Borsa Tokyo -0,42%, su azionario Asia pesano default bond in Cina e alert debito-Pil globale al 365%
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,42% a 25.527,37 punti. Shanghai +0,42%, Hong Kong +0,28%, Sidney -0,12%, Seoul +0,24%.
Ansia per i mercati del debito in Cina, dopo che l’autorità di regolamentazione dei mercati dei bond interbancari ha deciso di lanciare un’indagine su tre banche — Industrial Bank, China Everbright Bank e Zhongyuan Bank — a seguito del default delle obbligazioni, avvenuto la scorsa settimana, che erano state emesse dalla società statale di estrazione del carbone Yongcheng Coal & Electricity Holding Group.
Stando a quanto riporta Reuters, lo scorso 10 novembre la società ha fatto default su un ammontare di bond del valore di 1 miliardo di yuan (l’equivalente di $151,84 milioni). Le tre banche avrebbero aiutato la società a emettere le obbligazioni.
Mercati in generale cauti dopo che l’Institute for International Finance ha reso noto che l’ammontare globale dei debiti è salito a oltre $272 trilioni nel terzo trimestre dell’anno, ed è stimato salire ancora fino a $277 trilioni entro la fine del 2020, portando il rapporto debito-Pil globale al 365%.
In primo piano ancora i timori per le conseguenze sull’economia dell’emergenza sanitaria del coronavirus, che ha infettato più di 56 milioni di persone, affossando l’economia mondiale.
Dal fronte macro del Giappone, resi noti gli indici Pmi. Il Pmi manifatturiero preliminare di novembre stilato da Jibun Bank e Markit si è attestato a quota 48,3 punti, a un livello inferiore rispetto ai 48,7 precedenti e in fase di contrazione, in quanto inferiore ai 50 punti, soglia di demarcazione tra fase di contrazione (valori inferiori alla soglia di 50 punti, per l’appunto), e fase di espansione (valori al di sopra). In contrazione anche l’indice Pmi dei servizi, peggiorato a 46,7 punti rispetto ai 47,7 punti di ottobre. In calo l’indice Pmi Composite, dai 48 punti precedenti a 47 punti.
Diffuso anche il dato relativo all’inflazione del Giappone, che ha messo in evidenza il calo della componente core – indice che esclude i prezzi dei beni alimentari freschi, scendere dello 0,7%, riportando la flessione più forte su base annua in nove anni, ovvero dal marzo del 2011. In generale, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,4% su base annua, come da attese, e in peggioramento rispetto al dato precedentemente invariato.
Esclusa la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, il dato è sceso per l’appunto su base annua dello 0,7%, peggio del calo -0,3% precedente, ma in linea con le attese.
Esclusi i prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’indice ha segnato un ribasso dello 0,2%, rispetto al -0,3% stimato, e al dato invariato di settembre.