Wall Street debole in attesa della Fed, Powell migliorerà outlook Pil Usa? Dow a nuovo record, sul Nasdaq bene Tesla
Wall Street debole, con il Dow Jones che, dopo la chiusura record di venerdì scorso, testa comunque un nuovo massimo assoluto. L’indice è tuttavia incerto e viaggia a un valore poco al di sopra della parità, attorno a 32.790 punti. Il Nasdaq sale dello 0,11% a 13.334 circa, mentre lo S&P 500 perde lo 0,12% a 3.938.
Tra i titoli sotto i riflettori, quelli delle società che beneficeranno in misura maggiore della fine del lockdown e, si spera prima o poi, della pandemia Covid-19, grazie alle vaccinazioni.
In rialzo American Airlines e United Airlines, con i titoli in rally fino a +9% circa, così come anche Boeing, Gap e i titoli energetici.
A Wall Street il sentiment rimane complessivamente positivo sui titoli ciclici e value, mentre oscilla sui titoli growth come quelli delle Big Tech, più sensibili ai rialzi dei tassi sui Treasuries (sia per le valutazioni che hanno testato grazie al boom degli acquisti nel 2020, sia perchè si tratta di società che hanno beneficiato in modo particolare del basso livello dei tassi di interesse).
In ogni caso Tesla oggi è positiva, e incassa un guadagno dell’1,6% circa. Amazon è invece sotto pressione, in calo dell’1,6%, mentre Apple sale dell’1,5% circa.
Market mover cruciale di questa settimana, e per l’intero azionario globale, sarà il meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, che si terrà nei giorni di martedì, domani 16 marzo e mercoledì 17. La decisione sui tassi verrà resa nota nella giornata di mercoledì. Alcuni analisti prevedono che il presidente della Fed Jerome Powell & Co rivedranno al rialzo l’outlook sul Pil Usa a seguito del bazooka fiscale da $1,9 trilioni firmato dal presidente americano Joe Biden, la scorsa settimana.
Determinante per l’andamento dei mercati, che continuano a scontare i timori di un brusco ritorno dell’inflazione Usa, sarà la pubblicazione del dot plot, il documento in cui ogni trimestre gli esponenti della Fed indicano quali saranno i livelli che, a loro avviso, i tassi di interesse testeranno nel breve, medio e lungo termine.
“Alcuni esponenti del Fomc potrebbero pensare che i tassi debbano essere alzati più presto rispetto a quanto anticipato nel mese di dicembre”, hanno scritto gli analisti di ANZ Research in una nota.
Le indicazioni che arrivano dal mercato dei Treasuries, d’altronde, lasciano pensare che gli investitori temano proprio un improvviso aumento dell’inflazione.
Lo scorso venerdì i tassi sui Treausuries decennali sono volati fino all’1,642%, al record al febbraio del 2020.
Wall Street la scorsa settimana non è stata intaccata tuttavia più di tanto, se si considera che il Dow Jones Industrial Average, su base settimanale, è salito del 4% e lo S&P 500 ha fatto +2,6%. Sia lo S&P 500 che il Dow hanno chiuso la sessione di venerdì scorso entrambi a livelli record.
Il Nasdaq, anche, nonostante l’evidente maggiore cautela nei confronti dell’hi-tech, ha guadagnato il 3%. Dall’inizio del mese di marzo, tuttavia, il Nasdaq è in rialzo di meno dell’1%, mentre il Dow Jones e lo S&P sono in crescita rispettivamente di +6% e +3,5%.
Focus anche sull’indice delle small cap Russell 2000, che ha messo a segno un balzo del 7% la scorsa settimana, sulla scia della decisione degli investitori di privilegiare le azioni delle società caratterizzate da una capitalizzazione minore che tendono a beneficiare in modo più forte di una forte ripresa dell’economia, come quella attesa dalla crisi provocata dalla pandemia del coronavirus.
In generale, guardando al trend dei tassi dei Treasuries, c’è chi ritiene che l’azionario Usa abbia la solidità per sopportare una fiammata dei tassi sui Treasuries a 10 anni fino al 2%. E’ il caso di David Kostin, responsabile strategist sull’azionario di Goldman Sachs, che ha sottolineato in una nota che “gli investitori dovranno confrontarsi continuamente con l’ansia per il rischio di un surriscaldamento dell’economia e di manovre restrittive da parte della Fed, che ha colpito i mercati nelle ultime settimane. (Tuttavia) – ha proseguito Kostin – crediamo che le valutazioni dell’azionario dovrebbero essere in grado di digerire tassi decennali attorno al 2% senza grande difficoltà”.