Dividendi, effetto COVID: crollo globale peggiore da 2009, in fumo più di $100 miliardi
Tonfo dei dividendi su base globale, mai così forte su base trimestrale dal 2009, anno in cui il mondo intero si trovò nel pieno della crisi finanziaria iniziata nel 2008. E’ quanto emerge dall’indice stilato da Janus Henderson, noto come Janus Henderson Global Dividend index, che mostra come, nel secondo trimestre del 2020, la crisi scatenata dalla pandemia del COVID-19 abbia mandato in fumo cedole per un valore superiore ai $100 miliardi.
Per la precisione, nei tre mesi terminati a giugno, il valore dei dividendi è sceso del 22%, ovvero di $108,1 miliardi, a $382,2 miliardi.
Del 27% delle società che hanno tagliato le cedole, più della metà le ha cancellate del tutto.
Il taglio/cancellazione dei dividendi ha interessato il mondo intero, ad eccezione del Nord America: la pandemia da coronavirus meno invasiva in Canada ha permesso ai dividendi dello stato di salire, infatti, del 4,1%, con l’aumento che ha più che compensato la contrazione dello 0,1% sofferta negli Stati Uniti.
Europa e Regno Unito sono state le aree più colpite, con un crollo dei dividendi pari a 2/5.
In particolare, i payout britannici sono scivolati del 54%, con più della metà delle aziende del Regno Unito che hanno ridotto o azzerato le cedole. Tra i nomi più altisonanti, si sono messi in evidenza quelli dei colossi Aviva, RBS, Barclays, Royal, Dutch Shell, BP e Lloyds Banking Group.
Guardando all’Europa in generale, i dividendi sono crollati di $67 miliardi, nel corso del secondo trimestre dell’anno, con le cedole scese ai livelli minimi in un decennio. La Svizzera è il paese che ha sofferto di meno, con i pagamenti agli azionisti rimasti praticamente piatti.
Così ha commentato la situazione la direttrice degli investimenti di Janus Henderson, Jane Shoemake:
“Il 2020 sarà l’anno peggiore per i dividendi dalla crisi finanziaria globale”. Detto questo, “nonostante i tagli a cui abbiamo assistito fino a ora, crediamo ancora che i dividendi globali si attesteranno a un valore superiore a $1 trilione, sia quest’anno che il prossimo. Uno stop temporaneo ai dividendi non modifica il valore fondamentale di una società, sebbene possa condizionare il sentiment di breve periodo, e rimanga un fattore per gli investitori che vogliono diversificare il proprio portafoglio sia in senso geografico che di settore”.
Il best case scenario per il 2020 pronosticato da Janus Henderson è di una flessione dei dividendi, nell’intero 2020, pari a -19% a $1,18 trilioni; il worst scenario è invece di una caduta del 25% a $1,1 trilione.
Nel settore finanziario il tonfo dei dividendi non è così sorprendente, soprattutto in Europa, se si considera l’altolà alle cedole che è stato raccomandato alle società finanziarie, banche e assicurazioni, dalla Bce che, alla fine di luglio, ha deciso anche di prorogare fino al 1° gennaio 2021 lo stop alle cedole, portando alcuni analisti a paventare un’astinenza duratura con tanto di autogol recessivo: tra l’altro la Bce, nel comunicato del 28 luglio, ha fatto sapere che il bando ai dividendi potrebbe proseguire anche nel 2021.