Piano ‘segreto’ di Mps include anche opzione stand-alone. Intanto Bisoni (UniCredit): nostra priorità è l’AD’
Lo scorso 17 dicembre il cda di Mps ha approvato il nuovo piano industriale al 2025, diffondendo il relativo comunicato, che investitori e mercati in generali hanno visionato. Quello che i mercati non hanno visionato, in quanto mai reso noto, è stato il documento completo: 64 pagine, il cui contenuto è stato rivelato oggi dal quotidiano La Repubblica.
Quel piano, che porta la firma dell’attuale amministratore delegato, Guido Bastianini, ricorda come MPS sia impegnata a predisporre un nuovo capital plan da sottoporre alla Banca Centrale Europea entro il 31 gennaio 2021: capital plan che conterrà una indicazione dei fabbisogni di capitale (di medio termine e non limitati al CET1), quantificati in una misura tra 2 miliardi e 2,5 miliardi, e un’indicazione circa le modalità per soddisfare detti fabbisogni”. E questo, il mercato lo sa. Nella nota, oltre alla stima relativa al fabbisogno del capitale, è reso noto anche il numero relativo agli esuberi attesi nel periodo compreso tra il 2021 e il 2025.
Il mercato sa anche, riguardo alle modalità con cui procedere per il rafforzamento patrimoniale di Mps che, nella riunione che si è svolta nella serata dell’altro ieri, il cda ha reso nota la decisione di posticipare il meeting sul piano di capitale rispetto alla data inizialmente prevista. Così come sa che il cda ha ufficializzato la caccia agli acquirenti – finora all’orizzonte, e non è neanche sicuro, si vede solo UniCredit – lanciando dunque l’iter per il lancio di una data room e di un’offerta da parte dei possibili interessati (I rumor hanno indicato l’interesse almeno a esaminare i dati da parte di un istituto francese e uno spagnolo).
Oggi, a fronte della debolezza del Ftse Mib di Piazza Affari, UniCredit perde lo 0,70%, Mps fa peggio cedendo l’1,34% e Banco BPM, che ieri ha smentito di avere alcun interesse nei confronti del Monte di Stato, scende dell’1,5% circa.
I tre pilastri del piano ‘riservato’ di Mps
Tornando all’articolo sul piano segreto di Mps, firmato La Repubblica, emerge che Mps ipotizza un futuro anche senza fusioni.
Si legge che “«il piano non ipotizza una trasformazione radicale del modello operativo e dell’infrastruttura tecnologica », da ripensare «solo dopo aver avuto chiarezza sulla soluzione aggregativa » di Mps con altro istituto.
Praticamente, l’opzione M&A c’è, ma non è un diktat. E questo per non irritare probabilmente sia il Tesoro, maggiore azionista di Mps con una quota del 64% che scalpita per sbolognare la papata bollente a Piazza Gae Aulenti, e i Cinque Stelle, che invece si oppongono al maxi regalo di Stato che UniCredit riceverebbe.
Sul piano riservato, La Repubblica scrive che il documento approvato dal cda lo scorso 17 dicembreè suddiviso in tre parti, “e tanti sono i pilastri del riassetto, che è chiamato a ‘creare valore già dal 2021, con rischi di esecuzione minimi’ anche se solo dal 2022 la banca tornerà in utile (di 41 milioni), poiché quest’anno si prevede di perdere 562 milioni, per nuovi accantonamenti su crediti e 500 milioni di oneri di ristrutturazione”.
Il primo pilastro riflette la scelta di Mps di riposizionarsi sui “clienti prioritari”, ovvero “le Pmi dei territori della banca, cui andrà la quota crediti aggiuntiva di 450 milioni di capitale e almeno 200 dipendenti, tolti a «grandi imprese, enti e clienti chiave», destinati a un dimezzamento degli impieghi dai 10,6 miliardi 2020 a 5,5 nel 2025″.
Gli strumenti su cui Mps punterà per tornare in una condizione di redditività, precisa l’articolo, dunque per far salire il Roe dal valore negativo attuale al 6,3% nel 2025, non saranno tanto i crediti, quanto le commissioni: “+4% composto annuo, a fronte di un ambizioso +7% medio annuo delle masse gestite, «sostenute dalla conversione del risparmio amministrato».”.
Il secondo pilastro è la razionalizzazione dei costi, per la precisione “la semplificazione del modello operativo”, che si basa sulla chiusura di 100 filiali e sugli esuberi di 2.670 dipendenti, come comunicato alla metà di dicembre. “La ‘dieta’ sarà più grande nella direzione generale della banca a Siena, dove già al 2023 i dipendenti sono visti calare del 18%, a 4.096“.
Il terzo pilastro punta a rafforzare il bilancio Mps e ‘migliorare ulteriormente la gestione dei rischi’. Come? Con l’aumento di capitale, stimato in 2-2,5 miliardi, ma anche con “un cuscinetto patrimoniale da 1,3 miliardi in autofinanziamento (a partire dal 2023), più 400 milioni derivanti da cessioni e ottimizzazione di attivi“.Il capitale servirà anche per assorbire le perdite sui crediti deteriorati.
Grazie alla cessione ad Amco, gli NPL di Mps sono scesi a 4,1 miliardi. Tuttavia, la quantità è destinata a salire a causa delle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 “a 5,8 miliardi quest’anno, e a 6,8 miliardi nel 2025, per un’incidenza del 7,4% sugli attivi. Meglio della media delle banche italiane oggi; ma peggio del 5% che la Bce auspica”.
Il documento elabora anche “uno scenario avverso, per cui i flussi di default 2021-23 salirebbero da 5 a 5,3 miliardi, portando al minimo il Cet 1 e con «un’eventuale emissione di bond At1» per supportare il patrimonio.
UniCredit, Bisoni: ‘per la banca l’unica priorità è l’AD’
Da UniCredit, intanto, arrivano alcune precisazioni sull’eventuale dossier delle nozze con Mps su cui il Tesoro tanto punta.
Intervistato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, il presidente di UniCredit Cesare Bisoni lo dice chiaramente:
“Per UniCredit l’unica priorità è l’ad”, ovvero la scelta del successore di Jean Pierre Mustier che, con un annuncio che a dicembre ha scioccato i mercati e il mondo dell’alta finanza, ha deciso di dimettersi alla scadenza del suo mandato, dunque ad aprile.
Nelle ultime ore sembrano essere salite le quotazioni di Andrea Orcel, che beneficerebbe del sostegno dei “soci italiani come Leonardo Del Vecchio e le fondazioni Cariverona e Crt che frenano sull’ipotesi Mps” e che “vedrebbero bene un investment banker” alla guida della banca.
Romano, ex Goldman Sachs, Orcel è approdato in Merrill Lynch dove si è affermato guidando le principali operazioni in Europa, tra le quali alcune in Italia, come la stessa nascita di Unicredit nel 1998.
Alla domanda specifica su Mps, Bisoni ha così risposto:
“Preferisco non commentare su queste tematiche. Il Consiglio – ha chiarito – non accetterà mai alcuna operazione che non sia nell’interesse esclusivo del gruppo e dei suoi azionisti”.
In ogni caso “come ho già detto in questo momento la nostra priorità è l’identificazione del nuovo ad e la definizione della lista dei candidati da presentare all’Assemblea per il rinnovo del consiglio”.
Una cosa chiara che il presidente ha tenuto a rimarcare al Sole 24 Ore: “l’identità paneuropea di UniCredit non é in discussione, così come il ruolo fondamentale delle attività in Italia. Questo gruppo è una grande risorsa per questo Paese e per l’Europa e ne dobbiamo essere fieri”.