L’oro diviso su più fronti: i trend da monitorare sul bene rifugio per eccellenza
In un contesto di mercato caratterizzato da un’elevata incertezza e volatilità l’oro resta uno degli asset da monitorare, soprattutto alla luce della sua veste di “bene rifugio” per eccellenza. Osservando, in particolare, i recenti movimenti negli ultimi mesi quotazioni dell’oro hanno messo a segno una progressiva accelerazione rialzista con il peggioramento della crisi tra Russia e Ucraina. Se alla fine di gennaio viaggiava poco sotto la soglia dei 1.800 dollari l’oncia, con l’escalation bellica il metallo giallo è arrivato a lambire i massimi storici, in area 2.070 dollari per oncia, senza però poi proseguire la corsa. Si tratta del terzo importante rally dell’oro, dopo quelli toccati tra il 2008 e il 2011, quando l’oro raddoppiò di valore passando da 1.000 a 2.000 dollari l’oncia, e nel 2020, quando è scoppiata la pandemia e si è portato a quota 2.100 dollari l’oncia.
“Durante le settimane successive, segnate da un progressivo stallo, e con qualche spiraglio per un accordo, l’oro ha via via perso terreno, tornando verso i 1.900 dollari. Va segnalato, però, anche il primo rialzo dei tassi da parte della Fed nel post Covid, così come le aspettative per un numero crescente di rialzi nei prossimi mesi. Un fattore tradizionalmente non positivo per l’oro”, precisa Carlo Alberto De Casa, analista esterno per Kinesis Money, sottolineando che le questioni geopolitiche restano centrali visto che l’oro tende ad essere acquistato proprio nelle fasi di forte incertezza.
“Al tempo stesso un tema cruciale è quello della politica monetaria Usa. L’oro è stato in qualche modo penalizzato dalle aspettative per tassi crescenti da parte della Fed. Di fatto, ci sono buone chance che a fine 2022 i tassi della Fed saranno al 2%, se non al 2,25 o 2,50%. Detenere oro in portafoglio avrà quindi un costo implicito relativamente più alto. È tuttavia fondamentale detenerne una quota per proteggersi da eventuali nuovi cigni neri sui mercati“, segnala ancora De Casa.
La domanda di oro
Bisogna ricordare che l’oro beneficia di diverse fonti di domanda. Come sottolinea un report del “World economic council“, l’oro viene acquistato in tutto il mondo per molteplici scopi: come investimento, asset riserva, nel settore dei gioielli ma anche come componente tecnologica, ma anche come bene rifugio o per diversificare il portafoglio.
Con una domanda geograficamente diversificata: il 72% proviene dai mercati emergenti, con Cina e India che rappresentano il 50% di tutta la domanda totale. Secondo la view di De Casa, gli investitori si stanno muovendo in maniera variegata. Sia con ETF ed altre modalità di investimento cartaceo, ma anche con acquisti fisici come, ad esempio, monete o lingotti.
Oro, inflazione e altri trend
Ma quali sono le principali dinamiche alla base dell’andamento dei prezzi dell’oro e le prospettive? In un lungo report dedicato all’oro, Plenisfer cita alcuni fattori. Uno di questi è che oggi come nel 2020, gli investitori stanno integrando l’oro nell’asset allocation: un fenomeno iniziato dallo scorso gennaio, prima della crisi ucraina, trainato dalle aspettative di inflazione. “In uno scenario inflattivo il prezzo dell’oro è infatti correlato con la probabilità che il fenomeno inflattivo non sia controllabile. L’attuale inflazione da offerta, connessa alle note limitazioni alle forniture e ai rincari energetici, è ritenuta dagli investitori difficilmente domabile attraverso scelte di politica monetaria che, se attuate, avrebbero ricadute negative sull’economia”, sottolineano gli esperti che rimarcano come la recente revisione al ribasso della crescita economica e al rialzo delle attese di inflazione formulate dalla Federal Reserve (Fed) e dalla Banca centrale europea (Bce) abbiano ulteriormente rafforzato l’interesse degli investitori verso l’oro.
C’è anche il discorso legato alle banche centrali con alcuni Paesi (come la Russia ma anche il Brasile e l’Indonesia) che stanno acquistando oro in modo deciso per ancorare la propria moneta e difenderla dall’indebolimento verso le valute “forti” come il dollaro, ma anche il capitolo Etf che nel 2020 hanno iniziato a incidere per la prima volta sulla domanda di acquisto di oro, con gli investitori che sono arrivati a generare il 15/20% dei volumi scambiati.
Tenendo in considerazione queste dinamiche, la tesi di Plenisfer è che l’oro manterrà valutazioni elevate anche nei prossimi mesi e che solo un eventuale repentino cambio di scenario, connesso al termine della crisi ucraina e al rientro progressivo dei prezzi delle materie prime energetiche, con ricadute positive sulle prospettive economiche, potrebbe invertire tale trend.