Wall Street annaspa in attesa Fed, view gestori su Treasuries Usa. Bitcoin straccia tutti i record e vola oltre $20.000
Wall Street cauta nel giorno dell’annuncio della Federal Reserve, in calendario alle 20 ora italiana, e della conferenza stampa del numero uno Jerome Powell, attesa per le 20.30. Focus sul Bitcoin, che ha superato per la prima volta nella storia la soglia di 20.000 dollari, a cui si era avvicinato nel 2017, prima di essere zavorrato da bruschi sell off. I prezzi sono volati fino a $20.420.
Il Dow Jones cede lo 0,17% a 30.148 punti circa; lo S&P 500 cede lo 0,09% a 3.691; il Nasdaq fa -0,10% a 12.582 punti.
Notizie negative dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti. Nel mese di novembre, il dato relativo alle vendite al
dettaglio Usa è sceso per la prima volta in sette mesi, a conferma di come i consumatori americani siano stati più cauti nel fare acquisti, in concomitanza con il balzo dei nuovi contagi da coronavirus e a causa dell’imminente scadenza degli aiuti federali. A tal proposito si fa sempre più urgente la necessità che il Congresso Usa vari il famoso piano di stimoli economici anti-Covid-19 promesso alle famiglie e alle imprese americane dal periodo precedente le elezioni presidenziali. Manca poco alla scadenza di diverse indennità di disoccupazione proprio nel bel mezzo del periodo dello shopping natalizio.
A novembre il valore totale delle vendite al dettaglio è sceso dell’1,1%, confermando il primo calo su base mensile dallo scorso aprile, quando le misure di lockdown avevano costretto gli americani a rimanere a casa.
Gli analisti avevano stimato una contrazione molto più contenuta, pari a -0,3%. Escludendo le vendite del comparto auto, il dato è sceso dello 0,9%, rispetto al +0,1% atteso.
Tornando alla Fed, è possibile che Jerome Powell & Co. annuncino un outlook sulla crescita del Pil Usa di lungo termine più positivo, grazie alla ultime notizie sui vaccini anti-Covid-19, con le vaccinazioni iniziate negli Stati Uniti l’altroieri. Allo stesso tempo, la banca centrale Usa potrebbe deludere quegli investitori che scommettono sul cambiamento del suo programma di acquisti di asset Quantitative easing.
Gli analisti sono divisi nel prevedere cosa farà la Fed con il QE: secondo alcuni, l’istituzione potrebbe decidere di estendere la duration degli acquisti di Treasuries di lungo termine, il che significa che verrebbero aumentati gli acquisti di titoli di stato con scadenza a 10 e 30 anni. Una tale mossa aiuterebbe a tenere sotto controllo i tassi di più lungo termine, che hanno un impatto sui mutui e su altri prestiti.
In ogni caso, in generale il consensus prevede che la Fed sarà super dovish, confermando tutte quelle manovre di politica monetaria accomodante che hanno permesso all’economia americana di fronteggiare la crisi del coronavirus COVID-19.
L’ottimismo sull’effetto combinato dell’aiuto della Fed e del piano di stimoli Usa porta i tassi sui Treasuries Usa a 10 anni ad accelerare fino allo 0,942%, e quelli a 30 anni ad aumentare all’1,693%.
Riguardo al piano anti-Covid, una speranza sull’ok del Congresso Usa dell’ultima proposta bipartisan è arrivata dal leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell che, stando a quanto riferito dalla NBC News, ha parlato di “progresso significativo” nelle trattative con i democratici. Politico ha riportato intanto che il Congresso sarebbe vicino a varare un piano di aiuti del valore di $900 miliardi, che includerebbe un nuovo round di pagamenti diretti ai consumatori. Il piano, tuttavia, escluderebbe uno scudo a favore delle imprese e, anche, aiuti alle comunità statali e locali.
La propensione al rischio mette sotto pressione il dollaro, a vantaggio dell’euro e della sterlina. Quest’ultima sale anche scommettendo su un accordo commerciale con l’Unione europea nel post Brexit. Dopo essere balzata dello 0,9% sul dollaro nella sessione della vigilia, la sterlina avanza dello 0,36% a %1,3508, non lontano dagli $1,3540 di inizio mese, valore massimo dalla metà del 2018, dunque in oltre due anni.
Molto solido anche l’euro, che sale dello 0,43% a $1,2203, dopo aver superato nelle ultime ore quota $1,22. La soglia psicologica è stata superata per la prima volta dall’aprile del 2018.
Il dollaro arretra anche nei confronti dello yen, cedendo lo 0,17% a JPY 103,49.
Il Dollar Index è scivolato fino a 90,419 punti, al minimo dall’aprile del 2018.
Intervistato dalla Cnbc Bart Wakabayashi, gestore della filiale di Tokyo di State Street Bank ha affermato che, con il livello di supporto precedente di 91 punti che ora è diventato resistenza, il Dollar Index potrebbe cadere fino a 88 punti.
Parlando di outlook dei mercati, occhio al commento di Jim Leaviss, CIO del Public Fixed Income Team di M&G Investments:
“Molte banche d’investimento prevedono per il 2021 una marcia inarrestabile verso l’aumento dei rendimenti dei Treasury. Non sono d’accordo. Penso che ci siano alcuni rischi, senza dimenticare che l’inflazione è incredibilmente bassa. La deflazione nell’Eurozona e l’enorme percentuale di disoccupazione a seguito della pandemia fanno sì che l’inflazione salariale sia piuttosto improbabile nel prossimo futuro. Nel complesso, escluderei che si verifichi una vera svolta nei rendimenti dei Treasury, cosa che spero costituisca una buona notizia per le valutazioni degli asset in altri segmenti”.
In merito alla borsa Usa nel suo complesso Randeep Somel, gestore del fondo M&G (Lux) Climate Solutions, ha sottolineato che, “se si guarda agli Stati Uniti, in effetti le azioni sembrano molto più costose che altrove a livello globale, ma ciò è dovuto in particolare al settore tech, che è in grado di continuare a crescere, con o senza la crisi. Passando all’Europa, per noi i titoli su cui puntare sono quelli con una forte storia di sostenibilità, perché si tratta di un tema che sta venendo sempre più alla ribalta”.
A proposito di hi-tech, dopo essere balzata del 5% alla vigilia, Apple fa dietrofront. Probabilmente già scontati i rumor secondo cui il colosso di Cupertino prevede di produrre da 95 milioni a 96 milioni di iPhone nella prima metà del 2021, un aumento di quasi il 30% rispetto all’anno precedente.
Nel nuovo target di produzione sarebbe inclusa la nuova linea di iPhone 12 e i vecchi modelli di iPhone 11 e iPhone SE.