Visco (Bankitalia): ‘Non sappiamo come ne usciremo. New Normal?’. E poi lancia alert su debito-deflazione
Sulla crisi pandemica “il governo si è trovato a gestire una situazione drammatica e da cittadino credo che alla fine, nel confronto internazionale, non ne sia uscito male”. Lo ha detto il governatore della banca d’Italia, Ignazio Visco, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Visco ha lanciato tuttavia alcuni avvertimenti, visto che il principale fattore che sta pesando sull’economia è l’incertezza.
Le dichiarazioni di Visco sono arrivate dopo che, lo scorso venerdì, l’agenzia di rating Fitch ha chiaramente lasciato intendere che la ripresa dell’economia italiana dipende dal Recovery Fund, reiterando le pessime stime snocciolate agli inizi di settembre: a suo avviso, il Pil italiano crollerà del 10% nel 2020, recuperando il 5,4% nel 2021.
L’outlook è meno ottimista di quello del governo, visto che Conte & Co prevedono un tonfo del Pil pari a -9% quest’anno e un recupero più forte, pari a +6%, l’anno prossimo.
L’agenzia precisa comunque che le previsioni non calcolano l’effetto Next Generation Eu, visto che “l’esatta tempistica in cui verranno erogati (i fondi) è incerta”. I fondi a fondo perduto, secondo Fitch, saranno pari a 65,4 miliardi.
Tornando a Visco, così il governatore ha detto nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano italiano:
“Lo stato di incertezza in cui oggi viviamo è caratterizzato da tre fattori. Il primo è sanitario, riguarda la durata della pandemia, i tempi per produrre e distribuire un vaccino. Il secondo è più soggettivo e psicologico – spiega -: a fronte dell’incertezza le imprese e noi tutti come consumatori tendiamo a procrastinare, a non consumare né investire. In più ci sono i riflessi di comportamenti simili che si verificano all’estero; tutto ciò può causare una caduta prolungata della domanda aggregata”.
“Questo è il fenomeno economico che mi preoccupa di più – avverte Visco – La propensione al risparmio sale, il consumo aggregato scende, ma ciò a sua volta fa sì che ci sia meno attività produttiva, meno occupazione, meno reddito, cosa che finisce per ridurre il risparmio complessivo anche se, paradossalmente, tutto è partito dal tentativo che ciascuno stava facendo di far crescere il proprio. Contro questa spirale negativa, bisogna intervenire con la politica di bilancio e la politica monetaria. È essenziale continuare ad avere politiche accomodanti finché questa componente legata all’incertezza non scompare”.
Il numero uno di Palazzo Koch ha continuato, presentando il terzo fattore che caratterizza lo stato di incertezza attuale:
“Non sappiamo come ne usciremo. Quale sarà il ‘nuovo equilibrio’, ci sarà un new normal? Finché non si capisce cosa sarà il nuovo mondo – dice ancora Visco – magari con più digitale, con modifiche nelle attitudini di consumo, un turismo diverso e più regolato, la struttura della produzione e la natura degli investimenti non saranno definite e potremmo vivere una transizione complicata”.
Attenti a minaccia deflazione con ripercussioni su debito
Attenzione alla minaccia della deflazione e alle conseguenze sul debito, in Italia già molto elevato.
“La bassa inflazione – ha avvertito Visco – può portare a mantenere basse le aspettative di variazione dei prezzi, queste a loro volta influenzano la crescita dei salari e, nuovamente, gli stessi prezzi. I tassi d’interesse nominali sono fermi ed è difficile riuscire a farli scendere ancora di più. A quel punto i tassi reali possono salire, con effetti negativi sulla domanda e un impatto anche sul debito, che salirebbe in termini reali”.
