Wall Street prove di resistenza contro il taper tantrum rinfocolato da Powell (Fed). Euro fin sotto $1,18
La conferma della solidità della ripresa made in Usa, unita agli ultimi commenti rilasciati dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, mette sotto pressione la borsa Usa. Il Nasdaq, dopo un avvio negativo, segna tuttavia un recupero: tra i titoli delle Big Tech, bene Facebook e Apple, in ripresa anche Tesla, che ieri era scivolata del 5% circa.
Il Dow Jones perde lo 0,44% (in calo di oltre 140 punti), a 32.278 punti, il Nasdaq è ora positivo con una variazione pari a +0,16% a 12.980 punti dopo essere sceso in avvio di seduta di oltre mezzo punto percentuale, e lo S&P 500 riduce notevolmente le perdite a -0,13% a 3.884 punti circa. Ieri il Nasdaq era arretrato del 2%, lo S&P 500 aveva perso mezzo punto percentuale circa mentre il Dow Jones Industrial Average aveva concluso la sessione praticamente piatto.
Sui mercati, soprattutto all’inizio della sessione, è andato di scena il classico caso delle good news che finiscono con l’avere un effetto negativo sulle borse, con gli investitori che, abituati a quella che viene definita spesso una droga monetaria, iniziano a scontare il ritiro delle misure straordinariamente accomodanti varate dalle banche centrali in tempi di crisi.
Inizialmente gli operatori si sono accaniti a Wall Street contro le azioni, temendo lo spettro del tapering, ovvero del ritiro graduale dei vari bazooka lanciati dalla Fed di Powell.
I sell erano aumentati già in premercato, sulla scia delle dichiarazioni del timoniere della banca centrale Usa.
“Mentre faremo progressi significativi verso i nostri obiettivi, ritireremo gradualmente l’ammontare dei Treasuries e gli strumenti finanziari garantiti dai mutui che abbiamo acquistato – ha detto Powell, in un intervento alla trasmissione “Morning Edition” della stazione radiofonica NPR – Lo faremo molto gradualmente nel corso del tempo e con grande trasparenza, quando l’economia si sarà ripresa del tutto”.
A quel punto, ha continuato Powell, “ritireremo il sostegno che abbiamo assicurato nei momenti di emergenza”.
Sono bastate queste parole a insinuare tra gli investitori, per l’ennesima volta, il taper tantrum, la paura del tapering.
Tra l’altro, i dati macroeconomici diffusi prima dell’avvio della sessione confermano proprio un miglioramento dei fondamentali: nella settimana terminata il 20 marzo scorso, le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione degli Stati Uniti sono scese a 684.000 unità dalle 781.000 unità della settimana precedente. E’ la prima volta che il dato scende al di sotto di quota 700.000 dall’inizio della pandemia del coronavirus Covi-19, al minimo dal 14 marzo del 2020. Il dato è stato decisamente migliore delle stime degli analisti di Dow Jones, che avevano previsto un calo limitato a 735.000 unità.
La crescita del Pil Usa del quarto trimestre è stata rivista inoltre al rialzo a +4,3%, rispetto al +4,1% inizialmente reso noto.
A sostenere il settore tecnologico è comunque il trend dei tassi dei Treasuries, che è al ribasso. I rendimenti decennali, in particolare, scendono anche sotto la soglia dell’1,6%, dopo aver superato l’1,75% la scorsa settimana.
Sul forex il dollaro continua a mostrare la sua forza, con l’euro che ha bucato nei minimi intraday anche quota $1,18, fino a $1,1791, rispetto agli 1,1813 della chiusura della vigilia. La moneta unica è in flessione per il terzo giorno consecutivo, al minimo dal 12 novembre del 2020.
Tra i titoli United Airlines vira in rosso dopo aver guadagnato in premercato, a seguito del comunicato della compagnia aerea americana, che ha annunciato il lancio di 26 nuove rotte no-stop per i voli interni agli Stati Uniti che partono dal Midwest e che sono diretti verso le città della costa tra le destinazioni estive più popolari.
Il gruppo di Chicago ha reso noto per la precisione di puntare a maggio a un’operatività complessiva pari al 52% di quella pre-pandemia del mese di maggio del 2019.
Nel mese di maggio del 2020, nel pieno dell’alert della pandemia, i suoi voli erano stati pari ad appena il 14% della capacità rilevata nello stesso mese dell’anno precedente.
I tre principali indici azionari Usa si avviano a chiudere la settimana in ribasso: fino alla sessione di ieri lo S&P 500 è sceso dello 0,6%, mentre il Nasdaq è arretrato dell’1,9%.