Febbre Nasdaq, il listino hi-tech surclassa in Dow Jones con divario record dal 1983
Febbre per il Nasdaq, il listino tecnologico non ha fatto mai così meglio rispetto al Dow Jones e allo S&P 500 dai lontani anni ’80, mostrando una resilienza alla pandemia del coronavirus che gli altri due listini azionari americani non sono riusciti a manifestare.
Il risultato è che il Nasdaq è in rialzo del 10% dall’inizio dell’anno, rispetto al calo del 10,8% sofferto dal Dow Jones e il -6% dello S&P 500. Ancora peggio, ha fatto l’indice che rappresenta le società a piccola capitalizzazione, ovvero il Russell 2000 Index, che ha perso più del 15% nei primi sei mesi di quest’anno.
Una cosa che accomuna tutti gli indici è lo straordinario recupero messo in atto dal 23 marzo scorso, giorno in cui Wall Street ha testato il minimo dell’anno. Da quella se3ssione, il Dow Jones è balzato del 37% circa, lo S&P 500 ha fatto +36%, il Russell 200 ha segnato un recupero del 41%, e il Nasdaq è volato di oltre +43%.
Dai dati, emerge che l’ultima volta che il Nasdaq è stato positivo da inizio anno a metà anno, mentre il Dow Jones e lo S&P sono stati negativi nel primo semestre è avvenuto, stando a quanto emerge dai dati di Dow Jones Market Data, nel 1977, per la seconda volta dall’esistenza del Nasdaq, ‘nato’ nel 1971.
In generale, il Nasdaq ha riportato nei confronti del Dow Jones il divario record dal 1983, quando la differenza tra i due indici fu pari al 20,3%; anche lo spread di performance tra il Nasdaq e lo S&P 500 è il più alto dal 1983, quando il gap a favore del listino tecnologico fu pari al 17,6%.
C’è però da fare una precisazione riguardo al 1983. Se nella prima metà dell’anno fu il Nasdaq a fare meglio degli altri due listini, nel secondo semestre la situazione venne ribaltata, con il Dow Jones e lo S&P 500 che, alla fine, sovraperformarono l’indice. Il Dow Jones terminò l’anno in rialzo del 3%, lo S&P 500 scese del’1,89%, e il Nasdaq Composite scivolò del 12,58%
A fare la fortuna del Nasdaq in questo 2020 sono stati in particolare alcuni titoli, come i FAANG Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, la holding a cui fa capo Google, e Facebook.