Carige lavora per tornare finalmente in Borsa. Sui tempi incide il fattore Ccb: l’opzione sarà esercitata o no?
Scomparsa dai radar della Borsa da anni, Carige – o meglio la nuova Carige – si prepara a fare il suo ritorno a Piazza Affari. Ritorno che potrebbe avvenire già questa estate, stando a quanto riporta un articolo del Secolo XIX.
“Da due anni la banca genovese manca da Piazza Affari, da quando il 2 gennaio del 2019 la Consob aveva sospeso il titolo”, ricorda il quotidiano ligure. L’iter è stato posticipato anche a causa dell’emergenza sanitaria esplosa lo scorso anno con la pandemia Covid.
Si può dire che in questi anni Carige è scomparsa in qualche modo anche dai radar della cronaca, sotto cui era finita con cadenza quotidiana all’apice della sua crisi, ovvero all’epoca in cui il suo nome faveva rima con fallimento, default, bailout: un vero e proprio incubo per i correntisti.
Le tappe per la quotazione, si legge nell’articolo, verranno definite in modo più puntuale in occasione dell’approvazione dei risultati di bilancio del 2020, con il cda convocato per il prossimo 10 marzo. Nel frattempo, si lavora al prospetto.
All’Ansa una fonte vicina al dossier ha così commentato: “Tecnicamente non sarà un prospetto Ipo, ma dopo due anni di sospensione la Consob ha chiesto di ripristinare la corretta informativa al mercato con un prospetto vero e proprio”. La redazione del prospetto è stata affidata ai legali dello studio BonelliEredi. “Per arrivare al rientro dei titoli, servirà l’approvazione delle autorità” a questo prospetto, a cui sta lavorando, sottolinea il Secolo XIX, “l’avvocato Vittorio Lupoli” dello studio.
Nel frattempo, ci sono alcune questioni da risolvere. Intanto, è imminente l’assemblea degli azionisti della banca, che dovrà eleggere il nuovo presidente, dopo la scomparsa di Vincenzo Calandra Buonaura: il Fondo interbancario, maggiore azionista di Banca Carige, con una quota dell’80% in Carige ha fatto il nome, a tal proposito, dell’ex direttore generale dello stesso fondo Fidt Giuseppe Boccuzzi. Successivamente, il 23 febbraio, il cda di Carige si riunirà per approvare i risultati preliminari di bilancio; nuova riunione il prossimo 10 marzo, e infine assemblea di bilancio il prossimo 20 aprile.
C’è da dire che i primi numeri di bilancio della nuova Carige – nata ufficialmente a inizi 2020, con la fine dell’amministrazione straordinaria e la fine, anche, dell’incubo liquidazione –sono stati diffusi alla fine di settembre del 2020, dopo che era trascorso un anno da quando l’istituto aveva fornito al mercato le indicazioni finanziarie.
Questi primi numeri, relativi al periodo compreso tra i mesi di febbraio e giugno, avevano messo in evidenza una perdita di bilancio. Il ceo Francesco Guido, Amministratore Delegato di Banca Carige, aveva tuttavia fatto notare come la banca presentasse “uno dei profili di rischio più bassi in Italia” e fosse “snella e asciutta”. Non solo: l’AD aveva precisato anche come, “in piena emergenza Covid-19”, Carige fosse riuscita a “intraprendere la strada del rilancio commerciale raggiungendo alcuni risultati da record”, a fronte di un NPE ratio in media con quelli europei.
In quell’occasione si era parlato anche del rischio di perdere la causa intentata dall’ex primo azionista Malacalza Investimenti con richiesta di risarcimento di 482 mln di euro al Fondo interbancario, a Cassa Centrale Banca e alla stessa Carige, con Malacalza che aveva contestato l’imponente ‘trasferimento forzoso di ricchezza’ dai vecchi ai nuovi azionisti Carige.Il rischio era stato considerato “remoto”.
Qualche giorno fa sono trapelate intanto rivelazioni su come i commissari straordinari di Carige Fabio Innocenzi, Raffaele Lener e Pietro Modiano, oltre a sottoporre al parere di Fieldfisher una eventuale azione nei confronti dell’ex ad Paolo Fiorentino, avessero chiesto di valutare anche l’operato dell’ex vice presidente Vittorio Malacalza. E’ quanto è emerso dalla relazione dei commissari citata dall’Ansa, con i consulenti che parlarono di “significativa influenza sull’attività della banca” nel 2017-2018 esercitata dal vice presidente, “concertata con il socio di riferimento Malacalza Investimenti” e “che potrebbe aver travalicato i normali confini della attività legittima di amministratore senza deleghe”. La mancanza di elementi di prova impedì però all’iniziativa dei commissari di concretizzarsi.
Tornando all’obiettivo della quotazione in Borsa, c’è un aspetto da affrontare, che riguarda la stessa composizione dell’azionariato della banca genovese.
L’azionista Cassa Centrale Banca (CCB), che detiene una partecipazione nell’istituto pari all’8,3% potrebbe decidere infatti di esercitare la propria opzione e rilevare la quota che è in mano ora al Fondo interbancario, pari per l’appunto all’80%.
Nell’affrontare la questione, La Repubblica di Genova fa notare come la strada per arrivare alla quotazione del titolo entro l’estate non sia priva di ostacoli, anche per questa incognita.
Viene rimarcato infatti che “l’impressione è che molto, praticamente tutto, dipenderà dal verdetto della Bce che ha sottoposto anche Ccb all’Asset Quality Review per valutare i fondamentali e capire la capacità di reazione dell’istituto anche di fronte a scenari negativi”.
La Vigilanza potrebbe anche decidere, per esempio, che sarebbe necessario raffiorzare il patrimonio anche a scopo cautelativo: e in questo caso, difficilmente i trentini di Ccb riuscirebbero a “farsi carico sia dell’aumento di capitale, sia dei soldi necessari a rilevare le quote di Fitd”.
A quel punto, scrive il quotidiano, potrebbe affacciarsi la necessità di lanciare un piano B per rilevare le quote in mano a Fitd. Nelle ultime settimane, in un contesto in cui gli investitori continuano ad anticipare e scommettere su novità dal fronte M&A-risiko bancario, c’è stato pure qualcuno che ha fatto il nome di Bper.
Occhio in particolare alla recente nota firmata dagli analisti di Mediobanca Securities, che aveva riportato indiscrezioni secondo cui Bper, oltre a Banco BPM, avrebbe due opzioni: Popolare di Sondrio o anche Carige, nel caso in cui, in quest’ultimo caso, Cassa Centrale non decidesse di esercitare per l’appunto l’opzione call”.