Default Russia più vicino: Usa sbarrano strada al Cremlino. Divieto accesso totale a dollari banche americane
Aumenta il rischio default per la Russia di Vladimir Putin: gli Stati Uniti hanno deciso infatti di vietare al Cremlino l’accesso ai suoi conti in dollari presenti nelle banche americane.
Come, chiederà qualcuno, Mosca aveva ancora l’accesso ai suoi dollari depositati in queste banche? Le sue riserve valutarie presenti all’estero non erano state congelate con le sanzioni imposte subito dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio scorso?
La risposta è affermativa: le riserve in dollari di Mosca erano state congelate e lo sono tuttora: tuttavia Washington ne aveva concesso l’utilizzo per rimborsare i detentori stranieri dei titoli di stato russi, consentendo alla Russia di versare le cedole dovute.
La Russia è riuscita così a schivare quel default sul suo debito più volte paventato e preannunciato, grazie a questa scappatoia concessa dagli stessi Stati Uniti: i pagamenti delle cedole sono stati finora sempre versati, con la cooperazione di banche come JP Morgan e Citi, che hanno gestito le operazioni.
Ma ieri il Tesoro ha detto basta, secondo le indiscrezioni riportate dalle agenzie Reuters e Bloomberg.
Ieri, 4 aprile, era una giornata molto attesa dai mercati, in quanto ultimo giorno, per Mosca, per rimborsare l’intero capitale di un bond di $552,4 milioni. Sempre ieri scadevano i termini per pagare una cedola da $84 milioni su un bond sovrano denominato in dollari con scadenza nel 2042.
Probabilmente il ministero delle Finanze russo, così come nei casi precedenti, era già pronto a fare l’annuncio in pompa magna dell’ennesimo obbligo finanziario che la Russia era riuscita a ottemperare.
E invece no: il governo americano ha infatti deciso di sbarrare del tutto la strada a Mosca, impedendole di utilizzare i dollari presenti nelle banche americane. A riferirlo è stato un portavoce stesso del Tesoro Usa. La stessa JP Morgan, banca che aveva provveduto a gestire i precedenti pagamenti agli obbligazionisti, inviando i dollari del Cremlino a un agente che aveva poi versato le cifre ai detentori dei bond russi, è stata stoppata ieri dal Tesoro.
La mossa è stata decisa dall’amministrazione di Joe Biden nella speranza di mettere Putin all’angolo. Ovvero?
A questo punto, per evitare il default sui propri bond, Mosca è costretta ad attingere alle proprie riserve in dollari presenti in Russia o alle sue nuove entrate (entrate che continua a percepire con la vendita di petrolio, gas e materie prime soprattutto all’Europa così tanto dipendente dalle sue risorse); così facendo, Putin avrà a disposizione meno dollari per continuare a finanziare la guerra in Ucraina.
Bisognerà vedere tuttavia se Putin deciderà davvero di sacrificare parte delle riserve in dollari che nei suoi piani erano destinati alle spese militari, per evitare il default.
Allo stesso tempo, come fa notare al New York Times Kamakshya Trivedi, co-responsabile della divisione forex, tassi di interesse e mercati emergenti di Goldman Sachs, “se la Russia aspira a tornare prima o poi sui mercati dei capitali, è meglio che non faccia default”.
Qualche giorno fa , Gaël Binot, gestore della divisione del reddito fisso dei mercati emergenti di La Française AM, ha ricordato che, per Mosca, “ci sono ancora una ventina di scadenze in arrivo nel 2022” e che, “dato l’estremo livello di tensione, è difficile prevedere le future intenzioni del Cremlino su un default volontario. Se questo dovesse avvenire, la reputazione della Russia sarebbe danneggiata e il default avrebbe un impatto duraturo sui futuri costi di finanziamento dello Stato da parte degli investitori internazionali. Un default volontario segnerebbe una rinuncia da parte dello Stato a una normalizzazione a breve termine delle relazioni con l’Occidente”.