Piazza Affari volatile nel giorno del piano Ue, Ftse Mib chiude con un +0,28%. In caduta Diasorin
Seduta volatile per Piazza Affari, che dopo un avvio in deciso rialzo ha cambiato passo e chiuso poco sopra la parità nel giorno del piano Ue. L’indice Ftse Mib ha terminato con un progresso dello 0,28% a 17.910 punti, dopo aver varcato nel corso della giornata la soglia dei 18mila punti. Oggi la Commissione europea ha presentato la propria proposta sul Recovery Fund, fondo concepito per aiutare i paesi Ue a fronteggiare la crisi innescata dalla pandemia del coronavirus. Si tratta di un piano da 750 miliardi di euro, superiore, dunque, al fondo della proposta franco-tedesca per 500 miliardi di euro. Di questi, 500 miliardi saranno aiuti a fondo perduto mentre 250 miliardi di euro saranno prestiti a fronte del rispetto di determinate condizioni. L’Italia dovrebbe aggiudicarsi la fetta più grande della torta: 172,7 miliardi di euro, suddivisi in 81,807 miliardi di aiuti e 90,938 miliardi di prestiti. Tuttavia il percorso è ancora lungo e potrebbe vedere l’opposizione di alcuni stati membri, come l’Olanda e la Germania. Proprio questi timori hanno soffocato gli entusiasmi.
Sul listino milanese, si sono messi in evidenza i bancari, con lo spread che si mantiene sotto quota 200 punti base. Protagonista indiscussa Unicredit che ha archiviato la seduta con un balzo di quasi il 5%, seguita da Mediobanca e Bper Banca, in progresso di oltre 4 punti percentuali. Bene anche Atlantia (+4%) nel giorno in cui si è svolto il vertice di maggioranza sulla procedura di revoca della concessione di Autostrade che, secondo indiscrezioni di stampa, non ha portato ad alcun sviluppo sulla questione.
Sul fronte opposto, quello delle vendite, ancora DiaSorin che è precipitata di oltre il 12% dopo essere stata sospesa anche per eccesso di ribasso durante la giornata. L’azione frena bruscamente dopo il rally dell’ultimo periodo e aver incassato nei giorni scorsi la bocciatura di Jefferies che ha portato la raccomandazione da hold a underperform. In profondo rosso anche Nexi, che ha lasciato sul parterre più del 7%, dopo che i fondi di private equity hanno ridotto la quota. Nel dettaglio, Mercury UK Holdco ha ceduto ad investitori istituzionali 55 milioni di azioni Nexi (pari a circa l’8,8% del capitale a un prezzo di 14,2 euro) portando la propria partecipazione al 43,4%.