Borse Asia contrastate dopo dato Cina. Debolezza dollaro post Fed, euro a un passo da $1,20
Borse asiatiche contrastate, dopo la diffusione dell’indice Pmi manifatturiero della Cina stilato congiuntamente dalle società Caixin e Markit, relativo al mese di agosto. L’indice Nikkei 225 ha terminato la sessione piatto, a 23.138,07 punti. Borsa Shanghai piatta anch’essa con +0,08%, Hong Kong +0,11%, Sidney -1,45%, Seoul +1,05%.
Il dato cinese si è confermato migliore delle previsioni, balzando a 53,1 punti, rispetto ai 52,5 attesi dal consensus e in accelerazione rispetto ai 52,8 di luglio. Soprattutto, l’indice è volato al record in quasi 10 anni: immediate le reazioni delle borse di Shanghai e Hong Kong, che hanno recuperato terreno dopo i cali iniziali, non riuscendo però a scrollarsi di dosso la debolezza di fondo odierna.
Dopo la diffusione del dato, lo yuan cinese onshore si è rafforzato sul dollaro a 6,8193 per dollaro, rispetto ai livelli superiori a 6,84 nella sessione della vigilia. Lo yuan offshore è stato scambiato a 6,8202 per dollaro. I livelli delo yuan sono i più alti da inizio anno.
Novità anche dall’Australia, con la RBA (Reserve Bank of Australia, banca centrale del paese), che ha annunciato di aver lasciato i tassi principali di riferimento invariati allo 0,25%.
Lasciato allo 0,25% anche il target sui rendimenti dei bond a tre anni. Nel comunicato si legge che il target rimarrà in vigore fino a quando non ci saranno stati progressi sul fronte dell’occupazione e dell’inflazione.
La RBA ha garantito che l’approccio accomodante di politica monetaria sarà mantenuto per tutto il tempo necessario e che lancerà, anche, ulteriori acquisti di titoli di stato se necessario.
Ancora, la banca centrale ha annunciato di aver esteso i finanziamenti, attraverso lo strumento Term Funding Facility, alle istituzioni di deposito autorizzate (authorised deposit-taking institutions (ADIs). Le banche beneficeranno, di conseguenza, di un ulteriore accesso ai finanziamenti aggiuntivi.
Dopo l’annuncio dell’RBA il dollaro australiano ha confermato comunque la sua forza sul dollaro Usa, con il rapporto dollaro australiano-dollaro Usa in rialzo dello 0,44%, a $0,75 circa.
Confermata la debolezza del dollaro, alimentata dalla recente rivoluzione della politica monetaria della Federal Reserve, annunciata dal numero uno Jerome Powell durante il simposio virtuale di Jackson Hole: lo US Dollar Index è scambiato a 91,806, in ribasso rispetto ai 92,4 precedenti.
Occhio all’euro, sempre più vicino alla soglia di $1,20, con il rapporto EUR-USD che sale dello 0,42% a $1,19858.
Dal fronte macro del Giappone, reso noto l’indice PMI manifatturiero del Giappone, stilato congiuntamente da Jibun Bank e da Markit, che è salito nel mese di agosto a 47,2 punti, meglio dei 45,2 punti precedenti di luglio. E’ quanto emerge dalla lettura finale del dato, che è stato rivisto al rialzo rispetto ai 46,6 riportati nella lettura preliminare.
L’indice conferma tuttavia la fase di contrazione dell’attività manifatturiera giapponese, in quanto inferiore alla soglia dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra). Pesano gli effetti della pandemia COVID-19, come spiega Annabel Fiddes, Economics Associate Director presso IHS Markit, con le società nipponiche che continuano a tagliare le loro scorte e i dipendenti, in attesa di miglioramenti dal fronte della domanda.