Scintille tra CreVal e Credit Agricole Italia su prezzo Opa. Intanto arriva promozione Bankitalia su requisiti Srep
Il cda di CreVal lo ha già detto: il prezzo dell’Opa lanciata da Credit Agricole Italia non è congruo. I francesi della Banque Verte hanno risposto a tono, confermando anche la loro presenza nel gruppo.
Se la Banque Verte riuscirà a conquistare o meno la banca valtellinese, saranno gli azionisti di CreVal a deciderlo (tra l’altro lo stanno decidendo già in queste ore, visto che l’Opa è partita):
Detto questo, si legge nel comunicato Credit Agricole “è e rimarrà il maggiore azionista del Creval essendosi già assicurato una ‘stake’ del 17,7%”. Insomma, i francesi hanno già in pugno l’istituto italiano.
CreVal: prezzo non congruo. Banque Verte ribatte, occhio a Bankitalia
La questione prezzo Opa rimane protagonista: l’offerta è davvero irrisoria e non congrua, come dicono sia il cda di CreVal che un bel po’ di azionisti?
Assolutamente no, ha sottolineato Credit Agricole Italia in una nota diramata ieri, tutt’altro:
“Gli intervalli di valutazione inclusi nel comunicato di Creval sono significativamente ampi e mancano di illustrare con chiarezza le assunzioni sottostanti a tali valutazioni, risultando pertanto potenzialmente fuorvianti e non fornendo una valutazione obiettiva e attendibile dell’offerta agli azionisti. La Banque Verte conferma “il razionale strategico dell’operazione” e “confida che gli azionisti di Creval sapranno cogliere l’opportunità rappresentata dall’offerta”.
Per CreVal una buona notizia è arrivata comunque oggi con la notizia relativa alla Banca d’Italia che, al termine del processo Srep 2020, ha confermato i requisiti patrimoniali minimi per il Gruppo Creval stabiliti lo scorso anno. Al 31 dicembre 2020 i coefficienti patrimoniali di Creval su base consolidata “sono ampiamente superiori ai suddetti requisiti e presentano un buffer di capitale tra i più elevati nel sistema bancario italiano, confermando l’eccellente solidità raggiunta dalla banca”, si legge in una nota diramata dallo stesso istituto valtellinese. Dall’esame è emerso che il Cet1 fully loaded di CreVal è al 19,6%, cosi’ come il Tier1, mentre il Total capital ratio è al 21,8%, “al netto della proposta di distribuzione del dividendo 2021, pari a circa 16 milioni’.
Credit Agricole chiede rinvio nomina cda CreVal
Lo scontro tra le due banche finisce con il contagiare anche la questione del rinnovo del board.
Nella giornata di ieri Credit Agricole Italia ha chiesto infatti al cda del CreVal di valutare l’opzione di posticipare il rinnovo del consiglio alla prima data utile successiva alla chiusura dell’Opa. Il motivo è che, alla luce dei “significativi cambiamenti” nella compagine sociale attesi all’esito dell’opa, il Creval sarebbe costretto a “un duplice rinnovo dell’organo amministrativo in un arco temporale ristretto, con le ricadute negative e gli inutili aggravi di tempi e costi che ne deriverebbero”.
Non solo: i francesi hanno contestato il fatto che il cda uscente abbia chiamato l’assemblea degli azionisti a esprimersi su “un nuovo piano ‘Bonus Pool 2021” che potrebbe rappresentare – tra l’altro non è stato portato all’attenzione degli azionisti in modo adeguato -, un cosiddetto “golden parachute” (paracadute dorato) per i relativi beneficiari”.
Creval ha informato oggi che esaminerà la richiesta di rinvio, “unitamente a eventuali ulteriori proposte individuali di deliberazione che dovessero pervenire entro i termini previsti nell’avviso di convocazione dell’assemblea” del 19 aprile.
