Recovery Fund, Bankitalia: in scenario migliore impatto Pil fino a +3% con +600.000 occupati
Le risorse del Recovery fund potrebbero sostenere il Pil italiano con una crescita di circa il 3% entro il 2025 e 600mila occupati in più. E’ quanto è emerso, mentre il governo italiano si appresta a stilare il piano di riforme, Recovery Plan – da presentare alla Commissione europea entro il prossimo 15 ottobre – dal discorso proferito dal responsabile del servizio Struttura economica di Bankitalia, Fabrizio Balassone.
In un’audizione alla Camera, Balassone ha reso noto che Palazzo Koch ha fatto due simulazioni, “basate su scenari che presuppongono che i fondi disponibili per l’Italia, che si assumono pari a 120 miliardi per i prestiti e a 87 per i trasferimenti, siano usati pienamente e senza inefficienze, con una distribuzione della spesa uniforme nel quinquennio 2021-2025″.
Alle due simulazioni si contrappongono due scenari diversi.
Nella prima simulazione con relativo scenario, “si ipotizza che tutte le risorse vengano usate per attuare interventi aggiuntivi rispetto a quelli già programmati e che questi riguardino integralmente progetti di investimento. Le maggiori spese ammonterebbero a oltre 41 miliardi all’anno e potrebbero tradursi in un aumento cumulato del livello del Pil di circa tre punti percentuali entro il 2025, con un incremento degli occupati di circa 600mila unità”. Si tratta di uno scenario che “presuppone uno sforzo notevole in termini di progettazione e di capacità di esecuzione degli investimenti: si tratterebbe di raddoppiare la spesa effettuata nel 2019 (40,5 miliardi; tra il 2000 e il 2019 la spesa media annua per investimenti è stata pari a 43,5 miliardi, risultando sistematicamente inferiore a quella programmata, anche per la difficoltà di preparare e gestire i progetti)”.
Nel secondo scenario, invece, “si ipotizza che una parte rilevante delle risorse, pari al 30%, venga usata per misure già programmate e che la parte rimanente venga destinata solo per circa due terzi a finanziare direttamente nuovi progetti di investimento. Sotto queste ipotesi gli interventi aggiuntivi ammonterebbero a circa 29 miliardi all’anno, di cui solo 19 per investimenti. L’impatto cumulato sul livello del Pil raggiungerebbe quasi due punti percentuali nel 2025″.
Non sono mancati, da Via Nazionale, alcuni moniti all’Italia, affinché non sprechi quella che da più parti viene considerata una occasione unica per rilanciare il paese. Ora il governo italiano deve dimostrare di essere capace di stilare un Recovery Plan che sia all’altezza delle aspettative.
Balassone ha auspicato, in particolare, che il piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Recovery plan) propedeutico allo stanziamento delle risorse del Recovery Fund, si fondi “anche sull’obiettivo imprescindibile di conseguire un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici“.
A ciò, ha continuato Balassone, “può contribuire soprattutto il rilancio della crescita, che sarà possibile solo se le risorse saranno impiegate in maniera produttiva. In caso contrario i problemi del paese sarebbero accresciuti, non alleviati, dal maggiore indebitamento“.
Recovery Fund, Bankitalia: tre aree che chiedono interventi urgenti
Da un punto di vista prettamente operativo, per il Recovery fund “è possibile individuare almeno tre macroaree nelle quali gli interventi appaiono altrettanto urgenti: pubblica amministrazione, innovazione, salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico-artistico”. In particolare, secondo il funzionario di Bankitalia, “gli effetti di un’azione di rinnovamento dell’amministrazione pubblica, delle infrastrutture, tradizionali e innovative, della scuola possono essere particolarmente rilevanti al Sud”.
In ogni caso, “nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese operano, in primo luogo con riferimento alla tutela della legalità. È più ampio il ritardo tecnologico da colmare, inferiore l’efficacia delle politiche pubbliche, più difficoltoso il completamento degli investimenti”.
Di Recovery Fund, in occasione della Festa dell’Unità di Modena, ha parlato anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, non senza aver prima precisato, con una frecciatina rivolta a Matteo Salvini & Co, che il governo Conte bis, oltre a saldare il conto del Papeete, ha salvato l’Italia attaccata dalla pandemia del coronavirus COVID-19.
Nel precisare che il varo del Recovery Plan non è una gara di velocità (riferimento alla Francia), il titolare del Tesoro ha espresso inoltre la speranza che il piano di riforme “faccia fare un salto di qualità” all’Italia, confermandosi un “piano molto ambizioso, che aiuti anche a sognare”.
L’Italia “non è stata capace di valorizzare fino in fondo le sue straordinarie capacità – ha ricordato- E’ un paese che ha le possibilità di fare un salto di qualità e queste risorse ce lo consentono, quindi è un’occasione unica”.
Pronte linee guida Recovery Plan, sei missioni e altrettante azioni di riforma
Intanto, il Sole 24 Ore ha riportato nella sua edizione odierna che “le «linee guida» del Recovery Plan articolato in sei missioni e altrettante «azioni di riforma» che le accompagneranno sono pronte. Le bozze sono state girate in queste ore anche a Regioni ed enti locali in vista del confronto in programma oggi, prima della riunione in cui domani il Comitato interministeriale per gli Affari europei dovrebbe mettere il timbro politico”.
I passi successivi saranno la presentazione dei “numeri con la distribuzione dei fondi nei diversi settori, dettagliati nella Nota di aggiornamento al Def che il governo deve presentare alle Camere entro il 27 settembre (con qualche piccolo slittamento sempre possibile). Poi sarà la volta della terza mossa, con la definizione puntuale del Recovery Plan che si candida a raccogliere i fondi Ue: mossa decisiva ma dai tempi più lunghi”, vista la scadenza della presentazione del piano entro il prossimo 15 ottobre alla Commissione Ue. La stesura definitiva del Recovery Plan sarà pronta solo a gennaio.
“Anche perché solo allora, e salvo sorprese, potrebbe finire il lavoro attuativo sui regolamenti comunitari, indispensabili insieme alle ratifiche parlamentari per accendere davvero la macchina. Solo a quel punto potrà l’iter per l’esame dei piani nazionali alla commissione e al Consiglio Ue”.
Bisognerà aspettare insomma ancora diversi mesi, prima che l’Italia riesca davvero a riscuotere quei quasi 209 miliardi di euro a essa destinati con il Recovery Fund.
Così Balassone di Bankitalia: le risorse del Recovery fund “possono contribuire ad avviare il recupero dei ritardi accumulati dall’economia italiana negli ultimi trent’anni”. Il funzionario ha ricordato anche che “il principale problema della nostra economia è, da oltre 20 anni, quello della bassa crescita, a sua volta riflesso della debole dinamica della produttività”. In ogni caso, “l’impatto sull’economia (di queste risorse) dipenderà anche dal miglioramento del contesto in cui si svolge l’attività d’impresa. Sarebbe rischioso assumere che la disponibilità di maggiori risorse possa automaticamente tradursi in una crescita economica sostenuta e duratura senza un impegno continuo per il miglioramento della qualità dell’azione pubblica”.