Tutto questo in un contesto in cui “il debito, sia pubblico che privato, in Europa è già alto e crescerebbe ancora con la deflazione: è il classico meccanismo debito-deflazione, che è prevalso per esempio durante la Grande Depressione”. Uno scenario pericoloso, che richiede che le politiche espansive rimangano accomodanti, sia sul fronte fiscale che monetario. “Per questo la politica monetaria deve essere espansiva e restarlo a lungo nel tempo. Su questo vi è un consenso ampio, e la storia, anche recente, ha dimostrato che con la politica monetaria riusciamo a intervenire efficacemente e che la deflazione si può combattere“.
Detto questo, “c’è una giusta preoccupazione che, se la politica monetaria si sostituisse alla politica di bilancio usando la base monetaria per finanziarlo, al posto delle tasse o del debito, si finirebbe per compromettere l’indipendenza delle banche centrali con conseguenze alla lunga molto gravi. Ciò detto, non credo che si debbano oggi prendere troppo sul serio questi rischi perché, se in questo momento non agiamo in accordo con la politica di bilancio per sostenere l’economia e riportare la domanda ai livelli giusti per riguadagnare la stabilità dei prezzi, potremmo finire per perdere l’indipendenza per la ragione opposta”.
Riguardo al tasso di crescita del Pil italiano, il governatore sottolinea che “in Banca d’Italia restiamo dell’idea che siamo in una fase di progressivo recupero. Il governo con la prossima manovra di bilancio punta a ottenere una crescita vicina al 6% per il 2021, noi a luglio avevamo previsto qualcosa intorno al 5%. Ma anche solo disegnare scenari è difficile perché buona parte della caduta è dovuta non solo all’offerta, ridottasi a causa delle chiusure, ma anche alla domanda. Il risparmio è salito perché non si poteva spendere, ma anche a causa dell’incertezza. Se questa persiste gli effetti possono essere anche più negativi. Dobbiamo fare di tutto per ridurla”.
Visco su NPL banche: mettere subito a bilancio bad loans
Guardando alle prospettive delle banche, “di fronte a valutazioni di alta probabilità di insolvenza, bisogna che ne tengano conto: hanno capitale in eccesso da utilizzare. Le banche hanno avuto un aumento consistente dei coefficienti patrimoniali quest’anno, anche perché non hanno distribuito dividendi e così hanno costituito un cuscinetto. Quel cuscinetto serve per utilizzarlo in una fase del genere. Le inadempienze molto probabili e le sofferenze conclamate non possono essere mantenute in bilancio senza sufficienti rettifiche di valore; altrimenti ne deriverebbe un grave problema anche in tempi non lunghi. Ci vuole equilibrio e l’autorità di vigilanza sa bene che una crescita dei crediti deteriorati è inevitabile. Ma se non mettiamo subito in bilancio ciò che manifestamente non può essere recuperato, le banche accumuleranno perdite tali da richiedere interventi di ricapitalizzazione rapidi e sostanziali, magari in condizioni di mercato difficili. Peraltro ci sono situazioni diverse e le banche più piccole possono avere maggiori difficoltà, anche per i loro rapporti con molte piccole imprese oggi più vulnerabili. Serve un’analisi onesta: se un’impresa non può essere rimessa in sesto, bisogna pensare ad altri interventi che il governo può fare che riguardano, ad esempio, sussidi per la disoccupazione e sostegno dei redditi“.
L’appello di Visco arriva in un momento in cui non viene escluso un carico di NPL per un valore fino a 1 trilione di dollari.
Lo sa bene la Bce, che non per niente ha già allertato il settore, inviando ai ceo delle banche – stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore qualche giorno fa – alcune lettere, in cui ha ordinato ai vertici degli istituti di credito più importanti di iniziare a stilare una lista dei crediti buoni e di quelli a rischio: questo, perchè la minaccia di un balzo degli NPL, di crediti deteriorati, nei bilanci delle banche, con le aziende (e famiglie) che vedono prosciugarsi le casse a causa degli effetti disastrosi del lockdown, è reale.