Borsa: Unimpresa, crolla valore delle quotate: ecco quali sono i rischi all’orizzonte
In forte discesa il valore delle società quotate italiane, che in un solo anno hanno visto ‘svanire’ oltre 100 miliardi di capitalizzazione. E restano sotto la soglia del 50% le quote di possesso, in mano a fondi esteri, delle imprese presenti in Borsa. Numeri che sono emersi dal rapporto del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale dal primo trimestre 2019 al primo trimestre 2020 le società per azioni hanno visto crollare di oltre 234 miliardi di euro il loro valore, mentre le “quotate” hanno visto calare di 101 miliardi la loro capitalizzazione.
E ancora l’associazione ha messo in evidenza che il totale della capitalizzazione delle imprese quotate del nostro Paese è sceso, dal 2019 al 2020, da 101 miliardi a 404 miliardi e durante questo periodo è proseguita la “ritirata” da parte di soggetti stranieri: avevano oltre il 51% di Piazza Affari a giugno 2015 (282 miliardi), sono scesi al 48% a marzo 2019 (246 miliardi) per poi calare ancora al 47% a marzo scorso (192 miliardi). Il sistema imprenditoriale italiano resta a trazione familiare: le quote complessive delle società per azioni, il cui valore è sceso di 234 miliardi a quota 2.060 miliardi in 12 mesi, sono per lo più in mano alle famiglie con il 36% del totale, seguito dal 25% in mano agli stranieri, dal 15% in mano alle aziende e dal 12% delle banche.
“Il brusco calo del valore complessivo delle nostre società quotate può rappresentare, per i predatori stranieri, l’occasione di acquisti a prezzi particolarmente vantaggiosi. L’avanzata dei fondi esteri nei nostri confini, se fatta con fini squisitamente speculativi, è tuttavia un pericolo per il nostro sistema-Paese e per il made in Italy. Avremmo infatti bisogno di investimenti stabili, fatti per prospettive di lungo periodo, capaci di dare slancio alla nostra economia. Al contrario, corriamo il rischio di assistere inermi a scorribande di ‘barbari’ e al declino definitivo dell’Italia”, commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.
Altri numeri
Dall’approfondimento condotto da Unimpresa emerge inoltre che il valore delle società per azioni è diminuito, dal primo trimestre del 2019 al primo trimestre del 2020, del 10,22%, con un calo di 234,5 miliardi, scendendo dai 2.295,3 miliardi del 2019 ai 2.060,7 miliardi di quest’anno. Bilancio negativo per le famiglie, che hanno perso valore per 122,03 miliardi (-13,94%) da 875,1 miliardi a 753,1 miliardi. Saldo negativo (-44,2 miliardi con un calo dell 7,68%) anche per gli investitori esteri: avevano quote azionarie che valevano nel 2019 563,8 miliardi e ora valgono 519,5 miliardi. Se si osservano i risultati suddivisi per le altre categorie di azionisti: le banche hanno visto calare il valore delle loro partecipazioni di 40,1 miliardi (-13,20%) da 303,9 miliardi a 263,8 miliardi; le assicurazioni e i fondi pensione registrano “plusvalenze” per 680 milioni (+1,15%) da 59,1 miliardi a 59,8 miliardi. Variazione negative, invece, per le quote delle imprese, che hanno 29,7 miliardi in meno (-8,44%) da 352,7 miliardi a 322,9 miliardi. “Bilancio” in attivo per le partecipazioni degli enti di previdenza, cresciute di 2,2 miliardi da 20,09 miliardi a 22,2 miliardi. Bilancio negativo invece sia per quelle dello Stato centrale, calate di 865 milioni (-0,81%) da 107,4 miliardi a 106,5 miliardi, sia per quelle degli enti locali, scese di 391 milioni (-3,02%) stabili a poco più di 12,5 miliardi.
Le società a Piazza Affari
Per quanto riguarda le società per azioni presenti a Piazza Affari, il valore complessivo è crollato di 101,5 miliardi (-20,07%), dai 506,1 miliardi del 2019 ai 404,5 miliardi del 2020. Il primato nell’azionariato, nonostante il calo, spetta agli investitori esteri detentori del 47,69% delle quote, in netta diminuzione dal 51,74% del 2015 e in calo anche rispetto al 48,69% del 2019. Nella speciale classifica, seguono le imprese col 26,96% (era il 25,37% nel 2019), le banche col 10,87% (era il 10,51%), le famiglie con il 7,59% (era il 9,37%), lo Stato col 5,39% (era il 4,48%), le assicurazioni e i fondi pensione con lo 0,81% (era lo 0,75%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (0,58%) e agli enti di previdenza (0,10%).
Gli azionisti esteri hanno “perso” o “ceduto” 53,5 miliardi (-21,71%) da 246,4 miliardi a 192,9 miliardi, le imprese hanno 19,3 miliardi in meno (-15,06%) da 128,4 miliardi a 109,07 miliardi, mentre le famiglie hanno perso 16,6 miliardi (-35,21%) da 47,4 miliardi a 30,7 miliardi. Bilancio negativo, poi, anche per le banche con un calo delle quote di spa quotate pari a 9,2 miliardi (-17,38%) da 53,2 miliardi a 43,9 miliardi. Giù le quote di assicurazioni e fondi pensione di 520 milioni (-13,64%) da 3,8 miliardi a 3,2 miliardi. Le quote in mano allo Stato centrale sono calate di 864 milioni (-3,81%); variazione negativa anche per quelle delle amministrazioni locali, scese di 1,1 miliardi (-33,63%) da 3,5 miliardi a 2,3 miliardi; negativo il saldo anche per le quote degli enti di previdenza, calate di 234 milioni (-37,08%) da 631 milioni a 397 milioni.