Wall Street cauta in attesa annuncio tassi Fed. JP Morgan motiva trend azionario con altri due fattori
Wall Street in ribasso, dopo il rialzo che ha riportato alla vigilia e che ha visto il Nasdaq Composite chiudere in rialzo dell’1,63%, dopo essere scivolato all’inizio della seduta fino a -1,07%. In ripresa anche lo S&P 500, in crescita dello 0,57%, dopo il nuovo minimo del 2022 testato nelle ore precedenti. Il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 84 punti (+0,24%), dopo essere scivolato nei minimi intraday di oltre 400 punti.
Alle 16.00 ora italiana, il Dow Jones cede 60 punti circa (-0,18%), a 33.001 punti; lo S&P 500 arretra anch’esso dello 0,18% a 4.147 punti e il Nasdaq perde lo 0,55%, a 12.464 punti.
Protagonista rimane l’attesa per l’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, atteso domani alle 20 circa ora italiana. Il consensus degli analisti è concorde su una stretta monetaria di 50 punti base, dopo il primo rialzo del 16 marzo scorso, che ha portato i tassi Usa nel nuovo range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%.
L’ansia sul rischio che la Fed di Jerome Powell, nella sua lotta contro l’inflazione, finisca per alzare troppo i tassi, è tutta incisa nel trend dei tassi sui Treasuries decennali Usa, che ieri hanno superato la soglia del 3%, fino al 3,1% volando al nuovo record dal dicembre del 2018. Oggi però i tassi decennali fanno dietrofront, seppur in modo lieve, attorno al 2,932%.
A frenare i buy sull’azionario, oltre alla paura di una Fed troppo hawkish, sono anche altri fattori, come la guerra in Ucraina e le preoccupazioni per gli effetti che i lockdown imposti in Cina per frenare i contagi da Covid produrranno sull’economia del paese.
“I mercati continuano a essere ostaggio della risposta della Cina al Covid-19 e della geopolitica, fattori che stanno offuscando quello che è tuttora un quadro di fondamentali molto resilienti”, ha scritto in una nota lo strategist di JPMorgan Mislav Matejka.
Le manovre restrittive delle banche centrali si fanno diffuse in tutto il mondo: oggi è toccato alla Reserve Bank of Australia, banca centrale australiana, che ha alzato i tassi per la prima volta dal 2010, con una stretta di 25 punti base, allo 0,35%.
Philip Lowe, governatore della Reserve Bank of Australia, ha commentato il primo rialzo dei tassi in più di un decennio sottolineando che questo è il momento giusto per iniziare a ritirare alcune “misure monetarie straordinarie” che erano state varate per aiutare l’economia australiana durante il periodo della pandemia Covid. “L’economia ha mostrato di essere resiliente, e l’inflazione ha accelerato il passo in modo più veloce, salendo a un livello più alto di quanto atteso – ha detto Lowe, in base a quanto si legge nel comunicato ufficiale – Ci sono anche prove del fatto che la crescita dei salari si stia rafforzando. Considerato tutto questo, e il basso livello dei tassi di interesse, è appropriato iniziare il processo di normalizzazione delle condizioni monetarie”.
Occhio anche a Wall Street ad Alibaba, che a Hong Kong è crollata fino a oltre -9% per poi ridurre le perdite nel finale a -1,37%.
Il tonfo è stato scatenato dall’annuncio della tv di stato CCTV, che ha riportato la notizia secondo cui le autorità nazionali cinesi avrebbero lanciato un’indagine su un individuo con il cognome Ma. I mercati hanno subito paventato che l’indagine riguardasse il fondatore del colosso dell’e-commerce Jack Ma.