Notizie Notizie Mondo Enria (Bce) avverte su bomba NPL: lanciare bad bank europea, dobbiamo prepararci al peggio

Enria (Bce) avverte su bomba NPL: lanciare bad bank europea, dobbiamo prepararci al peggio

27 Ottobre 2020 09:54

Banche dell’area euro sotto i riflettori, non solo per la febbre di M&A che sta scatenando continui rumor su eventuali future nozze nel settore, e non solo, neanche, per la questione dello stop ai dividendi deciso dalla Bce. Andrea Enria, numero uno della Supervisione bancaria della Bce, ha lanciato un chiaro appello a favore di una bad bank che gestisca i crediti deteriorati delle banche, in una lettera pubblicata sul Financial Times: ECB: the EU needs a regional ‘bad bank’. Tradotto: “Bce: l’Unione europea ha bisogno di una ‘bad bank’ regionale”: proprio “la pandemia è un’occasione per ripulire e rafforzare le banche europee indebolite dalla crisi”. 

Enria va subito al dunque, calcolando il danno che la pandemia del coronavirus potrebbe infliggere alle banche, in termini di crediti deteriorati o NPL.

“L’outlook macroeconomico è incerto e non possiamo escludere una ripresa debole caratterizzata da una crescita significativa dei bad loans. La Banca centrale europea stima che in uno scenario grave ma plausibile, il valore degli NPL presenti nelle banche dell’area euro possa raggiungere quota 1,4 trilioni, ben al di sopra dei livelli della crisi finanziaria del 2008 e della crisi dei debiti sovrani Ue del 2011″.

E, “mentre possiamo sperare per il meglio, dobbiamo prepararci al peggio. Dobbiamo fare anche meglio rispetto alle crisi precedenti. L’Unione bancaria potrebbe rendere tutto ciò possibile, con lo strumento delle società di gestione degli asset, che potrebbero permetterci di evitare di ripetere gli errori del passato”.

“In primo luogo – sottolinea Enria – dobbiamo essere più veloci nel gestire gli NPL: la qualità degli asset delle banche dell’area euro non ha raggiunto ancora i livelli precedenti la crisi. Certo, ci sono stati alcuni progressi. L’EBA (Autorità bancaria europea) e la Bce hanno sviluppato una guidance pratica che richiede alle banche di gestire gli NPL in modo più attivo. La nuova legislazione assicura anche svalutazioni progressive degli asset che sono a rischio. E tuttavia, l’esperienza dimostra che, ogni volta che si è fatto ricorso alle società di gestione degli asset a seguito di una crisi, i bilanci delle banche sono stati ripuliti in modo più veloce, ripristinando in modo più efficace la capacità delle banche di erogare prestiti”.

Dunque, “abbiamo bisogno di utilizzare questa opportunità, anche per avviare una ristrutturazione più profonda del settore bancario. Grandi ammontari di soldi dei contribuenti sono stati dispiegati a seguito della crisi finanziaria e della crisi dei debiti sovrani. Ma l’Europa è stata inefficace nel riuscire a utilizzare il consolidamento per rimuovere la capacità in eccesso e riportare  le banche a tornare concentrarsi in modo radicale sui modelli di business. Il risultato è un settore bancario Ue fragile, con valutazioni di mercato che hanno toccato il fondo”.

E invece le “asset management companies”  – così Enria chiama queste società ‘bad bank’ che gestirebbero gli NPL – possono combinare aiuto e condizionalità appropriate per le banche alle prese con gli NPL, riuscendo a garantire in questo modo quei miglioramenti ai loro modelli di business, di cui c’è tanto bisogno”.

Così come c’è tanto bisogno di un coordinamento tra i paesi membri dell’Ue, per dar vita, a una “società di gestione degli asset europea“.

Questa, precisa Enria nell’articolo pubblicato sull’FT, è “una soluzione efficace. In alternativa, a sostenere la ripresa economica, se creata in modo appropriato, potrebbe essere una rete di società di gestione degli asset nazionali”. A patto che la soluzione sia “europea e integrata”. Enria dice invece no a iniziative nazionali non coordinate. Soprattutto a fronte di “uno shock della pandemia che è esogeno e simmetrico”, ci sono “condizioni favorevoli per una iniziativa europea. Non si tratta di aiutare le banche che si sono accollate rischi eccessivi, gestendoli male. Piuttosto, l’obiettivo è permettere alle banche Ue di sostenere le famiglie, le piccole imprese e società che siano sostenibili, e rafforzare quella trasformazione di cui l’Ue necessita per diventare un’economia più green e più tecnologicamente avanzata, senza che le banche vengano zavorrate dai crediti a rischio”.

Nel concludere l’articolo, Enria ricorda che la posta in gioco è alta:

“Non possiamo permetterci di avere un settore bancario che fatica ad affrontare i detriti della crisi attuale, negli anni a venire. Né possiamo permetterci un settore bancario che non sia in grado di sostenere la trasformazione delle nostre economie”.

Così gli analisti di Equita SIM riassumono l’opinione di Enria. In particolare, Luigi Pedone scrive che “Enria ha nuovamente suggerito la creazione di un veicolo unico o di una rete di ‘bad bank’ nazionali ancorate a standard europei sia in termini di funding (raccogliendo quindi risorse a livello europeo) che di pricing dei crediti deteriorati, creando quindi un mercato con prezzi omogenei. La proposta non prevede in ogni caso una mutualizzazione delle perdite, che sarebbero a carico del paese di appartenza della bad bank. Rispetto al passato, quando l’ipotesi di una bad bank europea era stata accantonata, esistono maggiori probabilità che questo progetto possa realizzarsi visti i progressi registrati dalle banche in termini di convergenza verso standard comuni (NPE ratio, CET1, leverage etc), sebbene resti a nostro avviso complesso giungere ad un’armonizzazione del mercato degli NPL, considerando la diversità dei sistemi giudiziari nazionali. La notizia sarebbe ovviamente positiva per il settore bancario, anche se l’effettivo impatto positivo sui bilanci dipenderà dalle tempistiche dell’implementazione che potrebbero essere molto più ritardate rispetto all’effettivo deterioramento dei bilanci delle banche (in Italia le moratorie sui prestiti scadranno a gennaio 2021)”.

Non c’è tanto tempo da perdere, insomma. Bisogna agire, e subito.