Borse Asia contrastate, paura in Giappone per nuova variante Covid. Occhio a dato inflazione e a tassi bond
Borse asiatiche contrastate dopo la chiusura negativa di Wall Street della vigilia. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in ribasso dello 0,72% a 30.017,92 punti.
Sale l’alert per il Covid-19 in Giappone, dopo che l’agenzia di stampa Reuters ha riportato la notizia del rinvenimento di una variante del virus, che non sarebbe né sudafricana né inglese. La variante, identificata con la sigla E484K, è stata rilevata in 91 casi, nell’area Kanto a est del Giappone, e in due casi negli aeroporti. Bene le borse di Shanghai e Hong Kong (rispettivamente +0,57% e +0,20%), in rosso Sidney -1,34%, in buon rialzo Seoul con +0,68%.
Ieri il Dow Jones Industrial Average ha perso 119,68 punti, a 31.493,34 punti; lo S&P 500 è arretrato dello 0,44% a 3.913,97 punti, mentre il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,72% a 13.865,36. Ha pesato il dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che ha messo in evidenza come, nella settimana precedente, il numero dei lavoratori americani che ha fatto richiesta per la prima volta per ottenere i sussidi sia balzato a 861.000 unità, ben oltre le 773.000 unità stimate. Il dato della settimana precedente è stato rivisto inoltre al rialzo a 848.000 dai 793.000 inizialmente resi noti , a conferma di come il mercato del lavoro americano continui a soffrire gli effetti economici della pandemia Covid-19.
In Giappone, diffusi i dati sull’inflazione e sui settori manifatturiero e dei servizi del paese.
Nel mese di febbraio, l’indice Pmi manifatturiero stilato congiuntamente da Jibun Bank e Markit si è attestato a 50,6 punti, riagguantando la fase di espansione dopo i 49,8 punti di gennaio.
La soglia di 50 punti rappresenta infatti la linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra) dell’attività economica. La lettura del dato comunicata è preliminare.
La buona notizia è che il Pmi manifatturiero del Giappone è tornato in fase di espansione per la prima volta in quasi due anni, ovvero in 22 mesi, per la precisione dall’aprile del 2019, sostenuto dalla solidità delle esportazioni.
In peggioramento, invece, il PMI preliminare dei servizi, sceso a 45,8 punti, rispetto ai precedenti 46,1 punti. Il settore, in generale nel mondo il più colpito dagli effetti della pandemia Covid-19, a causa delle misure di lockdown e restrizioni imposte per arginare i contagi, rimane in fase di contrazione.
Reso noto anche l’indice dei prezzi al consumo, che monitora l’andamento dell’inflazione. Nel mese di gennaio, l’indicatore è sceso dello 0,6% su base annua, rispetto alla flessione attesa pari a -0,7%, e in lieve miglioramento rispetto al -1,2% di dicembre. Escludendo la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, il dato è sceso sempre dello 0,6%, come da attese, rispetto al -1% del mese precedente. Escludendo le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, il trend è stato di un rialzo dello 0,1% su base annua, rispetto al dato invariato atteso, e contro il precedente -0,4%.
I valori confermato la Mission Impossible della Bank of Japan, che ha come target di inflazione il 2%. Allo stesso tempo, i rendimenti dei titoli di stato del paese sono saliti al record dal novembre del 2018, ad appena lo 0,1%.
In Australia, rese note le vendite al dettaglio di gennaio, salite su base mensile dello 0,6%, peggio del rialzo +2% atteso dal consensus, ma in miglioramento rispetto al calo pari a -4,1% di dicembre. Si tratta della lettura preliminare del dato. E’ quanto emerge dalla lettura preliminare del dato.