UniCredit e Intesa brillano sul Ftse Mib, forti dell’assist del vaccino. Più vicino stop a congelamento dividendi?
UniCredit si conferma tra i titoli migliori di Piazza Affari, salendo del 5% in Borsa, dopo il rally del 14% circa incassato alla vigilia, sulla scia della notizia dell’efficacia superiore al 90% del vaccino anti-COVID, a cui stanno lavorando Pfizer e BioNTech. Bene fa anche Intesa SanPaolo, che ha guadagnato fino a +4%.
A balzare è in generale il comparto delle banche: l’arrivo imminente di un vaccino potrebbe portare la Bce, secondo alcuni analisti, a togliere il divieto di erogazione dei dividendi e di operazioni di buyback, imposto sul settore a marzo e prorogato lo scorso luglio.
L’annuncio ufficiale della banca centrale arriverà a dicembre, in concomitanza con la pubblicazione delle proiezioni macroeconomiche per l’area euro. Ma oggi i trader, confortanti dalla news sul vaccino di Pfizer, ci credono di più, tornando a scommettere anche su nuove operazioni di M&A nel settore, dopo le parole del numero uno della Supervisione bancaria della banca centrale, Andrea Enria.
Così si legge nella nota odierna degli analisti di Banca IMI dedicata al settore bancario:
“Ieri, Pfizer ha annunciato che il suo vaccino ha una efficacia del 90%, e che la produzione è stata già avviata; 50 milioni di dosi potrebbero essere distribuite entro gennaio, di cui, stando a quanto riportato da La Repubblica, 1,7 milioni saranno a disposizione dell’Italia. Una ulteriore quantità di 1,3 miliardi di vaccini, ha detto Pfizer, verrebbe distribuita in tutto entro il 2021″.
Gli analisti continuano: “La scoperta di un vaccino efficace potrebbe rappresentare un punto di svolta per un settore ciclico che continua a essere scambiato a basse valutazioni, come il settore bancario italiano. La disponibilità di un vaccino potrebbe permettere alla Bce di essere più propensa verso la possibilità di consentire alle banche di pagare i dividendi nel 2021″.
Banca IMI frena però sui facili entusiasmi:
“Non crediamo che l vaccino sia la panacea di tutti i problemi delle banche italiane: il flusso degli NPL (crediti deteriorati) dovrebbe materializzarsi nel 2021, dopo la fine delle moratorie; e la redditività della banca dovrebbe continuare a essere impattata dal contesto di bassi tassi di interesse e di modelli di business inefficienti. Tuttavia, se il vaccino confermerà la sua efficacia, potrebbe verificarsi una re-rating del settore rispetto alle basse valutazioni attuali”. Nel caso di UniCredit, c’è da dire che oggi gli analisti di AlphaValue hanno alzato la raccomandazione su Unicredit da reduce a buy con target price a 9,08 euro. Reiterato il buy invece da parte di Berenberg con tp a 9,50 euro. I buy riportano il titolo sopra la soglia degli 8 euro che non vedeva da metà settembre. Dai minimi toccati il 29 ottobre, il titolo è risalito di quasi il 30%”. Importanti rialzi vengono messi a segno anche da parte di altre banche italiane. Il rally interessa l’Europa in generale e segue quello della vigilia, che ha interessato anche i colossi di Wall Street.
Attenzione anche alla nota di Mediobanca Securities, che riprende le dichiarazioni del numero uno della Supervisione bancaria della Bce, Andrea Enria. Parlando in occasione di una conferenza online, “Enria ha confermato il suo antidoto per portare le banche fuori dalla pandemia: l’iniziale individuazione e gli accantonamenti a fronte degli NPL imminenti, una bad bank in Ue e il consolidamento (dunque operazioni di M&A, merger and acquisition).”.
“Enria ha anche confermato che gli NPL derivanti dalla pandemia del Covid saranno imponenti (pari a 1,4 trilioni di euro) , in caso di uno scenario macroeconomico negativo – si legge ancora nella nota di Mediobanca Securities – Rispondendo alle domande, Enria ha illustrato le questioni (di cui sopra), suggerendo che le banche non stanno sfruttando a pieno il potere predittivo dei loro modelli interni per fare gli opportuni accantonamenti per coprire le perdite (sui crediti) del 2021-22”. Confermato il sostegno della Bce su “una bad bank Ue comune che possa favorire lo smobilizzo degli NPL, permettendo alle banche di focalizzarsu sul credito”. A tal proposito, tuttavia, il numero uno della supervisione bancaria della Bce “ha riconosciuto che il contesto politico non è pronto per questo progetto”.
“Enria ha confermato anche la necessità di un consolidamento (nel settore), con cui si potrebbero eliminare le capacità in eccesso e i costi sostenuti dal settore a causa delle banche meno redditizie e più piccole presenti nei mercati domestici”. Reiterato anche “il desiderio della Bce verso operazioni di M&A cross border, per fare in modo che le banche più grandi siano meno esposte ai pronlemi dei rispettivi paesi. Alla fine, Enria ha confermato che la questione ‘Too Big to fail’ (troppo grandi per fallire) dipende dal Pil di riferimento: le banche sono già troppo grandi in relazione ai Pil nazionali ma la dimensione è accettabile nel momento in cui si considera il contesto del Pil dell’Eurozona”.
Nell’interpretare le parole di Enria, gli analisti di Mediobanca Securities concludono che “la Bce è lontana dal formulare una decisione sullo stop ai dividendi, che è stata posticipata a dicembre, quando la Bce aggiornerà le previsioni macro”.