Split azionario di Apple stravolgerà pesi sul Dow Jones, al 1° posto UnitedHealth
Continua a macinare record il titolo Apple. Superata la soglia dei 2.000 miliardi di dollari di valorizzazione, il colosso di Cupertino continua a calamitare gli acquisti. Il solo balzo di oggi (al momento oltre +4%) fa salire la capitalizzazione di ulteriori 84 mld $ (circa 72 mld di euro), ossia quasi quanto l’intera capitalizzazione di Enel (78,5 mld), che è di gran lunga la blue chip più grande di Piazza Affari.
Il gigante della tecnologia non sembra conoscere limiti e, così come per Tesla, sembra che l’avvicinarsi dello spil azionario catalizzi ancora di più gli acquisti. Il raggruppamento azionario nel rapporto 4 a 1 entrerà in vigore il 31 agosto e abbasserà il suo prezzo a circa $ 122.
Una mossa volta a rende il titolo più accessibile ai singoli detentori, ma che comporterà anche un cambiamento importante nel peso di Apple in uno dei tre grandi indici di Wall Street. Nulla cambia per S&P 500 e Nasdaq che sono indici a capitalizzazione di mercato, mentre da fine mese il peso di Apple sul Dow Jones cambierà radicalmente.
Dall’attuale posizione di dominio con un peso a doppia cifra sull’indice Dow Jones, a fine mese Apple scivolerà verso metà classifica tra i 30 titoli che fanno parte del DJ.
L’anomala metodologia di calcolo del Dow Jones
Infatti il prestigioso indice risulta ponderato in base al prezzo, il che significa che le azioni con prezzi delle azioni più elevati hanno un peso maggiore nel misuratore. La nuova ponderazione Apple nel Dow scenderà a circa il 3,1%, secondo Howard Silverblatt, analista senior dell’indice presso S&P Dow Jones Indices.
Il posto di leader nel Dow Jones verrà preso da UnitedHealth, attualmente la seconda ponderazione più grande al 7,75%, seguita da Home Depot con il 6,94%, Microsoft con il 5,31% e McDonald’s con il 5,19%.
Il dominio delle big 5 nell’S&P 500
Per gli indici a capitalizzazione il problema che si presenta è opposto, con pochi titoli che rischiano di contare tantissimo all’interno di un indice. E’ il caso dell’S&P 500 attuale che vede i cinque maggiori titoli dell’S&P500 rappresentano quasi un quarto dell’indice. Questo fa insorgere timori su un’eccessiva concentrazione del mercato. “Riteniamo che l’attuale livello di concentrazione sul mercato statunitense non sia una novità, oltre ad essere inferiore a quello che osserviamo in altri mercati globali – rimarca Ben Jones, senior multi-asset strategist di State Street – . Inoltre, nei periodi di sottoperformance delle società di maggiori dimensioni e di riduzione della concentrazione, non necessariamente i mercati azionari entrano in una fase di declino. Infatti, c’è una relazione leggermente negativa tra la variazione della concentrazione e la performance dell’indice”. Attraverso l’utilizzo di parametri proprietari per determinare la natura sistemica di questi titoli, State Street ha riscontrato che attualmente le cinque maggiori azioni non comportano un rischio sistemico così elevato e che questi parametri sono diminuiti all’aumentare delle dimensioni dei titoli. In breve, un’elevata concentrazione non si traduce necessariamente in un calo delle performance azionarie, quindi riteniamo di poter eliminare questo tema dalle possibili fonti di preoccupazione”.