Obiettivo Generali: dopo blitz Caltagirone Del Vecchio pronto a salire ancora in Mediobanca. E a crescere anche in UniCredit
Il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio afferma di non aver saputo mai nulla della mossa di Francesco Gaetano Caltagirone su Mediobanca: mossa che ha portato alcuni a sospettare la formazione di un asse congiunto per marcare Generali. In un’ intervista rilasciata a La Repubblica, Del Vecchio ha negato l’esistenza di un qualsiasi accordo con l’imprenditore romano: “Non sapevo che Caltagirone stesse comprando azioni Mediobanca. Ci conosciamo e stimiamo da tanto tempo, ma ognuno va per la sua strada in maniera del tutto indipendente”.
L’asse congiunto non ci sarà, ma detto ciò i rumor sulle possibili manovre di entrambi in Piazzetta Cuccia si intensificano, così come si intensificano anche le indiscrezioni, riportate da Mf, secondo cui Del Vecchio punterebbe a rafforzare la sua presenza anche in UniCredit, di cui è già socio.
“Si mormora peraltro che in queste settimane Mister Luxottica stia seguendo con attenzione l’andamento del titolo UniCredit. La ragione? In vista della nomina di un ceo di razza come Andrea Orcel rafforzarsi nel capitale della banca (di cui Delfin ha già il 2%) potrebbe rivelarsi una scelta lungimirante”, scrive Luca Gualtieri su Mf. Una scelta che sarebbe probabilmente anche un rospo difficile da ingoiare per i sindacati, in particolare per la Fabi di Lando Maria Sileoni, che non molto tempo fa ha lanciato l’allarme sul destino di Mps parlando proprio di “resistenze interne di importanti azionisti italiani di UniCredit e di Mediobanca, come Leonardo Del Vecchio, che non vedono di buon occhio l’integrazione con Montepaschi” e che potrebbero per questo “creare ulteriori incertezze e rallentamenti”.
Il rafforzamento di Del Vecchio in UniCredit rischierebbe di allontanare ulteriormente l’opzione di un M&A tra UniCredit e Mps, volta a salvare quest’ultima. Tanto più che lo stesso nuovo AD Andrea Orcel, stando ad alcune indiscrezioni di Reuters, avrebbe riferito al Mef (principale azionista di Mps con una partecipazione del 64%) di essere più interessato a Banco BPM che al Monte di Stato, a dispetto della dote fiscale prevista nella legge di bilancio del 2021 per le operazioni di M&A e, anche, dell’offerta del Tesoro di accollarsi altri 14 miliardi di crediti deteriorati di Piazza Gae Aulenti.
Oggi una ipotesi M&A tra Banco BPM e UniCredit si è fatta più probabile, sulla scia delle dichiarazioni di Davide Leone, tra gli azionisti di rilievo di Banco BPM con il fondo Davide Leone & Partners (Dlp) – che detiene nella banca una quota del 4,7% circa – che si è detto favorevole – in una intervista rilasciata al Sole 24 Ore, a valutare tutte le opzioni di M&A, dando il suo assenso agli scenari di Banco BPM sposa di UniCredit o di Bper.
Tornando al dossier Del Vecchio, sempre Mf sottolinea che la holding Delfin, che nei mesi scorsi si è data un bel da fare nel salire nel capitale di Mediobanca, proprio dopo il blitz di Caltagirone, potrebbe far salire ulteriormente la propria partecipazione: di spazio ne ha eccome visto che, in base agli accordi con la Bce, potrebbe crescere fino a sotto la soglia del 20% entro la fine dell’anno, dalla quota del 13,2%: lo stesso quotidiano sottolinea che nel breve Delfin potrebbe avanzare al 15% di Piazzetta Cuccia, anche perchè l’obiettivo ultimo è sempre quello (così come nel caso di Caltagirone): il Leone di Trieste.
Da fonti Reuters si è già appreso che Caltagirone, con l’acquisto di una quota dell’1,01% di Mediobanca lo scorso 23 febbraio (di cui si è venuti a conoscenza due giorni fa), avrebbe intenzione di rafforzare ulteriormente la presa su Generali, nel cui capitale è secondo azionista con il 5,65%, quota leggermente aumentata negli ultimi mesi, proprio dietro Mediobanca che ha il 12,9%.
Caltagirone sembra di fatto replicare lo schema seguito da Del Vecchio, hanno detto da Equita Sim, che è entrato un anno e mezzo fa nel capitale di Mediobanca, diventandone poi primo azionista, ed è anche terzo socio di Generali con il 4,84%.
Del caso parla oggi anche la Stampa, che indica come, “con corsi favorevoli, gli acquisti (di Caltagirone su Mediobanca) potrebbero proseguire”. E che sottolinea, soprattutto, che il blitz dell’Ignegnere in quello che resta il primo socio del Leone (Piazzetta Cuccia ha il 13%) viene letto dai più come un segnale lanciato alla banca, sulla volontà di dare una svolta alla gestione delle Generali, alla vigilia dell’avvio delle discussioni sul futuro consiglio. Quel colpo d’ala che non solo Caltagirone, ma anche Leonardo Del Vecchio (per l’appunto) chiede da tempo, un progetto di sviluppo che mostri maggior ambizione, sebbene tutta da declinare”.