Blackstone lancia alert su ‘decennio perduto’ con guadagni ‘anemici’ per chi punta sull’azionario
Guadagni per chi investe sull’azionario “anemici”, con tanto di rischio di “decennio perduto”. E’ l’avvertimento lanciato dal vice presidente esecutivo di Blackstone Tony James, stando a quanto riporta un articolo della Cnbc. I tassi di interesse vicini allo zero o sotto zero, ha detto il manager, sono il principale fattore alla base del recente rally dei mercati azionari.
Ma la pacchia prima o poi finirà, anche perchè i tassi di interesse attraverseranno un processo di normalizzazione e le aziende faranno fronte a “molti ostacoli”, che finiranno con il mettere sotto pressione la loro redditività.
James ha parlato in occasione del summit virtuale Singapore Summit, intervistato dalla Cnbc nel corso della trasmissione “Squawk Box Asia”.
A suo avviso, è possibile che i corsi azionari potrebbero non salire più, nel corso di “un orizzonte di cinque-dieci anni”.
“Credo che questo potrebbe essere un decennio perduto in termini di apprezzamento delle azioni”, ha detto, riferendosi a quell’espressione “decennio perduto”, utilizzata per descrivere il periodo degli anni Novanta in cui il Giappone soffrì la stagnazione economica.
Il punto, ha spiegato James, è che se Wall Street ha puntato ripetutamente verso l’alto dopo i minimi a cui è precipitata nel mese di marzo, (nel periodo più pieno di incognite sullo sviluppo della pandemia da coronavirus COVID-19), è stato per merito della Federal Reserve, che ha riportato i tassi di interese vicini allo zero.
La mossa ha scatenato la caccia ai rendimenti da parte degli investitori, che di colpo si sono ritrovati davanti a pochi asset capaci di assicurare un buon guadagno. Risultato: gli stessi hanno deciso di fare incetta di bond e azioni più rischiosi.
“La mossa della Fed – ha ripetuto James – è stata caratterizzata da una portata e da una velocità senza precedenti…senza di essa, ci sarebbe stato il serio rischio di scivolare in una sorta di depressione. E quando si inizia ad assistere a problemi del credito, l’effetto sui mercati si manifesta in modo molto veloce”.
Sui governi e sui loro interventi, una tirata di orecchie è arrivata da Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan, anche lui presente (virtualmente) al summit di Singapore.
Per il ceo del colosso bancario Usa, i governi continuano a evitare di lanciare misure di lungo termine che possano davvero garantire una “crescita sana” dell’economia, preferendo piuttosto varare provvedimenti di breve periodo e prendendo alla fine scelte di politica economica “davvero stupide”. Manca praticamente una visione di lungo termine. E, potremmo dire noi, questo è vero soprattutto per l’Italia (Dimon non l’ha citata, parlando in generale).
“Si tratta di pensare guardando al lungo termine, con una politica reale basata su fatti reali e analisi reali, e non tirare a indovinare e a guardare di anno in anno – ha ammonito Dimon – Le decisioni prese di anno in anno sono diventate semplicemente uno spreco di tempo, che ci ha portati a fare scelte davvero stupide”.