Wall Street contrastata in attesa della Fed. Dow Jones in calo, bene Nasdaq con FAANG
A Wall Street gli acquisti continuano a interessare il Nasdaq e i titoli hi-tech, complice la pausa del sell off sui Treasuries Usa. Nel giorno in cui si riunisce il Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, i tassi sui Treasuries decennali sono in lieve calo attorno all’1,597%.
Il Dow Jones e lo S&P 500 continuano a viaggiare a livelli record. Ieri il Dow Jones è balzato nei massimi intraday fino a +174 punti, riportando il suo 21esimo record intraday dall’inizio del 2021 e segnando poi il 14esimo record di chiusura da inizio anno. L’indice ha chiuso in rialzo per la settima sessione consecutiva, riportando la fase rialzista più duratura dallo scorso agosto.
Lo S&P ha chiuso al valore record, in crescita dello 0,6%, e in rialzo per la quinta seduta consecutiva. Bene anche il Nasdaq Composite che ha guadagnato l’1% circa.
Da segnalare che lo scorso venerdì i tassi sui Treasuries Usa avevano testato il livello più alto in oltre un anno, superando anche la soglia dell’1,63%, a causa del timore degli investitori che il tasso di inflazione Usa possa salire in modo repentino. Il loro ritracciamento frena per ora il reflation trade, che ha dominato sui mercati per settimane.
Il Dow Jones scende dello 0,15% a 32.902 punti, lo S&P 500 avanza dello 0,20% a 3.977 punti, mentre il Nasdaq è solido con un balzo dello 0,74% a 13.557 punti.
Brutte notizie dal fronte macroeconomico Usa. Nel mese di febbraio le vendite al dettaglio sono scese del 3%, facendo decisamente peggio rispetto al -0,5% stimato dal consensus. Esclusa la componente delle vendite di auto, il dato è calato del 2,7%, rispetto al rialzo +0,1% stimato. Escluse le vendite di auto e benzina, le vendite al dettaglio Usa sono scese del 3,3%, peggio del -0,5% stimato. Il dato di gennaio è stato rivisto al ribasso dal balzo +7,6% inizialmente annunciato al +5,3%.
Focus anche sulla produzione industriale, che a febbraio è scesa del 2,2%, decisamente peggio rispetto al +0,3% stimato.
Indicazioni anche dal fronte dell’inflazione: sempre a febbraio i prezzi alle importazioni Usa sono saliti dell’1,3% su base mensile, rallentando il passo rispetto al precedente +1,4% ma balzando oltre le attese, che erano per un incremento dell’1%.
Escludendo i prezzi del petrolio, il rialzo è stato dello 0,5%, rispetto al +0,4% atteso. Su base annua, il trend è stato di un aumento del 3%, rispetto al +2,6% stimato. I prezzi alle esportazioni sono saliti su base mensile dell’1,6%, più del +1% previsto, e del 5,2% su base annua, più del +4,4% stimato.
La riunione della Fed si concluderà domani con l’annuncio sui tassi, che dovrebbero rimanere ancora inchiodati allo zero. Massima attenzione al dot plot, il documento in cui ogni trimestre gli esponenti della Fed indicano quali saranno i livelli che, a loro avviso, i tassi di interesse testeranno nel breve, medio e lungo termine. Considerata la recente impennata dei tassi decennali sui Treasuries, che hanno scontato i timori degli investitori su un improvviso brusco aumento dell’inflazione, i mercati penderanno letteralmente dalle labbra della Fed, in particolare da quanto emergerà dal comunicato della Fed o da cosa dirà il presidente della Fed, Jerome Powell. Secondo alcuni economisti interpellati, potrebbero emergere segnali sull’intenzione della Fed di aumentare i tassi dallo zero nel 2023. Allo stesso tempo, alcuni esponenti potrebbero suggerire un aumento dei tassi già a partire dal prossimo anno.
Riguardo ai titoli, Tesla è sotto pressione nonostante il rialzo dell’hi-tech; positivi invece i titoli FAANG, ovvero con Apple, Facebook, Alphabet, Netflix, Amazon