Mps conferma, tratta con Bce e Consob per bad bank: per Ue no rischio aiuti di Stato. Titolo +17%
Una bad bank dove far confluire una grande porzione dei crediti deteriorati di Banca MPS? La Commissione europea non è contraria, e a confermarlo è stata nelle ultime ore la commissaria alla Concorrenza Ue Margrethe Vestager.
Così la commissaria, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters: “Siamo stati in contatto con le autorità italiane su questa questione… per quello che possiamo vedere non si tratta di una operazione di aiuti. E’ stata decisa prima della crisi Covid… fino a oggi gli italiani non l’hanno notificata e non abbiamo commenti”. Vestager ha aggiunto che “abbiamo dato conforto agli italiani su questa questione”.
Il titolo Mps è salito fin oltre +17%. Alle 15.56 ora italiana, Mps rallenta, rimanendo in rally di oltre +13%, a 1,324 euro.
La banca ha confermato con una nota di star dialogando sull’opzione di una bad bank con la Consob e la Bce:
“Banca Monte dei Paschi di Siena precisa che, in merito alle notizie diffuse da alcuni organi di informazione in data odierna, riguardo una eventuale operazione di scissione parziale di un compendio formato, tra l’altro, da una consistente porzione di crediti deteriorati del Gruppo, l’operazione è allo studio e sono in corso le interlocuzioni con le autorità di vigilanza. A seguito del via libera informale da parte della Commissione Europea, sono state avviate pertanto le interlocuzioni con la Banca Centrale Europea e la CONSOB in merito alla definizione dei profili autorizzativi per l’avvio dell’operazione. Si precisa infine che sono in corso approfondimenti in merito alla composizione del Compendio che, alla data del presente comunicato, non sono state completati”.
A far salire il titolo, fin dall’inizio della sessione, sono state anche alcune indiscrezioni stampa, secondo cui la Commissione europea avrebbe detto sì allo smobilizzo dei 10 miliardi di esposizioni non performanti di MPS. Le indiscrezioni sono state riportate da Equita SIM, che ha fatto anche il punto della situazione:
“Secondo quanto riportato da Milano Finanza, Monte dei Paschi avrebbe ricevuto l’ok da parte della DG COMP per lo spinoff di 9,7 miliardi di NPE (non-performing exposure) ad Amco. Il deal permetterebbe in base ai nostri calcoli di ridurre l’NPE ratio di Monte dei Paschi dal 13,2% al primo trimestre del 2020 al 2,1%. Pur non essendo noti i dettagli dell’operazione, è possibile ipotizzare che il transfer price dell’operazione possa essere vicino a valori di mercato, sbloccando le trattative con DG Comp (la Direzione generale Concorrenza della Commissione Europea)”.
“Ipotizzando un transfer price medio degli NPE di 33 cent (23 per gli NPL e 46 per gli UTP) attraverso la capitalizzazione di un veicolo da parte di Mps con 1,4 miliardi (come da indiscrezioni di stampa di alcuni mesi fa) – continua Equita – il CET1 scenderebbe a 10,3%, un livello appena superiore ai requisiti SREP. Ricordiamo tuttavia che, in seguito all’approvazione da parte della UE del “quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19”, il governo potrebbe entro il 31 Dicembre 2020 ricapitalizzare la banca senza ricorrere al burden sharing degli azionisti o dei creditori subordinati riportando il CET1 ad un livello ampiamente sopra i buffer (stimiamo circa 2 miliardi per un CET1 al 13%). L’operazione renderebbe MPS più appetibile in ottica M&A, favorendo una exit strategy del MEF, anche se non è da escludere la possibilità che il governo possa puntare al pieno controllo per completare l’uscita in tempi più lunghi”.
Occhio a quanto aveva detto lo scorso 7 maggio l’ex amministratore delegato Marco Morelli, prima dell’addio alla banca: per banche come Mps le fusioni non sono più rinviabili, in quanto da sole sono in difficoltà“.