Notizie Indici e quotazioni Solare ed eolico: la guerra di Putin fa impennare anche prezzi energie rinnovabili

Solare ed eolico: la guerra di Putin fa impennare anche prezzi energie rinnovabili

13 Aprile 2022 10:19

Non solo petrolio e gas: nell’ultimo anno si sono impennati sui mercati principali globali anche i prezzi dell’energia solare e eolica, in sostanza i prezzi delle energie rinnovabili: d’altronde, le rinnovabili vengono viste soprattutto dall’Europa alla stregua di una soluzione potenziale per liberarsi dal giogo di Vladimir Putin, in particolare, dalla dipendenza dal petrolio e gas made in Russia.

Ma non è solo questo il motivo dell’impennata. L’aumento dei costi si spiega con i problemi logistici che si sono presentati con il reopening delle economie dai lockdown precedentemente imposti per arginare il Covid: le cosiddette strozzature delle catene di approviggionamento, che hanno fatto salire i costi delle spedizioni delle risorse necessarie per produrre energia e, anche, i costi del lavoro.

Il mix reopening e guerra Russia-Ucraina è stato insomma alla base dell’impennata.

Tutto questo emerge da un rapporto pubblicato nelle ultime ore, il cui contenuto è stato riportato dall’agenzia di stampa Reuters. Il rapporto ha messo in evidenza il trend dell’indice trimestrale stilato da LevelTen Energy, che monitora i cosiddetti accordi noti come Power Purchase Agreement (PPA), ovvero gli accordi di fornitura di energia elettrica conclusi tra due parti nel lungo termine.

L’indice ha confermato che i prezzi dei contratti sulle rinnovabili sono saliti del 28,5% in Nord America, e del 27,5% in Europa, nel corso dell’ultimo anno. E che, soltanto nel corso del primo trimestre del 2022, il rialzo è stato rispettivamente del 9,7% e dell’8,6%, con i problemi nelle catene dell’offerta provocati dal reopening esacerbati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, lo scorso 24 febbraio. I prezzi hanno puntato ulteriormente verso l’alto, ribaltando il trend al ribasso dell’ultimo decennio.

Qualcuno teme a questo punto che il rally mandi all’aria i propositi più ambiziosi dell’Occidente, tesi a recidere il cordone ombelicale che lega i paesi consumatori di energia alla Russia di Vladimir Putin.

I costi più alti potrebbero infatti tradursi in un rallentamento della domanda (fenomeno distruzione della domanda a causa di costi-prezzi troppo alti), tra l’altro proprio in un momento in cui l’Onu ha lanciato un appello affinché il mondo acceleri nella transizione verso forme di energia pulita, al fine di scongiurare le conseguenze peggiori del riscaldamento globale.

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A complicare la situazione, almeno in Nord America, è il fatto che il settore nutre non pochi dubbi sulla reale intenzione del Congresso americano di prorogare gli incentivi fiscali che sono stati lanciati, nell’ambito dell’agenda sul clima del presidente Joe Biden, per agevolare la produzione di energie rinnovabili.

Il settore teme anche che l’indagine avviata quest’anno dal dipartimento del Commercio Usa possa tradursi nell’imposizione di dazi sui pannelli solari che vengono importati dall’Asia, facendo salire ulteriormente i costi.

“In questo momento ci sono praticamente problemi difficili da gestire con la nostra catena di approviggionamento”, ha ammesso a Reuters Reagan Farr, ceo del produttore americano di energia solare Silicon Ranch.

In Europa, la guerra in Ucraina ha spinto di per sé la domanda per le rinnovabili, sulla scia dell‘intenzione dei vari governi di porre fine alla dipendenza dal gas della Russia. Ma anche qui, per un’industria dove i costi stavano già crescendo, la guerra è stata “l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, visto che c’era già molta tensione sui prezzi”, ha spiegato Oscar Perez, socio di Q-Energy, azienda che da anni opera nel settore dei Servizi Energetici, aiutando aziende ed enti pubblici e privati a gestire meglio le proprie risorse energetiche, (così come spiega Web Elettronica nel sito).

Raymond James, analista di Graham Price, fa comunque notare che i costi più alti in Europa delle rinnovabili, uniti alle politiche europee sul clima decisamente ambiziose, dovrebbero aumentare l’appetibilità di tecnologie più costose, come quelle per lo sviluppo dell’idrogeno verde e dei biocarburanti.

Non per niente, nel caso dell’Italia, è stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, parlando ad Algeri al termine dell’incontro con il Presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, a fare il seguente annuncio:

L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde, vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione. Il Governo vuole difendere i cittadini italiani e le imprese dalle conseguenze del conflitto”.

Per ora, rassicura LevelTen, il balzo dei prezzi non ha rallentato la domanda. Anzi, da un sondaggio che la società ha lanciato, interpellando 21 consulenti per l’energia e la sostenibilità, è emerso che il 75% degli intervistati ha riferito che i relativi clienti hanno accelerato o comunque confermato i piani di approviggionamento dell’energia.

“Non si tratta della domanda – ha spiegato Luigi Sacco, head of PPA origination di Falck Renewables – La domanda c’è, ma è l’offerta che sta facendo fatica un po’ in diversi mercati”. 

Di base, il fattore che sta portando i buyer a puntare sempre di più sulle rinnovabili è, ovviamente, il boom dei costi dei carburanti fossili. “La pronta alternativa alla generazione di energie rinnovabili, in questo momento, è il gas, e i prezzi del gas sono in rialzo del 100%. Dunque, scegliete il vostro veleno”, ha commentato Farr (ceo del produttore di energia solare Silicon Ranch).