Wall Street nervosa, ansia lockdown affossa prezzi petrolio. Dollaro in ripresa con stabilizzazione tassi Treasuries
Wall Street in cerca di direzione, con i principali indici azionari Usa che riportano una performance incerta. Il Dow Jones e lo S&P oscillano nervosamente attorno alla parità, rispettivamente a 31.066 e 3.800 circa. Il Nasdaq è in lieve rialzo, sale dello 0,19% riavvicinandosi a 13.100 punti.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è salito di 60 punti a 31.068,69; il Nasdaq Composite è avanzato dello 0,3% a 13.072,43 punti; lo S&P 500 attorno alla parità, con +0,04% a 3.801,19 punti.
Dal fronte macroeconomico, resa nota oggi l’inflazione degli Stati Uniti relativa al mese di dicembre e misurata dall’indice dei prezzi al consumo. Il dato è salito dello 0,4%, dopo essere avanzato dello 0,2% a novembre.
Nei 12 mesi fino a dicempre il CPI ha messo a segno una crescita dell’1,4%, rispetto al +1,2% di novembre. Gli analisti intervistati da Reuters avevano previsto un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,3% su base annua. Su base annua, il rialzo è stato dunque superiore all’outlook.
Il dato è attentamente monitorato da Wall Street, ultimamente in preda ai timori di una crescita improvvisa del tasso di inflazione negli States. Lo stesso Jeffrey Gundlach, fondatore e ceo di DoubleLine Capital, ha avvertito in un’intervista recente rilasciata alla Cnbc che l’inflazione Usa potrebbe prendere gli investitori in contropiede, quest’anno. Gundlach crede che, su base annua, l’indice dei prezzi al consumo Usa potrebbe salire addirittura al 3% verso i mesi di maggio/giugno, “qualcosa che cambierebbe davvero le cose, nel caso in cui dovesse manifestarsi”.
La componente core del dato di dicembre, tuttavia, è avanzata di appena lo 0,1% su base mensile, in linea con le attese. Di conseguenza, dopo essere schizzati nelle ultime ore fino al record dallo scorso marzo, i tassi sui Treasuries Usa sono oggi sotto pressione. In particolare i rendimenti a 10 anni cedono 1 punto base all’1,126%, e i trentennali calano all’1,867%.
La Borsa Usa rimane negativa su base settimanale, con il Nasdaq Composite che sottoperforma il mercato con un calo di quasi -1%. Fanno bene invece su base settimanale le small cap, con l’indice Russell 2000 in rialzo di oltre +1% dall’inizio della settimana.
Sotto i riflettori negli Stati Uniti il voto della Camera dei Rappresentanti guidata dalla Speaker democratica Nancy Pelosi a favore dell’impeachment del presidente Donald Trump, a seguito dell’attacco a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio da parte dei suoi supporter. Il vicepresidente Usa Mike Pence si è rifiutato di appellarsi al 25esimo emendamento per rimuovere Trump dall’incarico. Di conseguenza, la Camera ha approvato una disposizione, con 223 voti favorevoli e 205 contrari, per procedere all’impeachment del presidente. Il voto è atteso per la giornata di oggi.
Le preoccupazioni legate al pericolo di nuovi lockdown nel mondo mettono sotto pressione le quotazioni del petrolio: il contratto sul WTI scambiato a New York cede più dell’1% a $52,67 al barile, mentre il Brent fa -1,13% a $55,94.
Non aiuta il calo delle scorte di petrolio negli States comunicato ieri dall’API: l’American Petroleum Institute ha reso noto che gli stock di petrolio crude Usa sono scesi la scorsa settimana di 5,8 milioni di barili ad attorno 484,5 milioni, molto oltre le attese degli analisti intervistati dalla Reuters, che avevano previsto una flessione di 2,3 milioni di barili.
In Giappone, il governo ha esteso lo stato di emergenza – finora annunciato dal premier Yoshihide Suga di recente, per l’area di Tokyo e altre tre aree, allo scopo di frenare il rialzo dei nuovi contagi – ad altre prefetture. Si tratta, in base a quanto riportato dal ministero della Salute, delle prefetture di Osaka, Kyoto, Hyogo, Aichi, Gifu, Fukuoka e Tochigi.
In Cina, le autorità locali delle regioni nei pressi di Pechino stanno rafforzando le restrizioni a seguito del balzo dei nuovi casi di Covid-19. Il balzo di nuovi casi di coronavirus in Cina (+115 unità nelle ultime 24 ore) è stato il più alto degli ultimi cinque mesi.
Nella giornata di ieri, l’Olanda ha annunciato un lockdown fino al prossimo 9 febbraio; la Germania, già in lockdown da novembre, starebbe considerando l’opzione di estendere le misure di restrizione di altre 8-10 settimane; l’Austria rimane chiusa fino alla fine di gennaio, e la Francia ha intensificato il coprifuoco.
Anche il Portogallo sta contemplando l’opzione di introdurre un nuovo lockdown, mentre in Italia la Camera ha approvato oggi la risoluzione di maggioranza che, dopo le comunicazioni del ministro della Salute Roberto Speranza, impegna il governo alla “proroga dello stato di emergenza fino al 30 aprile al fine di confermare e rafforzare le misure di contenimento della diffusione del virus”.
Sul mercato forex, la stabilizzazione dei tassi sui Treasuries allontana i timori sul balzo dell’inflazione, facendo da assist al dollaro Usa. Di conseguenza l’euro è sotto pressione, scendendo dello 0,34% a $1,2168. Il biglietto sale anche nei confronti dello yen, avanzando dello 0,10% circa a JPY 103,84.