Wall Street: futures in rialzo nel Fed-Day. Outlook tassi: ecco a che livello termineranno l’anno
Wall Street futures in rialzo nel Fed-Day, giorno in cui la banca centrale americana annuncerà la decisione sui tassi sui fed funds. Il consensus prevede una stretta di 50 punti base dal range attuale compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%.
I futures sul Dow Jones sono in rialzo dello 0,13%; quelli sullo S&P 500 avanzano dello 0,34% e quelli sul Nasdaq sono in crescita dello 0,28%.
Ieri l’indice Dow Jones ha terminato la sessione in rialzo dello 0,22%, lo S&P è salito dello 0,48% e il Nasdaq Composite dello 0,22%.
La Fed di Jerome Powell ha alzato i tassi lo scorso 16 marzo per la prima volta dal 2018, dando il via a un ciclo di rialzi che, secondo alcuni economisti, prevede sette strette monetarie, se non di più, entro la fine del 2022, per contrastare la crescita dell’inflazione negli Stati Uniti, arrivata a balzare dell’8%.
Stando all’andamento dei futures sui fed funds, i mercati scommettono su una stretta di 50 punti base, nella giornata di oggi, con una probabilità pari al 91,6%. La probabilità che la Fed alzi i tassi di 75 punti base è di appena l’8,4%.
La banca centrale americana è pronta, oltre a lanciare la seconda stretta monetaria dal 2018, ad annunciare l’inizio del Quantitative Tightening, ovvero la graduale riduzione del suo bilancio, che dovrebbe avvenire al ritmo di un taglio degli acquisti di asset per un valore di $95 miliardi al mese.
Occhio al sondaggio lanciato dalla Cnbc, da cui è emerso, anche in questo caso, che le previsioni per oggi sono di una stretta monetaria di 50 punti base, la prima in 22 anni, seguita da un altro rialzo dei tassi sempre di 50 punti base nel meeting di giugno.
Per le riunioni successive, la maggioranza dei 30 esperti intervistati ritiene che le strette torneranno a essere di 25 punti base.
L’outlook sui tassi è comunque molto hawkish: gli interpellati, che includono economisti, strategist e gestori di fondi, ritengono che i tassi saliranno fino al 2,25% entro la fine dell’anno, per poi crescere ancora fino al 3,08% entro agosto del 2023, e scendere alla fine dell’anno prossimo al 2,6%.
In attesa del grande annuncio il responsabile globale della divisione di strategia di Macquarie ha avvertito che, negli anni 2023-2024, la Fed sarà costretta a fare dietrofront, reintroducendo nuove misure di politica monetaria espansiva.
“Quanto accadrà è che la Federal Reserve inizierà ad avviare una politica restrittiva, sia attraverso il Quantitative tightening che alzando i tassi; a quel punto i tassi si avvicineranno sempre di più al livello neutrale, e la volatilità dei prezzi degli asset aumenterà in modo significativo – ha detto Viktor Shvets, responsabile globale della divisione di strategia di Macquarie, stando a quanto riporta l’Australian Financial Review – Quando ciò accadrà, l’indice delle condizioni finanziarie schizzerà verso l’alto e a quel punto, i tassi di inflazione e di crescita del Pil inizieranno a sparire e la Fed non potrà far altro che fare dietrofront”.
Tra i titoli affonda quello della società di ride sharing Lyft, che ha perso nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street più di un quarto del suo valore, dopo la pubblicazione della sua trimestrale. La rivale di Uber nel mercato della sharing mobility ha fornito una guidance debole, dopo aver annunciato di aver concluso il primo trimestre con un utile per aione di 7 centesimi su base adjusted, meglio della perdita per aione di 7 centesimi stimata dal consensus; il fatturato si è attestato a $876 milioni, meglio degli $846 milioni previsti, con il numero dei rider attivi pari a 17,8 milioni, meno dei 17,9 milioni previsti. Il fatturato per rider attivo è stato di $49,18, superiore ai $47,07 stimati.
Lyft ha tuttavia reso noto di prevedere per il secondo trimestre un fatturato compreso tra $950 milioni e $1 milirdo, inferiore rispetto agli $1,02 miliardi attesi. Le quotazioni sono crollate del 27% a $22,50 nelle contrattazioni dell’afterhours; a questi livelli, il titolo aprirebbe al valore più basso dall’ottobre del 2020.
Il crollo ha contagiato inizialmente la rivale Uber, sprofondata di oltre -9%; il titolo recupera tuttavia terreno, dopo la diffusione del bilancio avvenuta qualche minuto fa.
Uber ha annunciato di aver concluso il primo trimestre dell’anno con una perdita per azione di $3,04 (GAAP), considerata non comparabile con le stime degli analisti, a fronte di un fatturato di $6,85 miliardi, in crescita di +36% su base annua, meglio dei $6,13 miliardi attesi.
In totale il gruppo ha sofferto un perdita netta di $5,9 miliardi, provocata principalmente dai suoi investimenti in euity. Il suo EBITD adjusted è stato di $168 milioni.
In rally il titolo Moderna, che sale di oltre +5% in premercato dopo che il produttore di vaccini ha diffuso una trimestrale migliore delle attese.