Banche: come la crisi sta cambiando il loro ruolo. La svolta eviterà il peggio?
Le banche stanno svolgendo attualmente un ruolo di stabilizzazione contro la crisi ampliando in modo significativo i prestiti alle imprese, anche grazie alle garanzie governative. Ma attenzione, perché questo cambiamento potrebbe aumentare i rischi per i bilanci delle banche, soprattutto se la crisi sarà particolarmente dura. Ci sarà quindi il rischio che i governi si trovino di nuovo costretti a salvare le banche?
Filippo Alloatti, Senior Credit Analyst per la divisione internazionale di Federated Hermes, sostiene che una volta che l’economia globale si riaprirà in modo più completo, si paleserà il rischio di un persistente calo della domanda, di utili deboli e di un ciclo del credito danneggiato, che eroderà il capitale delle banche. Le istituzioni stanno già correndo ai ripari e diverse banche americane, ad esempio, hanno sospeso i principali piani di buyback.
Quale potrebbe essere lo scenario peggiore? Il 25 maggio l’Autorità Bancaria Europea ha pubblicato un’analisi
delle perdite potenziali sui crediti collegate all’epidemia di coronavirus, partendo dallo stress test effettuato nel 2018 (aggiornato per i portafogli sui prestiti del quarto trimestre del 2019). In termini aggregati le perdite sarebbero comprese tra i 230 e 380 punti base del CET1, ma, aspetto importante, questa analisi non ha considerato l’impatto positivo e significativo di moratorie sui prestiti e garanzie statali.
“Questo è fondamentale – continua Alloatti – in quanto l’impatto di entrambi i possibili provvedimenti sul costo del rischio nel 2020 sarà significativo. Tuttavia, lo studio dell’Autorità bancaria europea ha indicato perdite rispetto a un margine medio di capitale di circa 500 punti base, mostrando la resilienza media del settore bancario”.
“Con un’attenta gestione del capitale e allineandosi al contesto del coronavirus, le banche potrebbero ricostruire la propria reputazione di soggetti socialmente importanti e in fin dei conti, questa volta potrebbe anche essere diverso” conclude.