Crisi coronavirus, su banche italiane rischio valanga NPL da 100 miliardi. Anche l’Eba vede nero
Sulle banche italiane si starebbe per “scaricare una valanga di crediti deteriorati fino a 100 miliardi, una cifra non lontana dai 135 miliardi attualmente in pancia agli istituti”. La cifra è scritta nero su bianco nel rapporto annuale sui prestiti problematici stilato dalla societì di consulenza Pwc, che rielabora le diverse analisi pubblicate fino ad oggi da istituzioni come Banca d’Italia e dai diversi operatori di mercato, dai servicer alle case di analisi.
Del rapporto annuale parla oggi un articolo del Sole 24 Ore: “Npl, sulle banche una nuova valanga. Dal virus conto da 100 miliardi”.
“Nel migliore dei casi – riporta il quotidiano di Confindustria, facendo riferimento a quanto emerso dal report in questione – Pwc stima un incremento dei flussi netti nei prossimi 18 mesi attorno ai 60 miliardi. Nello scenario peggiore, invece, la stima è di 90-100 miliardi di nuovi Npe, con un tasso di decadimento che si profila superiore a quello registrato nel 2013. Numeri che sono ancora provvisori e che non tengono conto delle numerose misure governative messe in atto – come le moratorie e le garanzie – proprio con lo scoppio della pandemia”. Ma numeri che rimangono comunque impressionanti.
Che la crisi del coronavirus e conseguente lockdown scateneranno un balzo degli NPL, crediti deteriorati, è un dato di fatto. Bisogna vedere, tuttavia, quale sarà l’impatto effettivo, ovvero quanti crediti deteriorati le banche si troveranno in pancia a causa della recessione.
C’è chi paventa addirittura un raddoppio da 500 miliardi attuali a 1000 miliardi. Su questa cifra, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, il numero uno del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, preferisce non sbilanciarsi:
“Difficile fare qualsiasi previsione in questa fase anche se il peggioramento della situazione è inevitabile e le banche dovranno fare attenzione. Questo è particolarmente necessario per le banche che non hanno avuto grandi problemi di Npl negli anni recenti e non hanno esperienza con l’applicazione delle linee guida della Bce”.
Enria avverte però che il deterioramento della qualità degli attivi ci sarà, visto che tante aziende che hanno ricevuto soldi in prestito dal sistema bancario italiano si troveranno nell’impossibilità o difficoltà di restituirli.
C’è da dire che in diversi hanno sfornato un outlook sul peggioramento delle banche europee, a causa della crisi del coronavirus. Tra questi, l’Autorità bancaria europea, l’Eba, come emerge dalla nota odierna di Equita SIM, che non condivide però tutto quel pessimismo.
L’Eba stima un deterioramento del CET1 di -233/-380 punti base e di un costo del rischio di 116/200bps. Una previsione che, spiega la SIM milanese, implica che “incorporando meccanicamente questi effetti, nel worst case solo Intesa SanPaolo e Mediobanca – fra le banche principali – potrebbero mantenere un buffer vs lo SREP >1% e Banca Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese e Credito Emiliano fra le small cap” .
Ancora, fa notare Equita, “nel worst casee per il costo del rischio, nel 2020 solo Intesa SanPaolo e Mediobanca chiuderebbero in utile”.
Diversa la previsione degli esperti di Equita SIM che, riferiscono, stimano un impatto negativo sul CET1 di 75bps”, decisamente meno horribilis “(<50%) di quanto previsto dall’EBA. Anche per Equita, comunque, le banche meno impattate rispetto alla media sarebbero “Mediobanca, Intesa SanPaolo e Credito Emiliano”.
Sugli NPL gli analisti hanno “identificato 184 miliardi di impieghi ad alto rischio (13% del portafoglio) ie forborne performing, UTP e crediti in moratoria”, spiegando che, dal canto loro, “è ragionevole ipotizzare che questi portafogli siano i primi ad essere impattati dal deterioramento macro: abbiamo ipotizzato che il 20% diventi impaired, con un aumento dell’NPE ratio dal 6,9% (del primo trimestre del 2020) all’8,4%”.
Cosa emerge invece dai prezzi di mercato? Equita SIM riporta anche questo scenario:
“In base ai nostri calcoli, il calo delle valutazioni da metà febbraio (-35%, P/TE da 0,65x a 0,43x) equivale ad ipotizzare che il 43% degli impieghi ad alto rischio sia stato impattato dal Covid-19, con una crescita degli NPE di 53 miliardi (rispetto ai 15 miliardi nel 2019) ed un NPE ratio a 10,7%. Unicredit, Mediobanca e Intesa SanPaolo sono le banche che incorporano gli scenari più pessimistici, visto che le valutazioni incorporano un deterioramento di oltre il 75% degli impieghi ad alto rischio”.
Un assist positivo alle banche arriverà comunque secondo la SIM dalle operazioni di finanziamenti a tassi ultra agevolati lanciate dalla Bce, ovvero dalle aste TLTRO: per Equita “le banche a giugno e nella prossima asta di settembre aumenteranno ulteriormente l’esposizione al TLTRO3 da 168 miliardi fino a oltre 300 miliardi”. Ciò si tradurrà in un “effetto positivo del 4% sul margine netto di interesse che abbiamo incorporato nelle stime 2020-21, che aumentiamo rispettivamente del 15% e 6%”.