Nodo prezzo, per i francesi valutazioni cda CreVal fuorvianti
Tornando all’Opa, Borsa Italiana ha comunicato ieri che sono state apportate 498 azioni di Creval all’opa lanciata da Credit Agricole, iniziata ieri e che terminerà il 21 aprile. Complessivamente le adesioni sono pari a 764 azioni, corrispondenti allo 0,00112% del capitale. La nota ricorda anche che le azioni ordinarie acquistate sul mercato nei giorni 20 e 21 aprile 2021 non potranno essere apportate in adesione all’offerta”.
Sul nodo prezzo, i francesi hanno accusato CreVal di aver dato valutazioni fuorvianti, facendo notare che il Credito Valtellinese è caratterizzato “da una limitata redditività ricorrente, come testimoniato dal risultato netto economico normalizzato 2020 pari a circa 40 milioni (rispetto al valore reported di 113 milioni) e dal RoE 2020 pari a circa 2%”. Tra l’altro, “nonostante la pandemia Covid-19 e le aspettative di mercato, il costo del rischio riportato da Creval nel 2020 è significativamente inferiore a quello delle altre principali banche italiane ritenute comparabili (71 punti base rispetto a una media di 91 punti base), nonostante un gross Npe ratio più elevato della media delle banche comparabili (5,8% rispetto a 5,6%)”, ha fatto notare ancora Credit Agricole Italia. E “diversi elementi addizionali devono essere tenuti in considerazione nella valutazione del potenziale surplus di capitale di Creval”. Per esempio, nel piano Industriale al 2023 della banca “non è incluso alcun riferimento a una distribuzione straordinaria del surplus di capitale, che sarebbe soggetta all’approvazione della Bce, anche alla luce della limitata capacità di generazione organica di capitale di Creval e della necessità di mantenere buffer adeguati”.
Credit Agricole Italia ha così risposto ai commenti dello stesso AD di CreVal Luigi Lovaglio, che l’altro ieri ha confermato quanto era emerso già in una nota del cda, definendo tra l’altro Credito Valtellinese un gioiellino. In un’altra nota gli stessi advisor avevano sottolineato come il prezzo giusto fosse un altro, sicuramente non quello offerto dai francesi.
Ma Agricole ha ribattuto anche su questo, spiegando che “i risultati delle valutazioni effettuate dagli advisor finanziari divergono sostanzialmente” e che “la mancanza di informazioni non rende possibile la comprensione e la valutazione delle motivazioni alla base della divergenza”. In più, secondo la Banque Verte il cda di CreVal “non ha confrontato il premio riconosciuto con quanto pagato mediamente in altre operazioni di mercato similari né ‘tenuto in considerazione’ l’andamento delle azioni in Borsa che nel 2020 hanno registrato +19,9% fino al giorno precedente l’annuncio dell’opa grazie al ‘significativo M&A upside’.
Insomma, sembra assumere sempre di più i contorni di un nuovo conflitto finanziario tra Francia e Italia il caso dei due istituti, con le banche francesi viste come una minaccia continua da una certa parte della politica italiana, e anche da tempo. (vedi nel caso specifico Meloni & Co).
Detto questo, la decisione della SIM milanese Equita di tagliare il rating su CreVal dovrebbe forse invitare qualcuno a riflettere.
Nel giorno in cui è partita l’Opa, sempre l’altroieri, Equita ha definito Credit Agricole Italia “l’unico compratore naturale per CreVal”, avvertendo che, “qualora l’offerta dovesse fallire, Credit Agricole Italia rimarrebbe nell’azionariato come azionista di maggioranza relativa, eliminando secondo noi completamente l’appeal speculativo sul titolo”.
Inoltre, hanno rimarcato da Equita, “difficilmente CreVal sarà in grado di distribuire il proprio excess capital” e, “nonostante i progressi fatti in termini di riduzione costi operativi e miglioramento del costo del rischio, la profittabilità rimane modesta (ROTE 3% circa), con generazione di ricavi fortemente dipendente dal contributo del portafoglio titoli”.