Countdown Fed: massima attenzione ai tassi. Preview su quello che dirà e farà Jerome Powell
Fed, ci (ri)siamo: il Fomc, ovvero il braccio monetario della banca centrale guidata da Jerome Powell, si riunirà nella giornata di domani per decidere il da farsi sui tassi, facendo poi il grande annuncio dopodomani, mercoledì 4 maggio: il consensus degli analisti è per un ennesimo rialzo dei tassi, dopo quello del 16 marzo, in cui il costo del denaro made in Usa è stato alzato per la prima volta dal 2018.
La stretta, di 1/4 di punto percentuale, ha portato i tassi al nuovo range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%.
Il lavoro da falco della Fed è tuttavia appena iniziato: a fronte di un’inflazione che scotta sempre di più, arrivata a balzare di oltre +8% su base annua, Powell & Co hanno fatto capire di non avere alcuna intenzione di rimanere con le mani in mano.
In realtà, anche questo atteggiamento proattivo non ha convinto tutti, visto che il super falco James Bullard, per esempio, continua a spronare l’istituzione a fare di più, chiedendo strette dell’ordine di 75 punti base. Presidente della Fed di St Louis, Bullard chiede ben 12 rialzi dei tassi nel 2022: forse un po’ troppi, sopratutto se si considera il trend a sorpresa del Pil Usa che, nel primo trimestre dell’anno, ha riportato una crescita negativa.
James Knightley, Chief International Economist di ING, insieme a Padhraic Garvey e a Chris Turner, rispettivamente responsabile della divisione di ricerca delle Americhe e responsabile dei mercati e della divisione di ricerca per UK & CEE, ha stilato una preview su quello che la Fed farà dopodomani, confermando che la view degli economisti è di una stretta monetaria di 50 punti base, visto che “l’inflazione è ben al di sopra del target e il tasso di disoccupazione è pari ad appena il 3,6%”. Gli economisti ritengono che il trend negativo del Pil del I trimestre verrà in parte ignorato, con “un annuncio anche sull’inizio del Quantitative Tightening”, ovvero di quel processo con cui la banca centrale inizierà a smobilizzare i vari asset che ha aspirato nel corso degli anni dai mercati, Treasuries in primis.
Detto questo, gli esperti non credono neanche che la Fed finirà per alzare i tassi di 75 punti base, come auspicato e caldeggiato da James Bullard.
“Siamo aperti a questa possibilità, ma per la sua realizzazione sarebbero probabilmente necessari dati macro decenti relativi alla spesa per consumi nell’arco dei prossimi mesi, e alcuni numeri molto solidi nell’occupazione (dunque una crescita considerevole dei nuovi posti di lavoro), che contribuissero a un ulteriore rialzo delle pressioni sui salari”.
Insomma, per ora, “il nostro scenario di base rimane quello di una Fed che, dopo i rialzo dei tassi di 50 punti base (di dopodomani), procederà con altri rialzi di 50 punti base nelle riunioni di giugno e di luglio, prima di passare a strette di 25 punti bse, in concomitanza con l’accelerazione del Quantitative Tightening”. Infine, “crediamo che i tassi sui fed funds toccheranno il picco al 3%, all’inizio del 2023″.
Secondo gli esperti di ING, è possibile inoltre che la Fed protenda verso dichiarazioni più da falco, che lascino intendere ai mercati che “è consapevole del fatto che le aspettative sull’inflazione Usa a 10 anni stanno rischiando di salire in modo sostenibile oltre la soglia del 3%”.
La banca centrale lascerà praticamente intendere, probabilmente, “di essere pronta a impedire che ciò accada, o almeno pronta a impedire che un qualsiasi superamento della soglia del 3% finisca con l’essere estremo o protratto. E’ probabile che la Fed non lo ammetta – avvertono da ING -, ma un eventuale superamento del 3% suggerirebbe che sta perdendo la battaglia contro l’aumento delle aspetttive sull’inflazione“.
D’altronde, “è difficile credere come un rialzo dei tassi di 50 punti base ampiamente scontato dai mercati possa cambiare questa dinamica: di conseguenza, potrebbero rendersi necessarie dichiarazioni più da falco”. Da qui, si legge ancora nel rapporto, “il trend delle aspetttive sull’inflazione a 10 anni andrà di pari passo con quello dei tassi dei Tresuries a 10 anni, con i rendimenti reali che si mostreranno più stagnanti, ora che sono tornati a viaggiare attorno allo zero (vicino, ma al di sotto).
Nell’attesa, i tassi sui Treasuries tornano a superare la soglia del 2,90%, salendo oggi fino al 2,92%. La soglia del 3% è vicina. E nell’attesa, a Wall Street la speranza è che la Fed non sia troppo brusca nel comunicare la normalizzazione della sua politica monetaria in quanto, se la borsa Usa si è lasciata alle spalle un mese da incubo, è anche per il timore che una politica troppo restrittiva da parte di Jerome Powell & Co possa finire per far schiantare i fondamentali dell’economia Usa contro il muro della recessione, in un processo noto con l’espressione “hard landing”.