Big Tech Winner delle elezioni Usa, ma Mark Mobius guarda più in là: ci sarà ritirata da Wall Street
Analisti ottimisti sul trend della borsa Usa e, in particolare, dei Big Tech: non tanto per la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali, quanto per il fatto che il Congresso americano rimarrà diviso. Niente Blue Wave, insomma, ovvero niente vittoria su tutti i fronti da parte dei democratici. Il partito di Biden deterrà ancora il controllo della Camera, così come il Senato rimarrà nelle mani dei repubblicani. Un Congresso diviso che, secondo gli esperti, è il meglio per i mercati, in quanto, come spiega Michael McCarthy, chief market strategist presso CMC Markets a Sydney:”l’esito è ideale dal punto di vista dei mercati. Nessun partito controllerà il Congresso. Di conseguenza, sia le guerre commerciali (su cui si è incentrata la politica commerciale di Donald Trump) che le tasse più alte (che Biden propone) non saranno facili da realizzare”.
Le Big Tech dovrebbero avere dunque ancora spazio per crescere, secondo quanto riportato da diversi analisti. Per Big Tech si intendono i titani del settore hi-tech Usa, in particolare i FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google), ma anche i FAAMG, che includono Microsoft, fino ai FANGMAN.
Di Big Tech come di grandi vincitrici dell’Election Day parla espressamente un articolo del Financial Times: Big US tech stocks emerge as election winners , ovvero: “Le azioni delle Big Tech Usa emergono come le vincitrici delle elezioni”. Proprio quelle, tra l’altro, che sono volate dall’inizio dell’anno.
Ma anche le big tech estere potrebbero essere prese d’assalto: per lo meno, quelle che sono finite nelle liste nere varie o nel mirino dell’amministrazione Trump. Non per niente l’hi-tech ha fatto faville, oggi, alla borsa di Shanghai e Hong Kong.
L’effetto Biden ha portato inoltre la borsa di Tokyo a volare al record in 29 anni, ovvero dal 1991.
Margaret Yang, strategist di DailyFX., ha commentato che, “fuori dagli Stati Uniti, i mercati guarderanno alla possibilità che l’amministrazione Biden scelga un approccio più diplomatico nelle trattative commerciali internazionali, rispetto a Donald Trump, noto per la sua politica improntata sul protezionismo e, soprattutto, per la guerra commerciale lanciata contro la Cina”.
“Un nuovo capitolo della politica estera Usa…è importante per il mondo e di particolare interesse per le economie orientate alle esportazioni come quelle di Cina, Messico, Unione europea e Giappone“.
Ma non tutti sono d’accordo sull’effetto positivo che Biden senza Blue Wave avrà sui mercati: non ci crede per esempio Mark Mobius, ex Franklin Templeton Investments (dove è stato per ben 30 anni) e che ora dirige la sua società Mobius Capital Partners.
Comunque Joe Biden c’è, spiega Mobius ricordando il piano volto ad alzare le tasse. Gli aumenti più alti, secondo Mobiuds, ridurranno la propensione degli investitori a puntare su Wall Street, fattore “positivo per i mercati emergenti e per altre borse mondiali, visto che ci sarà una ritirata da Wall Street”.
Phil Orlando, responsabile strategist del mercato azionario Federated Hermes, ha invece già reso noto di aver aumentato l’esposizione verso la borsa Usa dal 2% al 3%, nella convinzione che il rischio di una Blue Wave sia stato sventato.
Sull’effetto positivo che Biden potrebbe avere sui mercati emergenti, si esprime anche Eric Robertsen di Standard Chartered. Questi mercati, spiega, potrebbero beneficiare di un contesto politico globale “più benigno”. “C’è un bel po’ di cash che siede alla finestra e che continua a essere nascosto negli asset Usa da qualche anno”.
Responsabile globale della divisione di ricerca della banca britannica, Robertsen ricorda che, nel corso dell’ultimo decennio, lo S&P 500 ha “sovraperformato l’azionario dei mercati emergenti per il 100%” e che ora questi soldi “potrebbero essere dispiegati” nei mercati esteri ed emergenti.
In particolare l’Asia potrebbe essere la prima area a trarre vantaggio dalla vittoria di Biden, grazie anche al fattore “incredibilmente potente” della Cina, che continua a presentarsi alla stregua di “una forza significativa di ripresa”, sia in termini economici che di asset finanziari.