Notizie Notizie Mondo Dollaro e test Fed: il FOMC potrebbe non interrompere il ‘bear trend’ del biglietto verde

Dollaro e test Fed: il FOMC potrebbe non interrompere il ‘bear trend’ del biglietto verde

16 Dicembre 2020 11:40

Grande attesa per oggi per l’ultima riunione del 2020 del FOMC (il Federal Open Market Committee, braccio operativo della Federal Reserve) che prevede anche l’aggiornamento delle proiezioni economiche. La banca centrale statunitense ritiene che la politica fiscale sia il modo migliore per sostenere l’economia di fronte alla seconda ondata della pandemia Covid, ma c’è una scuola di pensiero che ritiene che la Fed debba fare di più. Tuttavia, la situazione appare più complicata, come affermano da ING secondo cui la situazione è difficile, con i costi dei prestiti ancora vicini ai minimi storici e i mercati del credito che funzionano senza problemi, c’è poco che possano apparentemente fare per rilanciare l’economia.

Preview FED: il punto di vista degli economisti

In merito ai tassi, secondo gli esperti di ING, la FED lascerà il tasso dei federal funds allo 0-0,25%, promettendo di mantenerlo tale fino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo di massima occupazione e inflazione “sulla buona strada per superare moderatamente il 2% per un certo tempo” – cosa che non accadrà prima del 2023.

L’appuntamento di stasera rappresenta certamente un importante test per il dollaro di recente penalizzato dal clima di ottimismo che si respira sia sul fronte vaccini sia su quello del pacchetto di stimolo fiscale negli Stati Uniti. Il FOMC, però, non dovrebbe interrompere il trend ribassista del valuta americana. “Il dollaro continua ad essere vicino ai minimi dell’anno e dubitiamo che otterrà un qualche sostegno dall’incontro odierno del FOMC”, continuano gli esperti della banca olandese. A condizionare il calo del dollaro saranno alcuni fattori: ci sarà una ripresa e la Fed riuscirà ad alzare l’inflazione, ma anche il fatto che manterrà i tassi al livello minimo fino al 2023. “Non ci aspettiamo che le nuove proiezioni della Fed mettano in discussione questa narrativa e l’attenzione si concentrerà su qualsiasi chiarimento sugli acquisti di obbligazioni – sia che si tratti di una forward guidance o di un’estensione della durata negli acquisti di attività nel tentativo di tenere sotto controllo i rendimenti alla fine della curva del Tesoro statunitense”, spiegano ancora da ING. Non vediamo emergere nulla di positivo per il dollaro dalla Fed e l’attuale declino potrebbe estendersi se il Congresso facesse progressi su un nuovo pacchetto di stimolo di 748 miliardi di dollari.

Da seguire in chiave dollaro anche le nuove proiezioni macro. “Un’eventuale revisione al rialzo delle previsioni di crescita e/o l’indicazione che, anche grazie ai vaccini, la crescita nella seconda metà dell’anno prossimo potrebbe rivelarsi più forte delle attese, dovrebbero agire a favore del dollaro”, affermano gli esperti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo avvertendo però che questo potrebbe non implicare un immediato rafforzamento della valuta. “Potrebbe infatti limitarsi a favorire una stabilizzazione e/o una pausa nel trend discendente in atto, sia perché gli altri temi di questo periodo (progressi sul fronte del pacchetto di stimolo fiscale, sentiment globale positivo per la ripresa internazionale) mantengono pressioni ribassiste sul biglietto verde, sia perché nel breve il deterioramento del quadro pandemico genera invece rischi verso il basso sulla performance dell’attività economica”, aggiungono.

Come sottolinea Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, una buona parte degli operatori si attende una modifica della duration media degli acquisti in direzione delle scadenze più lunghe, per rendere più efficace il programma. L’infuriare dell’epidemia, e un certo indebolimento dei dati (labour market report novembre, consumer confidence, sussidi di disoccupazione etc) sembrerebbero buoni motivi per agire. “Personalmente però – afferma Sersale – penso che Powell e C. non hanno motivo di cambiare l’attuale stance (…) per questo motivo credo che le misure resteranno quelle attualmente in vigore (in fin dei conti è sempre un QE da 80 bln mese). Per il mercato sarà eventualmente una delusione salutare. Non credo che una mossa sia giustificabile, a meno di una situazione macro percepita assai peggiore di quella che appare dai dati”.