi, dice, “non lo conosce nessuno, né il M5s, né altre forze di governo, né Conte”.
Il Mit si spacca e rischia di nuovo di spaccarsi -unito sul caso Aspi non si può dire che lo sia mai stato – il governo italiano. Il Ministero delle Infrastrutture (Mit) cerca di smostrare una unità almeno di facciata, nella nota con cui risponde ai vertici della holding che fa capo ai Benetton:
“Il comunicato stampa di Atlantia ha il sapore di un ultimatum” e siccome nessuno, “né tanto meno Atlantia, può permettersi di minacciare le istituzioni”, il Mit ricorda che “determinate decisioni vanno aspettate con rispetto delle istituzioni e di coloro che hanno lavorato senza mai fermarsi alla procedura di caducazione”.
M5S INSORGE: PRESTITO GARANTITO DA SACE NON E’ DIRITTO DI AUTOSTRADE
La questione non può scatenare l’ennesimo dibattito politico infinito: i più duri di tutti sono gli esponenti del M5S. Così si legge nel blog:
“All’interno della nota c’è anche un’inaccettabile attacco al portavoce del M5S e sottosegretario al Mise Stefano Buffagni contro cui i Benetton vorrebbero agire per vie legali… Autostrade ha chiesto, infatti, di poter accedere sfruttando il Decreto Liquidità a un prestito di 2 miliardi garantito da Sace. Ma questo non è un diritto di Autostrade. Lo Stato ha il dovere di aiutare le imprese in difficoltà e di mettere in campo tutte le misure necessarie, ma al contempo di decidere se la garanzia sia o meno opportuna. E i Benetton prima di ottenere altri prestiti hanno un debito altissimo da saldare nei confronti della collettività. Noi non ce ne siamo dimenticati ed è sacrosanto che i nostri rappresentanti nelle istituzioni come Stefano Buffagni lo facciano presente in tutte le sedi”.
“Qualcuno forse – si legge ancora nell’articolo postato sul blog dei 5 stelle – ha dimenticato di chi è la responsabilità del crollo del Ponte Morandi e di quei 43 morti innocenti? Se qualcuno pensa che semplicemente si possa voltare pagina per di più usando i ricatti, ha fatto male i conti. Giustizia deve essere fatta. Essere attaccati da questi colossi che credono di poter fare tutto quello che vogliono impunemente per noi è una medaglia! Il Movimento 5 Stelle e Stefano Buffagni si sono sempre battuti per dare giustizia a quelle vittime, per garantire la sicurezza dei cittadini e per ridurre le tariffe dei pendolari. E continueremo a farlo con sempre più forza: non accettiamo ricatti e siamo sempre dalla parte dei cittadini!”.
Scende intanto in campo anche il Codacons, a tutela dei consumatori italiani che, in tutta questa incertezza, sono sicuramente i primi che ci rimettono:
“Sul caso della vertenza Atlantia entra in scena il Codacons, a tutela degli utenti dei servizi autostradali, che contro il ‘gioco a rimpiattino’ sulla pelle dei consumatori chiede al Governo di attivarsi con urgenza. Abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo tra le parti, aperto ai cittadini nella loro veste di primi fruitori delle autostrade, per definire la vertenza e soprattutto far ripartire investimenti e manutenzione sulla rete, indispensabili per garantire un servizio di qualità e sicuro agli utenti che, ricordiamo, pagano i pedaggi –spiega il Codacons. Di seguito il testo della istanza con cui si chiede a Governo e Atlantia di chiudere entro 30 giorni la vertenza: ‘Da quanto si è appreso dalla stampa, Atlantia ha bloccato oggi i piani di investimenti e sviluppo di essenziali infrastrutture che riguardano la mobilità di tutti gli italiani e il blocco di ingenti possibilità di lavoro e occupazione in un momento in cui c’è necessità assoluta di ripresa e risanamento dell’economia del Paese. Ancor peggio, abbiamo letto che la società sarà trascinata in complesse vertenze giudiziarie, con esiti incerti.
“Orbene – si legge nella nota dell’associazione che tutela i consumatori – i cittadini ritengono che quanto meno il privato, debba fare tutti i sacrifici necessari anche in dipendenza dei gravi eventi verificatisi da Genova in poi, ma che il Governo – a sua volta – di fronte a proposte di indennizzo del privato, debba assumere chiare posizioni positive o negative ma comunque trattare. Il peggio è il silenzio e il lasciare che il livello giudiziario (sia penale dove necessita una chiara e definitiva sentenza che accerti tutte le responsabilità anche pro-quota di tutti i soggetti coinvolti, sia contrattuale civilistico) non debba prevalere perché poi ricadrebbe come danno – a prescindere dall’esito delle vicende giudiziarie – sempre sui cittadini. Per questa ragione e per i prevalenti interessi dei cittadini fruitori dei servizi pubblici autostradali, ci permettiamo di chiedere la urgente – e comunque entro 30 gg – convocazione di una conferenza finalizzata a un accordo di programma ex art. 34 d l.gs.vo n. 267 del 2000 che metta fine alle incertezze e definisca in un modo qualsiasi, ma definisca la vertenza salvaguardando i prioritari interessi dei cittadini”.
LA VIEW DI EQUITA SUL DOSSIER E IL TITOLO ATLANTIA
Alla luce degli ultimi eventi, la società Equita scrive:
“Il viceministro alla Infrastrutture Cancelleri (M5S) è tornato a chiedere la revoca della concessione e la nomina di un commissario per la gestione di ASPI fino alla gara. Secondo il Fatto Quotidiano il dossier preparato dal ministro De Micheli evidenzierebbe le responsabilità di ASPI nel crollo del ponte di Genova. La revoca della concessione non sarebbe un’opzione (troppo rischiosa), mentre il governo vorrebbe l’uscita della famiglia Benetton, ma Atlantia chiederebbe una valutazione piena di ASPI (7 miliardi secondo il Fatto). Si tratterebbe di una valutazione a sconto di circa 2,4 miliaerdi rispetto alla nostra Full Evaluation (€15.5/16 per azione).Il Corriere sottolinea che i margini di confronto fra governo e famiglia Benetton siano pochi. Il governo vorrebbe una riduzione del Wacc di 300 bps (riteniamo passando ad un sistema RAB based) con un taglio delle tariffe del 5% per tutta la concessione (stimiamo un impatto di 1,5/1,8 miliardi sul nostro NPV o circa €2 ps) contro il taglio per 5 anni proposto da ASPI (impatto 500 milioni su NPV). Un secondo articolo parla di richiesta di taglio tariffario del 10% da parte di M5S. Il pacchetto proposto da Atlantia vale €1,5 miliardi (tagli tariffe e maggiori capex) e non sarebbe accettabile dal governo. L’attuale scenario di scontro aumenta l’incertezza e rende più difficile trovare una negoziazione, che continuiamo a ritenere lo scenario più probabile. Uno scontro legale e l’avvio della procedura di revoca sarebbe uno scenario molto negativo. Nella nostra SOP applichiamo uno sconto del 15%, pari a 2,4 miliardi, che potrebbe risultare troppo ottimistico in questa fase”.