Piazza Affari al tappeto a fine ottava, payrolls Usa non bastano. Si salvano ENI e banche
La prima settimana di marzo si chiude con mercati in deciso affanno. Ancora una volta a guidare i ribassi è il settore tecnologico, con Nasdaq in caduta di oltre il 2% anche oggi e titoli quali Tesla, arrivata a cedere il 12%.
Gli ottimi dati sul mercato del lavoro Usa non sono bastati a far cambiare l’umore al mercato che dopo una prima reazione positiva ha nuovamente virato in rosso in concomitanza con i nuovi picchi toccati dai rendimenti dei Treasury. La crescita dell’occupazione è stata superiore a quanto stimato nel mese di febbraio: +379.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre l’aumento stimato di 210.000 unità.
InWit la peggiore, male anche Poste
In chiusura il Ftse Mib ha lasciato sul terreno lo 0,55% a 22.965 punti. Tra i singoli titoli si segnala il -2,73% di STM coinvolta nel sell-off del settore tech. La peggiore è stata però InWit con -3,7% a 8,2 euro dopo che ieri ha diffuso i conti del quarto trimestre 2020 che evidenziano l’accelerazione dei principali KPI industriali e la conferma del trend di crescita di ricavi, profittabilità e generazione di cassa. La crescita organica del fatturato negli ultimi tre mesi del 2020 rispetto all’anno precedente è stata del 3,2%, in miglioramento rispetto al +1,9% del terzo trimestre. Gli analisti di Intesa Sanpaolo confermano Buy su Inwit (tp a 12,6 euro) con view positiva dettata dalle “secolari prospettive di crescita organica, supportate da una maggiore domanda di servizi digitali”. Inoltre, la nomina di Vittorio Colao (ex ad di Vodafone) a Ministro per il digitale e l’innovazione del nuovo governo Draghi dovrebbe aiutare a rilanciare la digitalizzazione e accelerare il roll-out del 5G, che a detta di Intesa SP potrà rappresentare un catalyst per Inwit.
In calo oggi anche Poste Italiane (-1,24%). Il gruppo guidato da Matteo Del Fante terrà il prossimo 19 marzo 2021 il ‘Capital Markets Day’, illustrando il nuovo piano con obiettivi al 2024. Mediobanca Securities oggi ha limato il prezzo obiettivo su Poste da 11,2 a 11 euro e si attende un utile operativo pari a circa 2,16 miliardi di euro nel 2024, il 42% in più rispetto agli 1,58 miliardi riportati nel 2020 e il 22% al di sopra del livello pre-pandemia di 1,77 miliardi di euro nel 2019. L’utile netto è, invece, atteso a 1,65 miliardi di euro con una crescita annua del dividendo del 5%. “Questo comporterebbe che Poste possa distribuire 51 centesimi nell’esercizio 2021 (ovvero un rendimento del 5,2%), con un potenziale dividendo di 76 centesimi nel 2024 (ovvero un rendimento del 7,7%)”, aggiunge Mediobanca che ha raccomandazione outperform su Poste.
Bene oil e banche
Si sono mosse controcorrente le big del comparto oil con Eni +1,88% che ha valicato il muro dei 10 euro; molto bene anche Saipem +3,33% e Tenaris +3,1%. Il settore cavalca le performance ancora rialziste del petrolio (Brent oltre 69$ sui massimi da inizio 2020) dopo la decisione a sorpresa dell’Opec+ di mantenere stabile la produzione di aprile.
In tenuta anche il settore bancario che trova sponda nel nuovo rialzo dei rendimenti sull’obbligazionario. Unicredit chiude a 8,925 euro (+0,26%) dopo esser salita anche oltre i 9 euro nell’intraday. La migliore banca è stata Banco BPM (+0,64%) che si giova anche dei rumor stampa secondo cui Banco BPM e Cattolica potrebbero raggiungere a breve un’intesa sul futuro delle due joint venture assicurative. Come spiegano gli analisti di Equita, l’estensione dell’accordo di bancassurance tra Banco e Cattolica sarebbe inatteso considerando che la banca lombarda aveva esercitato la call option per il riacquisto del 65% della quota di Vera detenuta da Cattolica, con la volontà quindi di sciogliere la jv. La sim milanese ritiene che l’eventuale prolungamento dell’accordo bancassicurativo ridurrebbe le possibilità di un’aggregazione Banco-Bper nel breve termine in quanto il maggior azionista dell’istituto modenese è Unipol che per l’M&A pone la condizione di distribuire i propri prodotti assicurativi da parte del gruppo che si verrebbe a creare. “Nel caso che l’opzione Bper venga meno, aumenterebbero le probabilità di M&A tra il Banco e Unicredit”, asserisce Equita.