Shock energetico e inflazione galoppante: ecco come i costi della guerra spaventano l’Europa
L’allarme inflazione diventa sempre più pressante in Europa con i dati preliminari di marzo che segnalano un’impennata dei prezzi superiore alle attese. Spagna, Germania e Francia hanno tutte evidenziato una crescita dei prezzi al consumo superiore a quanto preventivato dagli analisti e questo non fa che aumentare le pressioni sulla BCE, anche se proprio ieri la Lagarde ha cercato di smorzare le attese di una banca centrale pronta a sconvolgere i propri piani. Il presidente della Bce ha infatti ribadito che qualsiasi aumento dei tassi di interesse ai minimi storici sarà graduale, descrivendo “rischi significativi per la crescita” e “notevole incertezza” sulle prospettive economiche. Incertezza legata a doppio filo agli sviluppi della guerra in Ucraina. “Più a lungo dura la guerra, maggiori sono i costi”, ha detto ieri la Lagarde.
Inflazione galoppa verso la doppia cifra
L’invasione dell’Ucraina ha complicato uno scenario che era già allarmante con inflazione dell’area euro ai massimi storici. Spirale inflattiva dettata principalmente dall’’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dei generi alimentari. A marzo l’inflazione tedesca ha raggiunto il massimo in 48 anni dtoccando il 7,3% su base annua dal 5,1% su base annua di febbraio. Indicazioni ben oltre le attese che erano ferme a +6,3%. Peggio la Spagna con +9,8%. E il picco non sembra essere stato raggiunto con aumenti dei prezzi a doppia cifra più che possibili nei prossimi mesi. “Guardando al futuro, con la guerra in Ucraina e le continue tensioni e pressioni al rialzo sui prezzi di energia, materie prime e alimentari, l’inflazione complessiva in Germania accelererà ulteriormente nei prossimi mesi”, asserisce Carsten Brzeski, economista di Ing, che aggiunge: “Il passaggio a tutti i tipi di settori è in pieno svolgimento ed è difficile vedere un calo significativo dell’inflazione in tempi brevi”. Ing prevede che l’inflazione tedesca quest’anno in media superi l’8% con la possibilità che i tassi di inflazione mensili entrino in territorio a due cifre in estate.
Questa accelerazione ulteriore dell’inflazione ci sta indicando in maniera tangibile che il danno economico derivante dalla guerra in Ucraina sta peggiorando in tutta Europa, con paesi quali la Germania – prima economia del contintente – che sono ancora più sotto pressione alla luce della forte dipendenza dall’energia russa. I consiglieri del cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno tagliato le prospettive di crescita e hanno detto che potrebbe esserci una contrazione dell’economia se le forniture di gas naturale fossero interrotte.
In prospettiva i costi energetici, i prezzi dei prodotti alimentari e le strozzature persistenti probabilmente porteranno l’inflazione più in alto, come ammesso anche dalla Lagarde, che ha chiesto un piano europeo per garantire che gli investimenti – pubblici e privati – entrino in linea il più rapidamente possibile.
BCE sarà costretta a più aumenti dei tassi?
Ascesa verticale dell’inflazione che aumenta inevitabilmente le pressioni sulla BCE nel suo percorso di normalizzazione della politica monetaria. L’inflazione si preannuncia ‘molto più alta più a lungo’ e il rischio sempre più concreto è di uno scenario di stagflazione. “Tuttavia, così come la BCE non ha potuto fare nulla per portare i container asiatici in Europa in modo più rapido ed economico o per aumentare la produzione di microchip a Taiwan, c’è ben poco che la BCE possa fare per fermare la guerra o per abbassare i prezzi dell’energia”, spiega Ing.
A quando il primo rialzo dei tassi in Europa? In attesa che la Bce ponga fine al QE – probabilmente già alla fine del secondo trimestre – le proiezioni sono di un primo rialzo del costo del denaro tra settembre e dicembre. “I dati sull’inflazione confermano le preoccupazioni dei membri più conservatori e porteranno i banchieri centrali europei a discutere sempre più spesso di un rialzo dei tassi di interesse”, spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che si attende un unico aumento del costo del denaro nel Vecchio Continente quest’anno “ma se le pressioni inflazionistiche continueranno ad aumentare alla velocità mostrata dai recenti dati i rialzi potrebbero essere anche 2 o 3”.