Borsa Tokyo +0,60%, Shanghai e Seoul +2% su effetto Wall Street. Market mover globale oggi è la Bce
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,60% a 29.211,64 punti. Azionario asiatico positivo, con gli indici azionari Shanghai Composite e Hang Seng in solido rialzo, rispettivamente di oltre +2% e +1%. Effetto positivo da Wall Street, dove i futures sul Nasdaq e sullo S&P 500 sono in crescita rispettivamente dello 0,8% e dello 0,5%. Molto bene anche il Kospi sudcoreano, che balza dell’1,90% circa, mentre la borsa di Sidney è piatta.
Wall Street ha chiuso la sessione della vigilia contrastata, con l’indice Dow Jones balzato di 464,28 punti, o + 1,5%, chiudendo al record assoluto di 32.297,02 punti. Lo S&P 500 è avanzato dello 0,6% a 3.898,81 punti, sostenuto dai titoli energetici e finanziari, mentre il Nasdaq Composite ha chiuso in ribasso di meno dello 0,1% a 13.068,83 punti, dopo essere balzato fino a +1,6% durante la sessione.
La Camera dei Rappresentanti Usa ha approvato ieri il bazooka fiscale anti-Covid da $1,9 trilioni proposto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Dal fronte macroeconomico, reso noto il dato di febbraio dell’inflazione del Giappone misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, che è salita su base mensile dello 0,4%, meno del +0,5% atteso dal consensus e rispetto al precedente +0,4% di gennaio. Su base annua il dato è sceso dello 0,7%, come da attese, rispetto al precedente -1,6%.
Oggi market mover dell’azionario globale è la riunione del Consiglio direttivo della Bce, chiamato a dare risposte al recente aumento dei tassi che dai titoli di stato Usa ha finito per contagiare anche i titoli di debito dell’Eurozona.
Oltre a dare risposte, la banca centrale europea dovrà fare quello che ci si aspetta da tutte le banche centrali: rassicurare i mercati.
Fattore preoccupante per la presidente della Bce Christine Lagarde è che l’aumento dei tassi dei bond dell’area euro ha ampliato i premi che gli investitori pretendono di ricevere per detenere i titoli di stato delle nazioni più rischiose del blocco, come Italia e Grecia (riferimento agli spread, come allo spread BTP-Bund).
Alcuni analisti puntano sul potenziamento del PEPP, il Qe pandemico, che è stato però già rafforzato nel meeting di dicembre: Lagarde potrebbe dunque puntare di più sulla flessibilità dello strumento, come hanno anticipato gli esperti di Morgan Stanley:
“La flessibilità del PEPP – si legge nell’analisi firmata dagli analisti del colosso bancario Usa – può essere sfruttata in modi diversi. Primo, non c’è un target esplicito mensile degli acquisti, il che significa che gli acquisti possono essere concentrati all’inizio del mese o anche rimandati. Questa flessibilità è stata già utilizzata in modo ampio durante la prima ondata della pandemia: tra aprile e giugno del 2020 gli acquisti mensili sono stati in media di 113 miliardi di euro, mentre a partire dallo scorso luglio sono avvenuti al ritmo, in media, di 65 miliardi di euro al mese. Ancora, gli acquisti possono deviare dalla regola del capital key: questo tipo di flessibilità è stato utilizzato in misura diffusa, con i bond italiani e spagnoli presenti nel portafoglio del PEPP in misura maggiore rispetto a quanto la regola del capital key avallerebbe”.
“Terzo fattore – si legge ancora – gli acquisti potrebbero essere concentrati su specifiche scadenze. Sebbene l’Eurosistema abbia condotto operazioni finora neutrali, con una maturity ponderata del portafoglio PEPP in linea con l’universo dei titoli che possono essere acquistati, il PEPP ha, infatti, la flesibilità di deviare dalla neutralità di mercato”. Una ‘munizione’ da non sottovalutare visto che, con un aumento più forte dei tassi reali dei bond a maggiore duration – dunque in presenza di una curva dei tassi più ripida – gli acquisti potrebbero essere dirottati verso le duration più lunghe, se l’obiettivo è quello di agire contro l’irrigidimento delle condizioni finanziarie”.
Nell’attesa, sul mercato del forex, l’euro è poco mosso, in lieve rialzo sul dollaro a $1,1931.