Dossier Tim resta caldo: rumors su area consumer, farebbe gola ad Apax e Iliad. Per analisti “possibilità credibile, ma ostacoli sono diversi”
Fuori e dentro Piazza Affari il dossier Tim resta sotto i riflettori. Sono soprattutto i fondi di private equity e alcuni operatori del settore delle telecomunicazioni a mostrare il maggiore interesse. La conferma arriva dalle indiscrezioni che continuano anche oggi a tenere banco circa un possibile interesse per i servizi dell’area consumer del gruppo guidato da Labriola, ossia quella che vende i servizi di telefonia agli utenti finali. Rumors che hanno messo il turbo al titolo Tim che avanza di circa il 3% a 0,316 euro, portando a quasi +10% le performance a 1 mese e cercando di recuperare i massimi dell’anno toccati lo scorso 6 gennaio a quota 0,4617 euro.
Secondo le indiscrezioni raccolte da “Il Sole 24 Ore“, la parte commerciale di Tim farebbe gola sia ad Apax sia al gruppo delle Tlc francese Iliad. Come sottolineano gli analisti di Equita, che confermano la raccomandazione hold e il target price di 0,4 euro su Tim, non ci sono però al momento indicazioni di possibili valutazioni anche indicative o della natura dell’interesse (quota di minoranza o maggioranza, oppure joint venture). Fatta questa precisazione, gli esperti sostengono che “le possibilità che vi sia un interesse da parte di Iliad/Apax appare credibile, vista l’iniziativa simile recente verso Vodafone Italia e una certa apertura del ceo di Tim, Pietro Labriola anche nella recente intervista a valutare opzioni per il mercato consumer”. Gli ostacoli da superare per il negoziato non mancano. Dalle valutazioni relative alla governance, alla posizione del governo (che detiene il Golden Power) e dei sindacati, alle autorità regolatorie vista la concentrazione di mercato. “Potenzialmente potrebbe essere però un elemento decisamente positivo per il titolo, visto che l’area consumer è la più problematica nel perimetro di Tim”, sottolineano ancora gli analisti di Equita.
Tim su offerta Kkr: “non ritiene opportuno dare seguito a due diligence”
Intanto i fronti aperti (o quasi) per Tim sono diversi. La settimana scorsa al termine del consiglio di amministrazione la società ha stabilito all’unanimità di non concedere a Kkr la due diligence richiesta. Il fondo americano ha più volte richiesto la due diligence su Tim prima di procedere con la sua offerta fatta a fine novembre 2021 di 10,8 miliardi di euro. A sua volta, nelle settimane passate, Kkr aveva fatto sapere di non potere confermare la proposta indicativa di 50,5 centesimi ad azione senza prima aver accesso a una due diligence cosa che ora è stata ufficialmente negata. Tuttavia, per cercare di non chiudere tutte le porte, la società di telecomunicazioni fa sapere che “qualora kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim), il cda di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti”.