Nagel (Mediobanca): ‘In post COVID nuove norme Bce su svalutazioni crediti sono ‘bomba atomica’
Nel periodo post COVID-19, il nuovo regime che è stato lanciato dalla Bce sulle svalutazioni dei crediti è “una bomba atomica”, che rischia di creare “un disastro nei bilanci delle banche”. E’ quanto ha detto il numero uno di Mediobanca, l’amministratore delegato Alberto Nagel, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario.
Il motivo di questo alert? Il banchiere ha spiegato che il nuovo regime (riferimento al calendar provisioning) è una “una norma sbagliata perché vale per le sofferenze e per gli ‘unlikely to pay’, i vecchi incagli”. Praticamente, “la Bce ha fatto di tutta l’erba un fascio, quindi anche se è un credito vivo lo devi svalutare un terzo l’anno”.
Un vero e proprio disastro per il sistema bancario: “Se noi applichiamo questa norma a quello che sta succedendo si provoca un disastro nei bilanci delle banche, e non solo di quelle nostre. Quindi è una norma sbagliata, che è stata messa soprattutto perché in Germania non ci si fidava della qualità degli attivi delle banche del sud Europa, di quelle italiane“.
Tra l’altro l’Italia in questo 2020 è molto svantaggiata anche per un motivo storico: “Noi siamo in una situazione molto molto svantaggiata in Italia nel 2020, rispetto alle crisi precedenti per due motivi – ha fatto notare Nagel – uno, storico, visto che le procedure esecutive italiane sono le peggiori che ci sono in Europa, e poi, cosa più rilevante, il fatto che entriamo in questa crisi con regole nuove”. Insomma, la “norma applicata al post covid è come una bomba atomica perché hai una massa di partite che diventano quanto meno Utp, che devi trattare come fossero sofferenze“.
In questa situazione, se “io ho degli incagli e li devo svalutare subito al 30% è molto difficile che presti altro denaro a questo soggetto”. In definitiva, le regole sono “molto peggiorative”. Nagel ha citato per l’appunto il “calendar provisioning, norma che la Bce ha introdotto un anno e mezzo fa e che dice quando hai un credito deteriorato, neanche una sofferenza, lo devi svalutare un terzo l’anno”.
Il risultato è che “in tre anni va svalutato al 100%”.
E’ dunque “una priorità”- è questo l’appello lanciato dal numero uno di Piazzetta Cuccia – “migliorare le procedure esecutive e fare una giusta revisione del calendar provisioning” perché “per le realtà più deboli del Sud Europa questo si riverberà sui conti bancari in modo importante e saremo nelle condizioni di dover ricapitalizzare in breve tempo” (dunque lanciare di nuovo operazioni di aumento di capitale). Ancora, “è importante che la Bce con le sue ispezioni o con le sue linee guida non imponga criteri di svalutazione degli Utp (Unlikely-to-pay) particolarmente severi. Se arrivano provvedimenti o guidelines della Bce più restrittivi ci sara migrazione da bonis a Utp molto elevata”.
Detto questo, e nonostante l’allarme, Alberto Nagel si è mostrato fiducioso nella possibilità di arrivare a una soluzione che soddisfi tutti: “Ci sono le basi per lavorare su una revisione del calendar provisioning: da quando c’è Enria la Bce è molto diversa, c’è un dialogo molto positivo con le banche e gli investitori”.
Nagel ha detto anche che le misure che sono state lanciate dal governo italiano, per far fronte all’emergenza economica e sanitaria post-Covid hanno avuto effetti positivi.
Tuttavia, ora “siamo entrati in una recessione con effetti durevoli e quindi servono misure strutturali perché queste (misure) si esauriranno e non sono strutturali”.
Per quanto riguarda l’impatto dei provvedimenti su Mediobanca, il ceo ha segnalato che l’effetto principale è stato sulle moratorie: “Degli 1,3 miliardi di moratorie in capo a Compass a fine agosto il 90% si è estinto e con l’85% di ritorno in bonis. Dopo un blocco del pagamento delle rate tra aprile e maggio, da giugno si è assistito a un ritorno alla normalità: ad oggi c’è un 10% di non pagato. Nella sostanza è andata molto meglio delle aspettative”. E “degli 1,3 miliardi di moratorie su leasing e mutui ipotecari di CheBanca il 5% dei mutui è andato in moratoria”.