Mps, nel Day After il bilancio titolo quasi -8% tra rischi legali, commissioni a JP Morgan, timori capitale
Brusco sell off su Mps, che cede quasi -8% all’indomani dei risultati di bilancio, che si sono confermati peggiori delle attese.
Nel periodo aprile-giugno l’istituto senese ha registrato un rosso da 845,2 milioni di euro, contro l’utile di 65,2 milioni dello stesso periodo del 2019. Gli analisti si aspettavano un risultato negativo per 94,7 milioni. Sul risultato hanno pesato componenti non operative negative per 384 milioni di euro per accantonamenti a fronte di rischi legali e impegni contrattuali (legati a cessioni di assets), contributi straordinari ai fondi di sistema e oneri riferibili all’operazione di derisking.
Sotto le aspettative anche il margine di interesse pari a 319,8 milioni, contro stime pari a 323,3 milioni.
Si intensificano i timori sul futuro della banca senese, in particolare per l’assenza di pretendenti che siano o sembrino davvero interessati ad acquistarla.
Le preoccupazioni sull’erosione del capitale vengono fomentate anche dalla notizia dell’aumento dei rischi legali, che salgono a 10 miliardi, dopo che l’istituto, nella nota con cui ha reso noti i conti, ha comunicato di aver ricevuto lo scorso 31 luglio “ulteriori richieste stragiudiziali per 3,8 miliardi di euro da parte della Fondazione Mps”.
L’altra bomba che scatena la fuga degli investitori dal titolo Mps vede protagonista il colosso bancario JP Morgan, come riportato dall’agenzia Radiocor:
“Nelle slide sui conti del secondo trimestre diffuse agli analisti, la banca di Rocca Salimbeni indica, tra le componenti negative non operative, circa 30 milioni di costi di ristrutturazione ‘principalmente per il potenziale contratto con Amco’. Si tratta di un’operazione dove una voce di costo, salata, deriva dalle commissioni da pagare per il prestito (bridge loan) da 3,17 miliardi che Jp Morgan e Ubs si sono impegnate a sottoscrivere ed erogare a Siena prima delle assemblee straordinarie di Mps e Amco che dovranno deliberare la scissione”.
Mps ha precisato a tal proposito che, riguardo alle commissioni dovute per l’operazione Hydra, queste sono state “negoziate ed approvate dal cda attualmente in carica”. Ancora: “il cda precedente aveva avviato contatti con una serie di banche” ma senza “alcun impegno formale” nei confronti di Jp Morgan e Ubs.
La banca ha puntualizzato che è stato il cda attualmente in carica ad approvare l’operazione “nonche’ i termini e le condizioni del coinvolgimento delle banche prescelte”.
Intanto, un articolo di La Repubblica scritto dal giornalista Andrea Greco fa notare che Mps vale solo un quinto delle sue cause legali, scrivendo anche che “forse, alla fine, un trabocchetto ci sarà: all’asta per Mps si presenterà solo il battitore, e per evitare danni più gravi si dovrà nazionalizzare la banca come parte del governo spera”.