Wall Street: futures in rialzo, si riparte dopo trimestre peggiore da tempi Covid. Curva rendimenti Usa 5-30 anni torna a invertirsi
Wall Street spera nella ripresa con l’avvio del secondo trimestre dell’anno, dopo essersi lasciata alle spalle il trimestre peggiore dai primi tre mesi del 2020, quando in tutto il mondo scattò l’allarme della pandemia Covid-19.
Alle 13.40 circa i futures sul Dow Jones salgono di 164 punti (+0,47%), a 34.781 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,43% a 4.550 e i futures sul Nasdaq salgono dello 0,45% a 14.935 punti.
Ieri sessione negativa per i principali indici azionari Usa:
il Dow Jones Industrial Average ha perso 550,46 punti, -1,56%, a 34.678,35 punti; lo S&P 500 è scivolato dell’1,57% a 4.530,41 punti, mentre il Nasdaq Composite ha chiuso in flessione dell’1,54% a 14.220,52.
Nel corso del primo trimestre, il Dow Jones ha ceduto il 4,6%, lo S&P 500 il 4,9%, mentre il Nasdaq è capitolato di oltre il 9%. L’azionario Usa ha messo a segno tuttavia un forte recupero proprio nell’ultimo mese, in quello che potrebbe essere definito un rally da guerra, visto l’inizio della guerra in Ucraina del 24 febbraio scorso.
Futures Usa positivi in attesa del grande market mover della sessione odierna: la pubblicazione, alle 14.30 ora italiana, del report occupazionale degli Stati Uniti. Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un balzo di 490.000 nuovi posti di lavoro, dopo l’aumento di 678.000 unità di buste paga di febbraio. Il tasso di disoccupazione è atteso in calo al 3,7%, dal 3,8% precedente.
I mercati continuano a prestare attenzione alla guerra in Ucraina e al ricatto sul ‘gas della Russia solo con pagamenti in rubli’, che è stato confermato nella giornata di ieri dal presidente Vladimir Putin.
“Per acquistare gas russo, vanno aperti conti in rubli nelle banche russe”, ha detto Putin in un discorso televisivo. “È da quei conti che verrà pagato il gas a partire dal 1° aprile. Se tali pagamenti non vengono effettuati, considereremo questo un mancato rispetto da parte del cliente dei propri obblighi”.
Secondo un ordine firmato da Putin e riportato dall’agenza Bloomberg, gli acquirenti dovrebbero aprire conti speciali nella Gazprombank controllata dallo stato russo per consentire lo scambio di valuta estera in rubli.
In realtà diversi esperti hanno già bollato il ricatto di Putin un bluff, più una conferma della macchina della propaganda che una vera e propria minaccia.
Da un punto di vista prettamente logistico il grande problema è la capacità di stoccaggio domestica della Russia, che è limitata, inferiore alla metà della quantità che viene esportata in Europa ogni anno. Una volta riempiti i depositi di stoccaggio, Gazprom dovrebbe smettere di produrre gas in quanto non potrebbe dirottare facilmente e soprattutto velocemente il gas in eccesso ad altri mercati.
Tra l’altro, riporta il Financial Times, da un punto di vista prettamente operativo, anche se Putin decidesse davvero di chiudere i rubinetti del gas in caso di mancati pagamenti in rubli, i cosiddetti paesi ostili potrebbero continuare a pagare comunque in euro almeno per un altro mese, visto che i pagamenti relativi alla maggior parte delle consegne di aprile non sono dovuti fino al mese di maggio.
Il focus dei mercati è anche sull’inversione della curva dei rendimenti dei Treasuries Usa nel tratto 2-10 anni, manifestatasi ieri per la seconda volta nell’arco di pochi giorni.
Il parametro viene considerato da alcuni analisti alla stregua di un campanello di allarme dell’arrivo di una recessione negli Stati Uniti.
Ieri i tassi dei Treasuries a due anni sono saliti al 2,337%, livello superiore ai tassi decennali, scesi al 2,331%. Ma la curva è tornata di nuovo in una condizione di normalità: i tassi decennali salgono di quasi 9 punti base al 2,412%, livello superiore al 2,389% dei tassi dei Treasuries a due anni.
Si inverte invece di nuovo il tratto della curva tra 5 e 30 anni: i tassi dei Treasuries a 5 anni balzano infatti di 10 punti base al 2,522%, livello superiore ai tassi a 30 anni, in aumento di 7 punti base al 2,519%.
In evidenza i prezzi del petrolio, dopo l’annuncio del presidente americano Joe Biden relativo al rilascio di una quantità di riserve strategiche di petrolio fino a 1 milione di barili al giorno, nell’intento di smorzare la corsa dei prezzi della benzina e alleviare il peso dell’inflazione da guerra che i consumatori americani stanno sostenendo.
Il rilascio andrà avanti per un periodo di sei mesi, per una quantità liberata che sarà complessivamente di 180 milioni di barili. Le forti vendite hanno portato il WTI sotto quota $100 al barile: il contratto cede lo 0,90% circa a $99,76, mentre il Brent riduce le perdite a -0,27% a $104,42 al barile.