Saipem, Tenaris ed Eni: il terzetto oil che sale sul Ftse Mib dopo Opec+. Come cambiano le stime sul Brent
Schiva le vendite a Piazza Affari il comparto oil, con tre big come Saipem, Tenaris ed Eni che viaggiano controcorrente rispetto al Ftse Mib che mostra ancora lievi cali. A dettare il ritmo rialzista al petrolio la decisione dell’Opec+, l’organizzazione di cui fanno parte l’Opec e i paesi produttori non Opec come la Russia. Sorprendendo ancora una volta i mercati, nel pomeriggio di ieri l’Opec+ ha comunicato che la produzione di aprile rimarrà invariata, contrariamente alle attese degli analisti, che avevano previsto un aumento concordato dell’offerta fino a 1,5 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita manterrà anche il suo taglio volontario di 1 milione di barili al giorno il prossimo mese.
Indicazioni che ieri hanno messo le ali all’oro nero che è schizzato del 5%, e ora continua a muoversi in territorio positivo. Poco prima delle 10, il Wti (riferimento Usa) sale dell’1,4% a 64,7 dollari al barile e il Brent (riferimento europeo) avanza dell’1,6% poco sotto la soglia dei 68 dollari.
“L’Opec+ sta prendendo l’abitudine di sorprendere il mercato, con il gruppo che ha deciso di mantenere i livelli di produzione sostanzialmente invariati per aprile. Solo la Russia e il Kazakistan registreranno un rallentamento il mese prossimo, che è tuttavia di gran lunga inferiore a quello che il mercato si aspettava“, spiega Warren Patterson, head of commodities strategy di ING, sottolineando che in vista del meeting di ieri c’era molta incertezza su ciò che l’Opec+ avrebbe potuto fare, in particolare alla luce della forza che vista quest’anno nel mercato, con il Brent in rialzo di oltre il 28% da inizio anno. “Proprio il contesto dei prezzi più forte ha fatto presagire che ci sarebbero state pressioni interne al gruppo per iniziare ad allentarsi“, aggiunge l’esperto della banca olandese. Insomma, sebbene l’Opec+ veda chiaramente un miglioramento dei fondamentali per il mercato petrolifero, è consapevole del fatto che c’è molta incertezza sulle prospettive della domanda, e quindi sembra che stia adottando un approccio più cauto.
C’è chi vede il Brent a $80 entro estate
In una nota riportata dalla Cnbc Edward Moya, analista di Oanda, ha commentato che “i prezzi del petrolio potrebbero schizzare a valori ancora più alti, con l’offerta che potrebbe rimanere sotto controllo (dunque non essere alzata) anche per tutta l’estate. Prezzi del WTI a $75 non sembrano più impensabili da raggiungere, così come il Brent potrebbe facilmente testare quota $80 entro l’estate“. Anche secondo l’analisi di Warren Patterson di ING “nei prossimi mesi si assisterà a un mercato più rigido del previsto, che dovrebbe far salire i prezzi nel breve termine”.
Proprio alla luce della decisione di ieri dell’Opec+, gli analisti di ING hanno rivisto al rialzo le previsioni sul prezzo del petrolio e affermano che non sarebbero sorpresi che il Brent possa testare la soglia di 70 dollari al barile prima della prossima riunione Opec+. “Supponendo che decidano di iniziare ad allentare in quel momento, dovrebbe arrivare una certa stabilità sul mercato”, spiegano ancora da ING. In particolare, vedono il Brent in media a quota 67 dollari al barile nel secondo trimestre 2021 e di 70 dollari nella seconda parte dell’anno. Una più forte ripresa della domanda nel secondo semestre 2021 dovrebbe continuare a offrire supporto ai prezzi.