Pil area euro, Bce: ‘due scenari alternativi con incertezza pandemia. In scenario avverso -10% in 2020’
“Nel secondo trimestre del 2020 l’attività economica dell’area dell’euro ha registrato un calo senza precedenti a causa della pandemia di COVID-19 e delle relative misure di contenimento”. Lo rileva la Bce nel suo bollettino economico, che fa riferimento al periodo compreso tra il 4 giugno e il 9 settembre 2020.
“Nel secondo trimestre del 2020 il PIL in termini reali è sceso del 11,8 per cento rispetto al periodo precedente, nel contesto delle misure di lockdown che ad aprile erano al loro massimo grado di severità, prima di essere gradualmente allentate nei mesi successivi – si legge ancora nel bollettino – Rispetto al quarto trimestre del 2019 il PIL in termini reali è quindi diminuito complessivamente del 15,1 per cento nella prima metà del 2020, riportandosi sui livelli osservati per l’ultima volta nel primo trimestre del 2005. La contrazione causata dalla pandemia ha ampiamente colpito i vari paesi e i diversi settori. Il PIL è diminuito in tutti i paesi dell’area dell’euro nel secondo trimestre del 2020, con differenze nell’entità del calo riconducibili a quelle nell’impatto della pandemia, nella tempistica e nel rigore delle misure di lockdown riscontrate nei vari paesi. Fra le maggiori economie dell’area dell’euro, in Spagna si è registrato un calo del PIL sul periodo corrispondente del 18,5 per cento, in Francia del 13,8, in Italia del 12,4, in Germania del 9,7 e nei Paesi Bassi dell’8,5”.
Riguardo al mercato del lavoro dell’Eurozona, “gli indicatori segnalano il protrarsi della perdita di posti di lavoro nel terzo trimestre. Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro è salito al 7,9 per cento a luglio 2020 dal 7,7 per cento di giugno. Tra febbraio e luglio è aumentato di 0,7 punti percentuali, inferiore all’aumento di 1,3 punti percentuali osservato tra settembre 2008 e febbraio 2009 in seguito al fallimento di Lehman Brothers. Tale aumento non tiene pienamente conto dell’impatto della pandemia, in quanto è attenuato dalle politiche del lavoro adottate per rafforzare l’occupazione e prevenire i licenziamenti a tempo indeterminato. Esso è inoltre collegato al passaggio dall’occupazione e dalla disoccupazione all’inattività a causa degli effetti economici dei lockdown e del persistere delle difficoltà incontrate dai lavoratori in cerca di occupazione man mano che le misure di contenimento sono state
gradualmente eliminate. Gli indicatori recenti basati sulle indagini congiunturali continuano a segnalare perdite di posti di lavoro nel terzo trimestre, nonostante l’effetto delle politiche del lavoro attualmente in atto”.
Ancora, il bollettino della Bce sottolinea che “nel breve termine, si prevede una ripresa consistente della crescita dell’area dell’euro nel terzo trimestre del 2020”, con “i dati più recenti” che “indicano che a partire da maggio l’economia ha intrapreso un percorso di ripresa; tale miglioramento, emerso nelle indagini, coincide con l’allentamento delle misure di contenimento. Le rilevazioni di luglio e agosto del PMI composito per il prodotto e
dell’indice del clima economico (Economic Sentiment Indicator, ESI) della Commissione europea si collocano entrambi ben al di sopra dei livelli medi del secondo trimestre. Il PMI è stato in media pari a 53,4 nel periodo luglio-agosto dopo il 31,3 del secondo trimestre, mentre negli stessi periodi l’ESI è stato pari, in media, rispettivamente a 85,0 e 69,4. L’attività nel settore manifatturiero ha continuato a migliorare, ma di recente il comparto dei servizi ha registrato un certo rallentamento.
In prospettiva, si prevede che il recupero dell’attività economica dell’area dell’euro continui nel prosieguo del 2020, a condizione che non si verifichi una forte recrudescenza della pandemia. Nel terzo trimestre si prevede una ripresa dell’attività nell’area dell’euro dell’8,4 per cento. La proiezione dello scenario di base si basa sull’ipotesi di fondo di un parziale successo nel contenimento del virus, con una certa recrudescenza dei contagi nei prossimi trimestri che giustificherà la
prosecuzione delle misure di contenimento, anche se meno rigide rispetto alla prima ondata, fino a quando non sarà disponibile una soluzione medica entro la metà del 2021. Si prevede che tali misure di contenimento, unitamente all’elevata incertezza e al peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro, continuino a gravare sull’offerta e sulla domanda. Tuttavia, il considerevole sostegno fornito dalle politiche monetarie, di bilancio e del lavoro, tutte rafforzate dopo le proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema nel giugno 2020, dovrebbe preservare i redditi e limitare le ripercussioni economiche che potrebbero registrarsi dopo la risoluzione della crisi sanitaria”.
La Bce continua: “Si presume inoltre che tali politiche riescano a evitare ampi canali di amplificazione finanziaria. Sulla base di queste ipotesi, si prevede che il PIL in
termini reali dell’area dell’euro diminuisca dell’8 per cento nel 2020, per poi risalire del 5,0 per cento nel 2021 e del 3,2 nel 2022. Alla fine dell’orizzonte di proiezione il
PIL in termini reali sarebbe inferiore del 31⁄2 per cento rispetto al livello previsto nelle proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2019, nell’ultimo
esercizio di proiezione pre-pandemia. Nella seconda metà del 2022 si raggiungerà il livello del PIL osservato nel quarto trimestre del 2019. Nel contesto dell’incertezza circa l’andamento della pandemia sono stati elaborati due scenari
alternativi. Quello moderato considera lo shock pandemico temporaneo, con la rapida attuazione di una soluzione medica che consenta un ulteriore allentamento delle misure di contenimento. In questo scenario, il PIL in termini reali diminuirebbe quest’anno del 7,2 per cento, per poi risalire decisamente nel 2021. Alla fine dell’orizzonte temporale, il PIL in termini reali supererebbe lievemente il livello atteso
dalle proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2019. Per contro, lo scenario avverso, caratterizzato da una forte recrudescenza della pandemia,
implica il ritorno a rigide misure di contenimento, con perdite di attività rilevanti e permanenti e una diminuzione del 10 per cento del PIL in termini reali nel 2020. Alla fine dell’orizzonte temporale esso si colloca al di sotto del livello indicato nelle proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema del dicembre 2019 di circa il 9 per cento”.