Borsa Tokyo +0,94%, euro in calo dopo rumor Bce. A Wall Street Nasdaq supera 12.000 per prima volta storia
Borse asiatiche contrastate, dopo la pubblicazione di alcuni dati macroeconomici e i nuovi record inanellati dalla borsa Usa.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,94% a 23.465,53 punti, nonostante gli indici Pmi servizi e Composite del Giappone abbiano confermato la fase di contrazione dell’attività economica. Il Pmi dei servizi del Giappone stilato da Jibun Bank e Markit si è attestato infatti a 45 punti, in fase di contrazione, in quanto inferiore alla soglia dei 50 punti (linea di demarcazione tra fase di espansione dell’attività economica – valori al di sopra – e fase di contrazione – valori al di sotto).
Così IHS Markit, commentando il dato: “La pandemia COVID-19 ha continuato ad agosto ad aleggiare sul settore dei servizi, interrompendo la fase verso la ripresa, a fronte della fragilità della domanda dei consumatori e del grado notevole di incertezza”.
Il dato ha, tra l’altro, anche ritracciato, scendendo a 45 punti rispetto ai 45,4 di luglio. Il Pmi Composite ha confermato anch’esso la fase di contrazione dell’attività economica del Giappone, salendo a 45,2 punti, dai 44,9 punti di luglio, rimanendo comunque sotto la soglia di 50 punti.
Decisamente migliori i dati provenienti dalla Cina: sempre ad agosto, l’indice PMI dei servizi della Cina compilato da Caixin-Markit è rimasto pressoché invariato a 54 punti, rispetto ai precedenti 54,1 punti. Il dato è stato lievemente migliore dei 53,9 punti attesi dal consensus, confermando la fase di espansione, in quanto superiore ai 50 punti. L’indice PMI Composite è salito ad agosto a 55.1 punti, dai precedenti 54,5.
Ma la borsa cinese è in ribasso, con l’indice Shanghai Composite in calo dello 0,53% e Hong Kong sotto pressione con una perdita dello 0,73%. C’è da dire che, pur sempre in fase di espansione, l’indice PMI dei servizi della Cina è rimasto a 54 punti, dai 54,1 punti di luglio. Bene invece Sidney (+0,79%) e Seoul, che balza dell’1,23%.
Focus sulla ripresa del dollaro Usa, con l’euro che cede lo 0,45% a $1,18037, dopo le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo cui alcuni esponenti del Consiglio direttivo della Bce avrebbero mostrato preoccupazione per il recente rally della moneta unica.
La valuta europea è balzata fin oltre la soglia di $1,20, dopo che la notizia della nuova politica monetaria della Fed annunciata da Jerome Powell – basata sul trend dell’inflazione media e non dell’inflazione puntuale – ha alimentato le posizioni ribassiste sul biglietto verde.
Nuovi record a Wall Street, con lo S&P 500 salito dell’1,5% a 3.580,84 e il Nasdaq Composite avanzato dell’1% a 12.056,44.
I due indici hanno testato nuovi valori massimi di chiusura, con il Nasdaq che ha superato la soglia psicologica dei 12.000 punti, per la prima volta nella storia.
Il Dow Jones Industrial Average ha chiuso al di sopra di quota 29.000 per la prima volta dallo scorso febbraio, balzando di 454,84 punti, o +1,6%, a 29.100,50.
Non del tutto confortanti le indicazioni arrivate dal Beige Book della Federal Reserve: dal rapporto della Banca centrale americana emerge che il ritmo di ripresa dell’economia degli Stati Uniti ha rallentato il passo ad agosto, in diversi distretti, pur rimanendo in fase di espansione.
“Diverse aree dell’economia hanno fatto fronte a tassi di espansione minori, a causa delle persistente ansia sugli effetti del coronavirus”. Tra l’altro, in un discorso separato dalla pubblicazione del Beige Book, la presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, ha detto che “la ripresa dell’attività che ha caratterizzato i mesi di maggio e giugno si è smorzata negli ultimi due mesi (luglio e agosto)”.
In definitiva, come riassunto dalla Fed nel Beige Book, “L’attività economica (Usa) è migliorata, ma i miglioramenti sono stati in generale modesti, e l’economia rimane ben al di sotto dei livelli precedenti la pandemia COVID-19”.